Mettere in rete le competenze italiane
Negli ultimi anni i casi di autismo sono notevolmente aumentati. A fronte di questo, c’è stato, di pari passo, un incremento del numero di specialisti e di servizi adeguati rispetto ai bisogni espressi dai territori?
«Purtroppo a fronte di un aumento considerevole dei casi di autismo verificatosi anche nel nostro paese, il personale sanitario dedicato al problema è invariato. Esiste quindi una carenza di servizi adeguati rispetto ai bisogni espressi dai territori - risponde Enzo Grossi, direttore scientifico della Fondazione VSM di Villa Santa Maria, centro di riabilitazione di neuropsichiatria infantile di Tavernerio (Como) che ha da poco organizzato un workshop di due giorni sul tema -. Tra gli obiettivi di questa prima edizione c’è stato anche quello di mettere in rete le competenze interdisciplinari italiane, favorendo un dialogo costruttivo tra i ricercatori delle diverse discipline e porri le basi per un salto di qualità nella ricerca sull’autismo. Che già ha risposto in maniera consistente, con un notevole aumento del numero di pubblicazioni scientifiche. Per dare l’idea: il numero annuale di pubblicazioni scientifiche recensite dalla banca dati PubMed sull’autismo è passato da 1450 nel 2008 a 4930 nel 2018». L’Italia occupa il quinto posto nella classifica generale come numero di pubblicazioni sulla malattia negli ultimi 10 anni dopo Usa, Regno Unito, Canada e Australia. E visto che il quadro dello spettro autistico è molto complesso, rendendo pertanto fondamentale lo scambio tra specialisti di diversi aree, in Italia come ci si sta muovendo per dare una risposta “di sistema” a chi soffre di questa malattia? «L’Istituto superiore di sanità nel 2018 ha aggiornato le linee guida sull’autismo e la loro promulgazione è attesa nel corso del 2019 - conclude Grossi -. Tra gli obiettivi: creare una rete di sostegno e assistenza, favorire l’interazione tra medico, paziente e familiari, rendere omogenea tra le regioni la qualità delle cure».