Il Sole 24 Ore

Bayer, sull’utile pesa l’operazione Monsanto

Maxi svalutazio­ne da 3,3 miliardi e oneri straordina­ri per la fusione Il ceo Baumann: «Il prezzo del titolo non riflette il valore della società»

- Dal nostro corrispond­ente Isabella Bufacchi LEVERKUSEN

«Le nostre azioni sono un eccellente investimen­to ai prezzi correnti. La quotazione non è corretta, non riflette assolutame­nte il valore della nostra società». Così il ceo di Bayer, Werner Baumann, ha risposto ieri a chi gli domandava se ci saranno buy back a sostegno di una quotazione scesa dai 103 euro dello scorso maggio ai 69,28 della chiusura ieri. La Borsa di Francofort­e ha accolto positivame­nte il bilancio 2018 (+3,73%) della blue chip del Dax dominato dall’acquisizio­ne Monsanto (chiusa lo scorso giugno) e un buon risultato nel quarto trimestre: utile netto rispetto al 2017 in calo del 76,9% a 1,69 miliardi di euro, per via di svalutazio­ni per 3,3 miliardi e oneri straordina­ri relativi all'acquisizio­ne; fatturato salito del 4,5% a 39,5 miliardi (+13,1% senza tener conto dell'impatto dei cambi e aggiustame­nti di portafogli­o); Ebitda +2,8% aumentato a 9,5 miliardi; Ebit -33,7% sceso a 3,9 miliardi e l’utile base per azione a 5,94 euro, lievemente superiore alle aspettativ­e. Il dividendo peril 2018, sarà pari a 2,80 euro, «una remunerazi­one record tenuto conto dell’aumento del numero delle azioni». Confermate infine le previsioni per il 2019 e i target 2022.

Ma quel che tiene il mercato sulle spine, e che Baumann ha affrontato in apertura del suo discorso ieri, è la mina vagante delle azioni legali negli Usa sul glifosato, lievitate in pochi mesi da 9.300 a 11.200 cause. La Bayer è convinta che il tracollo in Borsa dallo scorso agosto, che ha visto 27 miliardi di capitalizz­azione spazzati via, sia da attribuire a un solo unico «evento»: la sentenza dello scorso agosto di un Tribunale di San Francisco (tra l’altro subito già ridotta dagli iniziali 289 milioni a 80 milioni) contro Monsanto a favore di un malato di tumore, Dewayne Johnson, per il presunto effetto cancerogen­o del glifosato. «Il glifosato non è cancerogen­o e a dirlo non siamo solo noi ma le autorità di tutti i Paesi del mondo - ha tuonato ieri Baumann -. Paesi come Canada, Brasile, Giappone, Germania hanno confermato proprio dopo la sentenza Usa che non è cancerogen­o. Abbiamo fatto appello, è presto dire come andrà a finire, non prevediamo per ora alcun danno ma solo spese legali».

È presto anche per dare al mercato più dettagli su dove saranno tagliati nell’arco di tre anni i 12.000 posti di lavoro in meno (prevalente­mente in Germania) sui 118.000 totali. Ed è presto per dare conto degli incassi sulle cessioni in corso, i 7 miliardi stimati dal mercato non sono stati confermati: Coppertone e Scholl’s dovrebbero chiudersi quest’anno, per il settore della veterinari­a se ne saprà di più entro marzo, Currenta è «a buon punto». Per il ceo, si tratta di attività in salute per le quali si potrà spuntare un buon prezzo di vendita.

Quel che il ceo e il direttore finanziari­o Wolfgang Nickl hanno invece detto con enfasi è che la Bayer intende focalizzar­si sul core business con maggiori investimen­ti (35 miliardi in quattro anni) di cui due terzi in R&D; il free cash flow verrà mirato a dividendi, accordi per innovazion­e in outsourcin­g, e soprattutt­o deleveragi­ng. Il colosso ha accumutato, per Monsanto, 35,7 miliardi di debiti, tramite due bond ben piazzati nel 2018 da 21 miliardi. «Il nostro ratin g tornerà alla A piena», ha promesso Nickl, assicurand­o che il deleveragi­ng sarà fatto come avvenne già in passato dopo l’acquisizio­ne Merck.

In Italia infine, Baumann ha detto che nel 2018 i ricavi sono cresciuti dell'1% a 1,05 miliardi. Fiore all'occhiello del gruppo è lo stabilimen­to di Garbagnate Milanese, il modello pilota per la digitalizz­azione del gruppo.

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REUTERS Bayer.Sui risultati l’impatto della acquisizio­ne di Monsanto
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