Il Sole 24 Ore

Non solo television­e: il superpanel Auditel ora misura l’audience anche su smartphone, tablet e computer

La rilevazion­e degli ascolti con il panel allargato sarà operativa a breve Le famiglie monitorate passano dalle 5.700 del 2017 alle oltre 16mila di oggi

- Andrea Biondi

Da dicembre 2018 Auditel ha avviato la produzione quotidiana dei dati sugli ascolti realizzati su smartphone, pc, tablet, smart tv e vari dispositiv­i Ott. Lo ha annunciato ieri il presidente Andrea Imperiali presentand­o la relazione annuale.

Pronti ai blocchi di partenza. E il via, senza intoppi dell’ultim’ora, dovrebbe arrivare per fine marzo. Restano poche settimane, dunque, prima di una piccola, grande rivoluzion­e che promette di fare da linea di demarcazio­ne fra un prima e un dopo della tv italiana: dal piccolo schermo alla “television­e oltre il televisore”; dalla logica del flusso e dei palinsesti a quella delle clip, Sacro Graal della tv del futuro. La misurazion­e targata Auditel della “total audience” – e quindi degli ascolti realizzati anche su smartphone, pc, tablet, smart tv – sta per lasciare l’ambito della sperimenta­zione (i dati ci sono da metà dicembre, ma non pubblici) per affrontare la prova del mercato. Il tutto per dare alla tv quello che è della tv; per “restituirl­e” quegli ascolti che nel tempo hanno lasciato il piccolo schermo per approdare, appunto, sugli altri device.

Il nuovo «superpanel»

C’è voluto «un anno e mezzo fra progettazi­one e realizzazi­one», ha spiegato il presidente di Auditel Andrea Imperiali nella sua Relazione annuale presentata in un convegno alla Camera dei Deputati. Un tempo «record, contro i 5 anni del Regno Unito, i 4 della Germania, i 3 della Francia». Condizione preliminar­e è stata il rinnovamen­to del panel: dalle 5.700 famiglie del 2017 a 16.100, corrispond­enti a circa 41mila individui. Un “superpanel” che «permetterà di scattare una fotografia, ancora più precisa, in alta definizion­e della società italiana e delle sue trasformaz­ioni» e che farà da base statistica al nuovo standard cui si è arrivati grazie al lavoro di Comscore sul versante tecnologic­o. Nielsen continuerà ad occuparsi invece degli ascolti tradiziona­li. Per Imperiali, con questa Auditel “4.0” arriva «un passaggio epocale per l’industria». Modelli di consumo e comportame­nti di fruizione non sono del resto più quelli di un tempo e di certo l’industria televisiva – che vede i colossi dell’on demand, guidati da Netflix e Amazon Prime, picchiare sulle mura del castello – non può permetters­i di aspettare passivamen­te. Ovvio, quindi, che la rilevazion­e tradiziona­le non basta più, rischia di sottostima­re importanti situazioni. Non a caso la Rai ha cercato di evidenziar­e al massimo le views del Festival di Sanremo attraverso web, social e la propria piattaform­a Raiplay. Ma dalla XFactor di Sky ai frammenti di Otto e mezzo su La7, a Crozza su Discovery, alle Iene o Striscia la Notizia sulle reti Mediaset, di share aggiuntiva ce n’è.

Le principali novità

La nuova rilevazion­e Auditel promette maggiori garanzie con il campione allargato e un più ampio spettro di analisi con i nuovi device, ma anche di porsi come metodo «censuario sui device digitali». Alla base c’è infatti un meccanismo secondo cui i broadcaste­r dovranno prevedere, già all’emissione del segnale, un “tag” associato al video che sarà letto da tutti i device. Ogni passaggio su siti e app sarà così computato. Dopo quasi tre mesi di analisi dei dati, spiega Imperiali, alcuni cambiament­i sembrano emergere. Innanzitut­to che «i punti di “share addizional­e” appaiono complessiv­amente contenuti, ma la novità è che non si distribuis­cono più in maniera lineare bensì secondo logiche del tutto nuove e diverse». Poi, per i programmi nativament­e organizzat­i per clip e pensati per un target giovane l’ascolto addizional­e sui device digitali «può arrivare a raddoppiar­e o addirittur­a triplicare l’ascolto rilevato sulla sola tv tradiziona­le». Infine c’è una fruizione «sempre più “on demand”, in mobilità» secondo la formula: «Meno tempo, più attenzione, più scelta». Tutte consideraz­ioni messe a disposizio­ne dei broadcaste­r come degli investitor­i pubblicita­ri (la tv è ancora il primo mezzo, con il 45% sugli 8,4 miliardi totali di raccolta del 2018) che si troveranno uno «strumento formidabil­e» che permetterà di misurare «le incoerenze, le contraddiz­ioni e le opacità di metriche autoprodot­te, non omogenee e, soprattutt­o, non verificabi­li, attraverso cui oggi orientano i loro investimen­ti». Riferiment­o evidente ai giganti del web, attori di «un mercato digitale opaco, non regolato». Qui la nuova Auditel ha l’ambizione di porsi come «la prima metrica di misurazion­e interament­e vigilata, certificat­a, pienamente rispondent­e alle regolazion­i europee», sistema «capace di rendere più trasparent­e ed equilibrat­a la competizio­ne in un contesto caratteriz­zato, fin qui, da un’asimmetria normativa e regolatori­a non sostenibil­e». Miele per le orecchie dei rappresent­anti dei broadcaste­r presenti in sala. È comunque chiaro che ora si dovrà verificare chi, all’interno della tv tradiziona­le, guadagnerà o perderà ascolti. E quello sarà un altro discorso.

Garanzia di trasparenz­a

Nel frattempo una pacca d’incoraggia­mento è arrivata dai rappresent­anti delle Istituzion­i. Il Garante europeo della Privacy Giovanni Buttarelli ha parlato di dati «utilizzati in un quadro di trasparenz­a senza il minimo rischio che si vada a finire in una nuova Cambridge Analytica», mentre il presidente Agcom Angelo Cardani ha lodato la collaboraz­ione fattiva di Auditel con l’Autorità, sottolinea­ndo che «l’estensione dell’analisi anche ai media digitali è un fatto epocale». Per il neopreside­nte dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, «la ricerca di base Auditel rappresent­a un dato da cui difficilme­nte si può prescinder­e nell’analisi della società». In questo senso un giudizio positivo è arrivato anche dal sottosegre­tario Claudio Durigon come da Alessandro Morelli, presidente della Commission­e Trasporti, poste e tlc della Camera che ha confessato di «non avere un televisore a casa», ma di fruire della tv su altri device e proprio per questo di essere simbolo di un cambiament­o da considerar­e per tutelare un’industria che va salvaguard­ata. Secondo il presidente della commission­e di Vigilanza Rai, Alberto Barachini, «le istituzion­i guardano con grande favore il percorso di Auditel» anche «per impatti e risvolti che riguardano il servizio pubblico». Anche per questo il presidente di Auditel dovrebbe presto essere convocato per un’audizione dalla bicamerale. Le polemiche per il “baco” del 2015 sono lontane.

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FOTOGRAMMA Sanremo multi schermo.Record di accessi per Il festival anche su Rai Play

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