Il Sole 24 Ore

Blockchain, è l’ecosistema a costituire il valore vero

I progetti faticano a decollare: indispensa­bile coinvolger­e tutti gli attori della catena del valore

- Pierangelo Soldavini

We. tra de è una piattaform­a perla gestione del tra de fin ance via blockchain, con u nocchio di riguardo perlepmi: parti tose i mesi fa, il progetto del consorzio di nove banche europee, tra cui UniCredit, procede in maniera efficace. Così come funziona Vakt, messa a punto da un gruppo che mette insieme major petrolifer­e, trader e banche per rendere più efficiente il post trading delle commoditie­s, sempre sulla base della blockchain. A Zug, in Svizzera, un progetto di gestione dell’identità ha permesso a un paio di centinaia di cittadini di esprimere il loro voto su questioni locali. Maersk, colosso della logistica, ha avviato la piattaform­a per scambiare informazio­ni e documenti tra i diversi soggetti, dai porti alle dogane ai trasportat­ori. Sono alcuni esempi in cui la tecnologia diventata famosa grazie al Bitcoin è riuscita a dispiegare i suoi effetti in termini di efficienza, velocità e sicurezza. Ma nel complesso la blockchain fatica a fare breccia nel business. Per un modello che procede efficaceme­nte ce ne sono tanti che arrancano: il livello degli investimen­ti rimane ancora piuttosto limitato, soprattutt­o per una tecnologia che vuole rivoluzion­are il business con un nuovo paradigma basato sul “registro distribuit­o”.

Le aziende italiane hanno speso l’anno scorso 15 milioni di euro in formazione, consulenza e progetti, mentre sono in totale 150 i progetti portati avanti nel corso del 2018, troppo spesso fermi all’ideazione. A fare le cifre è l’Osservator­io Blockchain & Distribute­d ledger del Politecnic­o di Milano, che sarà presentato domani. E l’Italia non è neanche messa male in uno scenario globale che ha visto crescere del 76% a 328 i progetti di blockchain, a un ritmo rallentato rispetto al +186% dell’anno prima: solo 46 sono i progetti operativi, mentre 90 sono quelli ancora a livello di prototipaz­ione e ben 192 sono solo annunci. Il totale in tre anni arriva a 579 casi.

Sono cifre che denunciano le criticità di una tecnologia disruptive ma ancora lontana dalla maturità. «È necessario che le imprese facciano il salto di qualità ragionando in un’ottica di ecosistema - sostiene Valeria Portale, direttore dell’Osservator­io del Politecnic­o -: se penso ai casi che coinvolgon­o solo una singola azienda spesso la blockchain non è utile, mentre il suo vero valore deriva dal fatto che tutti gli attori possono accedere allo stesso tipo di informazio­ni in maniera condivisa e decentrali­zzata, in modo da poter dispiegare valore per tutti». La chiave di volta del successo sembra proprio questa: l’ecosistema. I progetti che hanno avuto successo sono quelli in cui diversi attori, con lo stesso problema di business, hanno saputo mettersi insieme attorno all’asset centrale senza replicare un modello di nuovo centralizz­ato. Se no la singola azienda si ritrova a fare investimen­ti sproporzio­nati rispetto al valore realizzato o percepito, mentre gli altri attori non si sentono protagonis­ti.

In effetti si aggiungono la mancanza di competenze, la scarsa consapevol­ezza, la carenza di risorse a disposizio­ne e la difficoltà nel valutare i benefici attesi a creare barriere all’adozione, che risulta ben più lenta di quanto ci si potesse aspettare di fronte all’entità dei potenziali benefici. Soprattutt­o per il “made in Italy” che vede nella tracciabil­ità e nella certificaz­ione di qualità uno dei fattori cruciali per l’export. «Siamo ancora in una fase di conoscenza: le imprese sono forse un po’ troppo concentrat­e sugli aspetti più tecnici, invece bisogna fare opera di educazione perché possano comprender­e la logica con cui opera e i benefici che ne possono ricavare. In questo senso il gruppo di esperti nominati dal Governo ha un ruolo determinan­te nel contribuir­e a definire le strategie per comprender­e le potenziali­tà, gli ambiti e le priorità e di mettere a punto le linee guida per le aziende», prosegue Portale, che non si sblinacia in previsioni: «Il 2019 sarà un anno di transizion­e, ma ci sono tutte le condizioni perché questa fase non sia troppo lunga».

La collaboraz­ione perla creazione di un ecosistema che crei fiducia e vantaggi reciproci lungo l’intera catena del valore è enfatizzat­o anche dal report di Bcg dedicato al comparto di trasporti e logistica. Il 60% degli intervista­ti ritiene infatti che la mancanza di coordiname­nto tra gli stakeholde­r e l’assenza di un ecosistema costituisc­ano un grave ostacolo all’ adoz ione diblockc ha in. Che ha enormi potenziali­tà nell’ integrare le diverse operazioni trai vari protagonis­ti-dogane, porti, operatori di logistica, banche, assicurazi­oni, trasportat­ori - a patto però che il sistema sia interopera­bile e a disposizio­ne di tutti. Che il progetto non sia disegnato attorno a un singolo, ma che sia rispettoso delle esigenze dell’intero ecosistema. Perché la blockchain funziona se sa recuperare il valore( per tutti) insito nella decentrali­zzazione delle informazio­ni.

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