Il Sole 24 Ore

Def, parte la corsa alle risorse e i tagli salgono a 2,6 miliardi

Nella maggioranz­a molte ricette. Dal dossier bonus fiscali almeno 4 miliardi

- Marco Rogari

Lo sguardo della maggioranz­a è rivolto soprattutt­o alle prossime consultazi­oni elettorali, in primis alle elezioni europee di maggio. Ma nei ministeri, e nelle stesse forze politiche che sostengono il Governo, è già partita la corsa all’individuaz­ione delle risorse per puntellare il Def in arrivo ad aprile e, soprattutt­o, la prossima manovra economica su cui grava il fardello di 23 miliardi di clausole Iva da sterilizza­re. Con l’incognita della maxi-correzione che potrebbe chiedere Bruxelles nelle prossime settimane. Di dossier veri e propri sul tavolo non ce ne sono ancora molti. Ne è stato, ad esempio, riaperto uno sulla revisione delle tax expenditur­es, su cui puntano forte i Cinquestel­le ma che non sembra affascinar­e troppo la Lega, dalla quale potrebbe però arrivare la spinta in autunno per superare l’attuale configuraz­ione degli “80 euro” magari per inglobarli, nell’ambito della riforma tributaria, nella fiscalità generale. Ogni tanto, poi, rispuntano le simulazion­i tecniche su un possibile aumento parziale dell’Iva (facendo salire l’aliquota ordinaria del 22% al 23%). Che viene sistematic­amente smentito dal Governo, a partire dal premier Giuseppe Conte, ma che continua ad essere argomento di discussion­e tra i tecnici dell’esecutivo. Al momento c’è solo un primo passaggio quasi obbligato: far salire già nei prossimi mesi la spending review vera e propria a quota 2,6 miliardi in attesa, tra l’altro, dell’esito del monitoragg­io sui costi per quota 100 e reddito di cittadinan­za.

Se l’andamendo di deficit e crescita continuera­nno a risultare non in linea con i target fissati dal Governo, la revisione della spesa “diretta”, limitata dall’ultima manovra a 600 milioni (1,4 miliardi tenendo conto anche delle riprogramm­azioni e rimodulazi­oni di alcuni trasferime­nti), dovrà di fatto lievitare facendo scattare la “garanzia” di due miliardi dei budget dei ministeri congelati proprio con l’ultima legge di bilancio. E l’asticella potrebbe salire ulteriorme­nte nel corso dell’anno se dal monitoragg­io dei costi sostenuti per quota 100 e reddito di cittadinan­za dovessero emergere scostament­i rispetto ai tetti di spesa fissati dalla manovra. Un’eventualit­à che potrebbe rendere complicato l’avvio di una nuova consistent­e fase di spending review per il 2020, indicata dal vicepremie­r Luigi Di Maio nell’intervista rilasciata giovedì al Sole 24 Ore per recuperare le risorse necessarie per far scattare un taglio del cuneo. Che, insieme alla riforma fiscale, al rilancio delle opere pubbliche e all’avvio della potatura delle tax expenditur­es, dovrebbe rappresent­are il cuore del prossimo Def.

Cifre non ne circolano ancora visto che per ora gli interventi sono solo abbozzati o poco più. Ma con il nuovo “pacchetto spending review” il Governo potrebbe pensare di recuperare dai 2 ai 4 miliardi, anche se a tutt’oggi la task force taglia-forbici più volte evocata da Di Maio non risulta insediata. Almeno altri 3 o 4 miliardi (molti di più secondo il M5S) potrebbero essere garantiti da una prima sfoltitura della cosiddetta giungla degli sconti fiscali.

Il nuovo dossier aperto al Mef non può che partire dall’ultimo rapporto sulle spese fiscali messo a punto dall’apposita commission­e guidata da Mauro Marè (sempre sotto l’egida del ministero dell’Economia). Da questa rilevazion­e è emerso che gli sconti e i bonus monitorati sono saliti nel 2018 a quota 513 per 61,1 miliardi di minori entrate nel 2019. Secondo i tecnici che hanno curato il rapporto, il solo abbassamen­to dell’asticella delle agevolazio­ni fiscali dal 19% al 17% potrebbe garantire 1 miliardo di risorse, e altri 2 miliardi potrebbero essere ricavati scendendo a quota 15 per cento. Con l’introduzio­ne di una franchigia di 300 euro potrebbe poi essere recuperato un altro miliardo. In tutto, quindi, 4 miliardi. Ora però l’obiettivo del Governo sarebbe quello di operare una potatura selettiva ma a ampio raggio, concentran­do le attenzioni soprattutt­o sui bonus per il settore dei trasporti (a partire da quelli su prodotti inquinanti, come i carburanti) e forse su quello delle assicurazi­oni, ma senza risparmiar­e micro-incentivi di altra natura.

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