Caccia indiano abbattuto in Pakistan Islamabad apre al dialogo
Le forze armate di Islamabad hanno annunciato, ieri, di aver abbattuto due caccia indiani penetrati nello spazio aereo pakistano e di aver bombardato diverse postazioni lungo la linea di controllo che divide la provincia del Kashmir, da sempre al centro delle tensioni tra le due potenze nucleari. Il premier pakistano, Imran Khan, ha tuttavia detto di essere pronto al dialogo: «Sediamoci insieme e troviamo una soluzione», ha detto rivolto alla sua controparte indiana, Narendra Modi.
Secondo quanto riferito da Islamabad, con versioni corrette a più riprese nel corso della giornata, uno dei due jet sarebbe caduto nel Kashmir indiano, il secondo nel Kashmir pakistano e un pilota sarebbe stato catturato. Un video che lo riprende è stato mostrato durante una conferenza stampa: il pilota ringrazia l’esercito pakistano per averlo salvato dalla folla che voleva linciarlo.
I caccia indiani, secondo la ricostruzione di Islamabad, sarebbero penetrati nello spazio aereo pakistano in risposta agli attacchi di artiglieria lanciati già ieri dall’esercito pakistano contro bersagli nel Kashmir indiano. La risposta promessa da Khan al raid compiuto dall’aviazione indiana martedì, con il bombardamento di una base terroristica in Pakistan. La prima incursione indiana dalla guerra del 1971.
Le autorità di New Delhi hanno chiesto la restituzione del pilota catturato e hanno confermato che un caccia indiano è precipitato in Kashmir. L’escalation origina dall’attentato compiuto il 14 febbraio contro un convoglio indiano nel Kashmir (oltre 40 vittime). L’azione è stata rivendicata da Jaish-e-Mohammad (Jem, l’Esercito di Maometto).
Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha parlato con i ministri degli Esteri dei due Paesi, chiedendo loro di evitare «l’escalation a tutti i costi». Appello rilanciato dall’alto rappresentante Ue, Federica Mogherini, come pure da Mosca e da Pechino.
India e Pakistan hanno combattuto quattro guerre dalla loro costituzione nel 1947, tre di queste (una breve e non dichiarata, nel 1999) per il Kashmir. Gli scambi di artiglieria lungo la linea di controllo che separa la parte pakistana da quella indiana sono all’ordine del giorno.
A complicare le cose, nella recrudescenza delle tensioni di questi giorni, che ha già raggiunto livelli di guardia, c’è la cattura di almeno un pilota indiano, che rischia di restringere i margini di manovra dei Governi, sui quali sale la pressione delle opinioni pubbliche e dei centri di potere interni.
Tanto più che il premier nazionalista Modi a maggio sarà chiamato ad affrontare le elezioni politiche e che i suoi consensi sono in calo, almeno nei sondaggi. Khan, da parte sua, ha già cortei anti-indiani che sfilano in strada, una crisi finanziaria da gestire (con l’intervento dell’Fmi) e deve vedersela con i ranghi militari, decisivi nella vita del Paese. Né Modi né Khan possono permettersi un conflitto aperto. Apparire deboli è però altrettanto vietato.