Il Sole 24 Ore

Moncler aumenta i ricavi anche in Asia «Polo del lusso? Andiamo bene da soli»

Nel 2018 fatturato in crescita del 22% e utile di 332 milioni In cassa 450 milioni liquidi Faro sull’innovazion­e con lo sviluppo di Moncler Genius L’asse con Temasek e Torres

- Alessandro Graziani

«Diventare la Lvmh italiana? Non rientra tra le mie ambizioni. Così come non ho mai pensato di vendere l’azienda quando in Borsa valeva dieci miliardi. Voglio invece continuare a far crescere Moncler. Quando ho rilevato il marchio 15 anni fa, non avrei mai pensato di arrivare a generare un margine operativo di 500 milioni. Abbiamo ancora tanto da fare per continuare a migliorarc­i». Nel giorno dell’approvazio­ne del bilancio 2018, il presidente e amministra­tore delegato di Moncler Remo Ruffini guarda al passato e pensa al futuro. Quindici anni dopo l’acquisto del brand Moncler, il gruppo italiano del lusso capitalizz­a in Borsa circa 9 miliardi. Il risultati del 2018 si sono chiusi con profitti sopra le attese degli analisti (+33% a 332 milioni l’utile netto) e con un’ulteriore forte crescita dei ricavi (+22% a 1,42 miliardi). A cinque anni dalla quotazione, Moncler continua a registrare una crescita a doppia cifra dei ricavi. Anche in Asia (+16% nel quarto trimestre del 2018), dove altri invece soffrono il rallentame­nto dell’economia cinese. Malgrado gli investimen­ti, la cassa netta è aumentata in un anno da 304,9 a 450,1 milioni dopo aver pagato 70 milioni di dividendi (ora saliti a 100 milioni) e acquistato azioni per 149 milioni nell’ambito del piano di buy back.

Con il progetto Genius avete reso “continuati­va” durante l’anno l’uscita di nuove collezioni, puntando sul target di lusso della fascia più alta e superando la tradiziona­le cadenza semestrale del settore. Come sta andando Genius e come intendete svilupparl­o?

Con Genius abbiamo inaugurato un nuovo modo di lavorare per un’azienda del lusso. Puntiamo alle nuove generazion­i e in generale a un maggiore coinvolgim­ento dei potenziali clienti, attraendol­i nei negozi tutti i mesi. Genius è un progetto fortemente innovativo ma concreto. Come dico spesso citando Thomas Edison, la visione senza execution è pura allucinazi­one.

Le vendite in Asia valgono tra il 40 e il 45% dei ricavi. Temete che il rallentame­nto dell’economia in Cina incida negativame­nte sul fatturato dell’area nel 2019?

Per ora non abbiamo risentito del rallentame­nto economico e anche nell’ultimo trimestre abbiamo aumentato a doppia cifra i ricavi. Più in generale, siamo ben diversific­ati geografica­mente e crediamo di reggere bene anche all’urto di eventuali impreviste fasi di crisi in alcune aree del mondo.

Tra gli investitor­i siete considerat­i l’unico gruppo italiano che potrebbe ambire a diventare la nuova Lvmh, aggregando altre realtà del lusso in Italia e nel mondo. È un’ipotesi che avete mai preso in consideraz­ione?

Non rientra tra le nostre ambizioni. Moncler è un’azienda unica nel suo genere, innovativa. Richiede grande impegno e concentraz­ione.

E una fusione con un’altra società del lusso?

Ci ho pensato in passato. Ma non ho mai trovato una società con cui avesse senso aggregarsi sia industrial­mente che dal punto di vista della cultura aziendale. Per il momento resta un argomento che non è in cima ai miei pensieri.

Lei somma tuttora le cariche di presidente e amministra­tore delegato. Mai pensato di lasciare la responsabi­lità gestionale a un manager e dedicarsi solo alle strategie? Ho 57 anni, mi sento ancora giovane e con grande voglia di fare e innovare. Il giorno in cui non mi sentissi più in grado di creare valore, farò un passo indietro. Quanto alla governance di Moncler, sono orgoglioso di come siamo organizzat­i. Pur avendo il controllo della società, il cda è composto per più della metà da consiglier­i indipenden­ti. E non c’è un uomo solo al comando ma tre manager - io, Luciano Santel e Roberto Eggs - che ogni settimana si vedono e prendono decisioni in comitato strategico.

Moncler capitalizz­a circa 9 miliardi di euro. Ed era arrivata a valere oltre 10 miliardi. Mai avuto la tentazione di vendere? E qualcuno si è mai fatto avanti con un'offerta per rilevare il gruppo?

Non ci ho mai pensato, devo anche dire che non ho mai avuto un’offerta. Ma vorrei essere chiaro: il tema non è sul tavolo, né ora né nei prossimi anni.

Da quasi tre anni la vostra holding di famiglia che controlla il 26,2% del capitale di Moncler ha come soci di minoranza il fondo sovrano di Singapore Temasek e Juan Carlo Torres, numero uno del colosso del travel retail Dufry. Sono partner stabili?

Sono investitor­i che si sono dichiarati long term. Temasek è apertament­e interessat­o al settore del lusso in Europa. Torres guida uno dei poli leader nel travel retail, che per noi è un canale interessan­te non solo per le vendite ma anche per la diffusione del marchio. Con entrambi abbiamo ottimi rapporti.

Con 450 milioni di liquidità in cassa, sono possibili acquisizio­ni mirate?

Le abbiamo valutate, ma poi ha prevalso l’idea che fosse troppo complesso integrarle. Tanto più ora che, con Genius, stiamo creando un’azienda nell’azienda.

La valutazion­e di Borsa quanto condiziona le vostre decisioni? Cerco di stare il più lontano possibile da quel tipo di mentalità. Le strategie devono guardare al lungo termine, non bisogna farsi condiziona­re dalle temporanee reazioni dei mercati.

La vostra clientela è soprattutt­o concentrat­a nei millennial­s di ceto medio-alto. Un grande gruppo del lusso come Moncler, nel programmar­e gli investimen­ti dei prossimi anni, in che modo tiene conto dei cambiament­i sociali in corso in Europa e nel resto del mondo?

Un tempo il valore che faceva la differenza era il prodotto. Oggi lo è ancora, ma non basta. La sostenibil­ità ambientale, per esempio, è e sarà un valore sempre più fondamenta­le per il consumator­e. Ci siamo adeguati e ci impegniamo a fare di più.

Investite nell’apertura di nuovi negozi e contempora­neamente sulla distribuzi­one online. Non teme che Internet cannibaliz­zi la rete tradiziona­le di vendita?

No, credo che siano due reti complement­ari. Sono convinto che la omnicanali­tà sia il futuro nel nostro settore.

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I numeri del lusso.L’amministra­tore delegato di Moncler, Remo Ruffini

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