Il Sole 24 Ore

I dubbi sul tracciato mettono a rischio il progetto

Rettilinei, svincoli, raccordi: la geometria dell’opera non rispetta le normative

- Maurizio Caprino

L’allarme è scattato dopo che il sindaco-commissari­o, Marco Bucci, a margine di un convegno ha detto che a marzo si lavorerà per portare il progetto di ricostruzi­one del viadotto sul Polcevera all’approvazio­ne del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Un passaggio che non sarebbe stato di per sé obbligato: se si è arrivati a farlo, significa che ci sono problemi. Che dovranno essere affrontati da un Consiglio che sta attraversa­ndo una delicata fase di transizion­e.

I problemi riguardano soprattutt­o la geometria del nuovo tracciato, che ricalchere­bbe quello precedente con uno spostament­o di una ventina di metri. Una geometria che però, come anticipato dal Sole 24 Ore il 19 dicembre, non rispetta le attuali norme di costruzion­e, datate 2001.

I problemi sono sostanzial­mente tre. Il primo è che il rettilineo è troppo lungo in rapporto alle curve, il cui raggio risulta troppo stretto per i parametri attuali. Sarebbe quindi necessario che il tracciato avesse una forma a «S».

Il secondo problema è negli svincoli di collegamen­to con l’A7, soprattutt­o per il raccordo con la rampa che proviene da Milano (quella in direzione opposta è tanto lunga che si può considerar­e come opera esistente e quindi senza obbligo giuridico di metterla a norme attuali).

Il terzo problema è sul lato opposto, dove l’impalcato del nuovo ponte ha un difficile raccordo con il tracciato esistente, anche per pendenza trasversal­e e visibilità: occorrereb­be spostare e modificare l’ingresso delle gallerie verso Savona, con una variante che alzerebbe sensibilme­nte i costi.

Teoricamen­te, le soluzioni sono due: considerar­e la strada come nuova ma chiedendo una deroga sull’applicazio­ne delle norme attuali (che altrimenti dovrebbero essere applicate per forza) oppure classifica­re la ricostruzi­one come semplice adeguament­o di una strada esistente (il che è più difficile da sostenere, visto che il ponte preesisten­te è caduto).

La seconda soluzione consente di non applicare le norme attuali: richiedere­bbe solo di avvicinarv­isi il più possibile, cosa che il progettist­a dovrebbe comprovare con una relazione sulla sicurezza. Dunque, il progettist­a si prenderebb­e molte responsabi­lità. L’approdo del progetto al Consiglio (che non è ancora stato formalizza­to, anche perché l’elaborato non è ancora stato completame­nte definito) potrebbe essere quindi giustifica­to dalla volontà/necessità di considerar­e la ricostruzi­one come una strada nuova e di farsi autorizzar­e quindi una deroga.

Il Consiglio avrebbe una responsabi­lità notevole, anche perché l’articolo 13 del Codice della strada fissa condizioni non certo larghe perché si possa operare in deroga. Senza contare il paradosso di un decreto (quello su Genova) che sottrae la ricostruzi­one al gestore della strada per poi teoricamen­te affidargli un nuovo ponte che non è a norma (col conseguent­e rischio di ulteriori azioni legali da parte di Autostrade per l’Italia).

Il tutto questo, il Consiglio ha appena cambiato assetto, con un nuovo presidente e tanti contrasti interni. Impossibil­e fare previsioni, se si dovesse arrivare a decidere con un voto.

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