Tav, Governo pronto a sbloccare i bandi ma è scontro nel M5S
Toninelli: «Le gare sono revocabili». Ma il senatore Airola minaccia l’addio
La decisione ufficiale ancora non è stata presa, ma sulla Tav dopo la cena di mercoledì a Palazzo Chigi tra il premier e i suoi due vice, si intravede il compromesso: il Governo sarebbe orientato a dare il via libera a Telt per i bandi di gara da 2,3 miliardi per il tunnel di base, sui quali il Cda della società aveva concesso «un breve rinvio» lo scorso 19 febbraio. La conferma dovrebbe arrivare entro la prossima settimana.
«Telt è una società di diritto francese, e lì c’è la clausola di “senza seguito”, cioè la possibilità di revocare le procedure di bando in qualsiasi momento, senza penali», ha affermato ieri il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. Tradotto: «Se partissero i bandi per la Torino-Lione non mi preoccuperei, sarebbe solo una ricognizione di mercato, aperta per sei mesi, sempre revocabile». Sei mesi che consentirebbero al Governo gialloverde di scavallare le elezioni europee del 26 maggio e le contestuali regionali in Piemonte. Ma soprattutto eviterebbero la perdita all’Italia di 300 milioni di finanziamenti Ue, che verrebbero subito tagliati qualora entro metà marzo non fosse avviata la procedura di aggiudicazione.
Un compromesso, da ratificare in un nuovo vertice dato per imminente, che piace anche alla Lega, perché consentirebbe di evitare la consultazione regionale minacciata ancora ieri dal governatore dem del Piemonte Sergio Chiamparino. Prima di annunciare il via libera, però, interverrà direttamente il premier, che riceverà pure il supplemento di analisi costibenefici redatto dal gruppo coordinato da Marco Ponti. «Sto studiando bene il dossier, dopo che è stato consegnato l’elaborato peritale degli esperti, quindi ci riuniremo per discuterne», ha confermato ieri Giuseppe Conte. Il suo parere servirà a giustificare la necessità di sbloccare i bandi e quindi fornirà al M5S un paracadute contro le inevitabili reazioni degli attivisti no Tav. Almeno questa è la speranza del capo politico Luigi Di Maio. Non è un fatto scontato. Beppe Grillo, con cui i rapporti si sono raffreddati, e anche Alessandro Di Battista hanno più volte ribadito che il no alla Tav non può essere messo in discussione. Lo stesso ha fatto il presidente della Camera, Roberto Fico, che continua a essere il punto di riferimento dei parlamentari più insofferenti. E ieri il senatore Alberto Airola è stato lapidario: «Non ci sono spazi di contrattazione: o il Movimento dice No o sarò io a dire ciao».
Ma per Di Maio questa è una strada obbligata, in virtù del patto di governo con Matteo Salvini. Anche il leader della Lega non può permettersi di cedere sulla Torino-Lione. «Ci stiamo lavorando», ha detto. «L’importante è superare i problemi velocemente». Un leit motiv che vale anche per l’autonomia delle Regioni. In questo caso Salvini ha anticipato che sarà lui stesso a consegnare a Conte la «sintesi finale» delle intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.
Di Maio garantisce che da parte del M5S non c’è ostruzionismo a priori, ma ribadisce anche che il percorso non sarà breve. Restano infatti ancora molti nodi irrisolti, che coinvolgono proprio i dicasteri guidati dai Cinque Stelle, a partire da ambiente, sanità e infrastrutture. «L’importante è fare bene», hanno ripetuto in coro sia Conte sia la ministra leghista degli Affari regionali, Erika Stefani. Lasciando intendere che la partita si può protrarre anche oltre le europee. L’asse Di Maio-Salvini ancora tiene. In ballo ci sono scadenze importanti, come il disco verde definitivo alla legittima difesa, priorità assoluta per Salvini. Ma anche il voto del Senato sul processo per la Diciotti, entro il 23 marzo. I mal di pancia nel M5S aumentano. Ieri la senatrice Virginia La Mura ha anticipato che d’ora in poi «voterà secondo coscienza». Si aggiunge alle colleghe Paola Nugnes ed Elena Fattori: tre possibili sì al processo. Per una maggioranza che a Palazzo Madama può contare su un pugno di voti.
Toninelli «Telt è una società di diritto francese e lì c’è la clausola di “senza seguito”, cioè la possibilità di revocare le procedure di bando in qualsiasi momento, senza penali» dice il ministro delle Infrastrutture
Sulle autonomie si prende tempo. Conte e la ministra Stefani: «L’importante è fare bene»