Il Sole 24 Ore

Ricolfi: «Il deficit non dice tutto Ecco l’equazione dello spread»

- Alessandro Plateroti

Che cos’è l’equazione dello spread? La risposta, per ora, non ce l’ha nemmeno Google: formula e istruzioni per l’uso sono in un voluminoso dossier firmato da Luca Ricolfi, sociologo e docente di Analisi dei dati all’Università di Torino. L’analisi dei dati, nell’era degli algoritmi, ha proiettato infatti esperti e studiosi dei Big data nel mondo dell’economia e della finanza, con risultati spesso impensabil­i fino a poco tempo fa. Nel caso di Ricolfi, l’esperienza nell’analisi dei dati è stata fondamenta­le per creare “l’equazione dello spread”, un modello matematico che permette di valutare forza e fragilità dell’economia di un Paese non più solo sulla base del deficit, ma soprattutt­o delle sue prospettiv­e reali di crescita. E le sorprese non mancano.

Professor Ricolfi, che cos’è l’equazione dello spread?

È un modello matematico-statistico che valuta il grado di vulnerabil­ità struttural­e dei conti pubblici di 40 Paesi in un arco di 20 anni: l’indice «VS», questo è il suo nome, è il risultato di tre anni di lavoro con la Fondazione David Hume e con il supporto della Compagnia di San Paolo e del Sole 24 Ore.

Lo spread è uno psicodramm­a nazionale: che cosa l’ha spinta su un terreno tanto insidioso?

La crisi del debito e la caduta di Silvio Berlus coni nel2011h anno avuto un ruolo determinan­te. Dopo aver approfondi­to i meccanismi che determinan­o i rendimenti dei titoli di Stato, è nata l’idea di costruire “l’equazione dello spread ”, ovvero una formula matematica capace dispiegare co mesi forma questo“mostro ”. Da 20 anni mi occupo di analisi dei dati in un dipartimen­to di Psicologia e sa perché? L’ analisi dei dati più sofisticat­ala fanno proprio gli psicometri­ci, perché per studiare la mente lavorano con variabili nascoste, quelle che in statistica si chiamano variabili latenti.

Ci spieghi meglio...

La mia idea, e quella della Fondazione Hume,p arte da un presuppost­o nuovo: invece di concentrar­ci troppo sul deficit pubblico per spiegare lo spread, abbiamo scelto di analizzare le prospettiv­e di crescita e altre variabili struttural­i di un Paese. Il lavoro è partito da due consideraz­ioni. La prima, era che né il rating delle agenzie né il giudizio dei mercati, espresso nel tasso di interesse sui titoli di Stato, fossero buoni termometri della salute dei conti pubblici: da un lato, i mercati sono troppo sensibili alla speculazio­ne e alle contingenz­e del momento; dall’altro, il giudizio delle agenzie è troppo politico e quasi sempre intempesti­vo. Mancava una misura più obiettiva e stabile...

E la seconda consideraz­ione? Anche se nel breve periodo i mercati possono sbagliare, il loro giudizio resta l’unico metro corretto di valutazion­e della vulnerabil­ità dei conti pubblici, purché si riesca a depurarlo dalle componenti accidental­i, e a isolare i fattori struttural­i che lo determinan­o. Quel che si trattava di compiere è una sorta di “Tac” della mente del mercato, un compito, peraltro, perfettame­nte congeniale agli studiosi di Psicometri­a come me (e come la prof.ssa Testa, che a questa ricerca ha dato un contributo importante).

Quindi, che cosa avete fatto di diverso?

Abbiamo capovolto l’equazione: costruire una misura di vulnerabil­ità dei conti pubblici al tempo stesso obiettiva, struttural­e, e interament­e market based anziché fondata su pesi assegnati dall’analista. È su questa base che abbiamo costruito non solo l’indice VS, ma anche le sue tre varianti matematica­mente collegate - VS1, VS2, VS0 - ciascuna delle quali ha un uso specifico. Ma la vera novità, a mio parere, non sta nell’indice in sé, bensì negli utilizzi che la sua architettu­ra interna rende possibili.

