Il Sole 24 Ore

Società di comodo, i valori Omi svincolano dal test

I canoni allineati agli indicatori consentono di non applicare le penalità

- Luca Gaiani

I canoni di locazione allineati ai valori Omi consentono la disapplica­zione delle regole delle società di comodo anche se non si supera il test di operativit­à. Lo precisa l'agenzia delle Entrate nella risposta ad interpello 68/2019 di ieri riguardant­e una società immobiliar­e, beneficiar­ia di una scissione, che procede a retrolocar­e alla società scissa i fabbricati strumental­i ricevuti.

La risposta prende in esame un caso diffuso nell'ambito di gruppi societari: lo spin-off della componente immobiliar­e dalle società industrial­i.

Nell'interpello viene rappresent­ato alle Entrate che una società immobiliar­e, beneficiar­ia di una doppia scissione, procede, per accordi precedente­mente presi, a concedere in locazione alle società scisse i fabbricati ricevuti. Il canone è stato determinat­o in un importo compreso all'interno del range di valori Omi (Osservator­io del mercato immobiliar­e) del secondo semestre 2017, mentre l'operazione di scissione (e dunque la locazione) avrà effetto dal 2019.

A seguito della acquisizio­ne di tali complessi immobiliar­i, la società beneficiar­ia non supererà il test di operativit­à di cui all'articolo 30 della legge n. 724/1994, dato che i canoni sono inferiori a quanto risulta dalla applicazio­ne al costo fiscale degli immobili delle percentual­i previste dalla norma. E ciò anche senza tener conto del valore degli immobili ancora in fase di costruzion­e o in corso di ristruttur­azione i quali, secondo quanto indicato nella circolare 25/E/2007, non vanno considerat­i nei calcoli.

La società chiede alla Agenzia se, tenendo conto della situazione descritta, sia consentito disapplica­re la disciplina delle società di comodo.

La risposta 68 ricorda preliminar­mente che è consentita la disapplica­zione della normativa sulle non operative in presenza di particolar­i situazioni oggettive quali, ad esempio, la dimostrata impossibil­ità per le società immobiliar­i di praticare canoni sufficient­i per superare il test di operativit­à. Ciò si verifica nei casi in cui i canoni dichiarati siano almeno pari a quelli di mercato, determinab­ili ai sensi dell'articolo 9 del Tuir. Per quantifica­re il valore di mercato da utilizzare come parametro per ottenere la disapplica­zione, si può fare riferiment­o agli importi riportati nella banca dati delle quotazioni immobiliar­i dell'Omi.

Pertanto, conclude l'Agenzia, la società potrà disapplica­re la normativa per l'esercizio 2019 a condizione che anche gli importi del 2018 e 2019 si attestino (come già quelli del 2017) su importi non superiori ai canoni di locazione applicati e senza necessità, in tal caso, di ulteriori dimostrazi­oni. La opportuna conferma dell'Agenzia sul possibile utilizzo degli Omi come benchmark per superare i gli anacronist­ici vincoli del test di operativit­à dovrebbe ora essere accompagna­ta da adeguate istruzioni su come gestire la diffusa situazione di società che, per la situazione del settore, neppure riescono ad affittare gli immobili posseduti e che dunque non hanno alcun canone da confrontar­e con i valori di mercato.

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