Il fronte delle imprese: tra noi rapporti buoni
I partecipanti al Forum: a dispetto delle tensioni politiche, obiettivi comuni
I rapporti tra Italia e Francia, a dispetto delle tensioni politiche, sono molto più buoni e sani di quanto si possa pensare. Ne sono convinti i partecipanti al Forum economico franco-italiano organizzato da Confindustria e Medef, l’associazione degli industriali francesi, a Versailles.
«I rapporti tra Italia e Francia vanno misurati nel lungo periodo e nel lungo periodo siamo e saremo Paesi molto vicini con obiettivi per forza coincidenti anche sullo scacchiere europeo», ha dichiarato l’amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, a margine del bilaterale. Il manager del gruppo che, tra controllo diretto e l’operazione di acquisto della spagnola Abertis si trova ad avere in Francia asset da 2 miliardi di euro di Ebitda, ha precisato che «noi imprese siamo qui per cercare di creare le basi per una collaborazione più proficua di quanto non sia stata nel recente passato». Il riferimento è anche alle tensioni politiche tra i governi francese e italiano, sfociati nel richiamo (poi terminato) dell’ambasciatore francese in Italia da parte di Parigi.
«A livello di industria i rapporti sono buoni. Credo che questo incontro sia estremamente importante soprattutto in questa fase», ha aggiunto il presidente di Telecom Italia, Fulvio Conti, sottolineando che «anche da parte francese c’è la consapevolezza del fatto che insieme si può fare meglio». I campi in cui si può fare meglio per Enrico
Enrico Letta: «Su politica monetaria e politica della crescita, Italia e Francia hanno posizioni che sono uguali»
Bonometti: «Vorremmo aprire un tavolo sull’automotive. In Europa è una parte importante della nostra economia»
Letta, ex presidente del consiglio e attualmente professore a Science Po e presidente dell’Istituto Jacques Delors, sono soprattutto due: «Sulla politica monetaria e sulla politica della crescita, Italia e Francia hanno posizioni che sono uguali. È assurdo rompere l’alleanza che si è sviluppata in questi anni, fin dai tempi dell’accordo tra Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy che portò alla nomina di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea». Le distanze comunque restano, come ha ricordato sempre Letta, soprattutto su «immigrazione e questione libica» ma su questo è la politica che può intervenire. Intanto le imprese possono fare la loro parte su altri fronti.
«Credo che ci sono delle relazioni fondamentali, sottostanti agli aspetti più politici, sulle quali bisogna puntare», ha dichiarato il presidente di Unicredit, Fabrizio Saccomanni, indicando che «questa è anche l’opinione del mondo industriale ed economico francese». Come Confindustria «vogliamo proporre un progetto europeo di politica industriale che veda l’impresa e il manifatturiero centrali», ha spiegato Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia e amministratore delegato di Omr - Office meccaniche Rezzatesi, società attiva nel comparto automotive. Obiettivo comune per Bonometti deve essere quello di «concentrare le risorse e gli sforzi dell’Europa affinché l’impresa trovi lo spazio necessario per poter competere, crescere e svilupparsi, declinando poi l’impresa nella formazione, nello sviluppo, nella ricerca, nell’innovazione». In particolare, ha aggiunto, «vorremmo aprire un tavolo sul problema dell’automotive. L’auto in Europa rappresenta una parte importante della nostra economia. Vorremmo che l’auto fosse oggetto di una attenzione particolare. Ecco perché lanciamo anche ai nostri colleghi francesi la possibilità di fare un documento che vede l’auto come elemento strategico, in termini occupazionali e di Pil».