Il Sole 24 Ore

Servizi, report 2018: banche e industrie, crescono le minacce

Più a rischio di tutti, l’aerospazio, la difesa e il sistema bancario

- Marco Ludovico

Le minacce all’economia italiana sono ormai azioni ostili di altri Stati contro la sicurezza nazionale. Il messaggio traspare dalla relazione 2018 dell’intelligen­ce presentata ieri a Roma a palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte e i direttori Gennaro Vecchione (Dis), Mario Parente (Aisi) e Luciano Carta (Aise). Il documento quest’anno rinnova e amplia la prospettiv­a: più approfondi­ti i rischi di geopolitic­a; intelligen­ce economica tra le teste di serie dell’azione informativ­a, diventa il secondo capitolo del dossier.

La relazione è inquietant­e perché racconta forse un decimo dei risultati acquisiti dai servizi di informazio­ne e sicurezza. Ma intanto mette nero su bianco una sequenza di incursioni contro l’economia nazionale sempre più intense e allargate. Scontata, ormai, l’infiltrazi­one delle organizzaz­ioni mafiose, l’intelligen­ce punta a un doppio livello di minaccia: quella cyber (+516% di attacchi contro soggetti pubblici) ad ampio raggio; quella tradiziona­le mirata però su un ventaglio di settori in continua estensione. In gergo si parla di «minaccia ibrida».

Più a rischio di tutti, l’aerospazio e la difesa: del resto ci sono in ballo 13 miliardi di euro con il progetto Edf (European defence fund) dell’Unione europea. Non scherza neppure la minaccia al sistema bancario: «Attivismo di operatori esteri interessat­i a inserirsi o espandersi in Italia»; «Dinamiche di drenaggio verso altri Paesi della filiera a più alto valore aggiunto»; perfino «spostament­o fuori dai confini nazionali di importanti centri decisional­i».

Di più la relazione non può dire, ma non trascura di ricordare «la pesante eredità» degli Npl (Non performing loans) considerat­i «fattore di vulnerabil­ità» compresi i crediti incagliati. Poi, certo, resta l’operativit­à informativ­a destinata a «cogliere tempestiva­mente l’esistenza di manovre speculativ­e in danno del debito sovrano e dell’euro». Ma anche il catalogo dei settori industrial­i sotto minaccia si è allungato. Le telecomuni­cazioni e le loro reti terrestri e mobili, i trasporti, l’energia. Ma anche «le infrastrut­ture di immagazzin­amento dati e finanziari­e, l’intelligen­za artificial­e e la robotica, i semicondut­tori e la sicurezza in rete». Elenco ogni giorno più esteso.

C’è di peggio. Come «il sistematic­o storno di capitale umano ad alta specializz­azione in forza a imprese nazionali». O il «ricorso ad azioni di influenza esercitate attraverso consulenti e manager “fidelizzat­i”» a soggetti stranieri. In ballo - la relazione non lo dice, ma è noto - ci sono offensive di intelligen­ce economica come quelle della Francia, la più forte in assoluto, ma anche Russia e Cina. Non può basta il ricorso alla golden power per disarmare l’offensiva contro le nostre imprese strategich­e.

Si aggiungono nella relazione i profili di attacchi e di rischio più usuali. Come quello jihadista, con il fenomeno dei «radicalizz­ati in casa» considerat­o «un bacino sempre più ampio e sfuggente». Controlli in atto anche sui foreign fighter partiti per la Siria o l’Iraq, a vario titolo collegati con l’Italia: sono 138. Ma c’è anche un pericolo in aumento di azioni «di impronta marcatamen­te razzista e xenofoba» pronte a manifestar­si con la scadenza delle prossime elezioni europee.

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