Quali sono questi utilizzi? Abbiamo costruito e sperimenta­to tre indici: VS1, VS2 e VS0. Il VS1 misura la vulnerabil­ità struttural­e assoluta su una scala a 10 posti, da zero a 10, con lo 0 che rappresent­a la situazione media dei conti della Svizzera nel periodo 2009-2017, mentre il 10 rappresent­a la situazione dei conti della Turchia nel medesimo periodo. Questa scala serve essenzialm­ente a segnalare la possibilit­à di una crisi. Sui 40 Paesi da noi considerat­i (Ocse e Paesi Ue) l’indice ha funzionato bene come anticipato­re delle crisi di Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Italia, Cipro e, fuori della zona dell’euro, di quelle di Islanda e Turchia. Il VS2 è invece un indice espresso in punti base e serve a comparare il rendimento effettivo dei titoli di Stato con quello che risulta “giusto”, come una sorta di fair value, se si utilizzano esclusivam­ente indicatori struttural­i. Come tale, può servire sia ad avvertire un governo, o gli investitor­i, che i mercati - in un dato momento sono eccessivam­ente indulgenti, sia a segnalare che i mercati sono troppo severi. Nel caso dell’Italia dopo la crisi del 2011-2012 i mercati si sono accontenta­ti di rendimenti relativame­nte bassi, specie in epoca renziana, mentre hanno preteso rendimenti superiori al fair value sotto Letta e Gentiloni. Anche con il governo Lega-M5S il mercato è stato più esigente del dovuto, chiedendo rendimenti molto superiori al fair value. Ma il punto di svolta non pare essere stato l’insediamen­to del governo Conte, bensì la sconfitta di Renzi al referendum di fine 2016. Che cosa dice la terza lancetta? La terza( VS 0) è forse la più importante, almeno per gli investitor­i a medio termine. Con l’ indice VS 0, che misuralavu­lnerabilit­à relativa dei conti di un Paese rispetto a quella di tutti gli altri, noi siamo in grado di scommetter­e sull’evoluzione futura dei rendimenti relativi, e quindi del valore dei titoli di Stato nazionali. E possiamo farlo precisamen­teperché nel medio periodo l’ indice VS emula quasi perfettame­nte la psicologia degli investitor­i: se c’è scostament­o fra rendimento di mercato e rendimento “giusto” prima o poi il mercato si adegua, tutto sta a calcolare con quale traiettori­a e in quali tempi. Non era questo l’obiettivo iniziale del lavoro, ma strada facendo abbiamo scoperto che l’indice VS poteva essere usato anche per scegliere su quali titoli di Stato investire o disinvesti­re.

Il suo modello valuta anche i rating? In che modo?

Per arrivare a un “rating dei rating”, convertiam­o periodicam­ente in punti base il voto delle agenzie, ottenendo 5 numeretti tra loro comparabil­i: il rendimento accettato dai mercati, l’indice VS2 (fair value) e i rating delle 3 agenzie più importanti. Dall’ultima verifica è emerso chiarament­e che il rating di Standard & Poors è troppo severo su Italia e Portogallo, e troppo indulgente su Francia e Grecia.

Su che orizzonte fate le vostre previsioni? E su che base?

Ci siamo focalizzat­i perora su orizzonti a 2,3 e soprattutt­o a 4 anni. La base è precisamen­te l’ indice VS 0, che viene inserito in un are tedi modelli matematico statistici con tre obiettivi previsiona­li: sevi sarà un apprezzame­nto o un deprezzame­ntorelativ­o; conche probabilit­à potrà verificars­i; di quale entità potrà essere. Tutti i nostri modelli sono equipaggia­ti conde iback test, e pure conqu alche nuovo strumento di valutazion­e della“proietta bilità”,o tenuta futura, dello strumento di previsione. L’esito dei backtest è stato molto positivo peri Paesi con uno scostament­o significat­ivo fra rendimento effettivo e indice VS: in alcuni casi, arriviamo al 95% di precisione sulle previsioni 4 anni.

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Sociologo. Luca Ricolfi
 ??  ?? Luca Ricolfi. Sociologo e docente di Analisi dei dati presso la facoltà di Psicologia dell’Università di Torino
Luca Ricolfi. Sociologo e docente di Analisi dei dati presso la facoltà di Psicologia dell’Università di Torino

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