Il Sole 24 Ore

Aston Martin tracolla con Brexit e conti in rosso

Dalla quotazione a oggi il carmaker britannico ha perso il 43% del valore

- —Al.An.

«Sono serviti 105 anni per approdare in Borsa, non ci preoccupa certamente l’andamento delle quotazioni in avvio. Guarderemo sempre al lungo periodo», Il ceo di Aston Martin, Andy Palmer, aveva commentato così un debutto non brillante lo scorso 4 ottobre. Da allora il titolo dell’unico carmaker quotato sul London Stock Exchange ha perso oltre il 43% del valore (il prezzo del collocamen­to era stato fissato a 19 sterline, con multipli pari a quelli di Ferrari), vedendo passare la capitalizz­azione da 4,1 a 2,5 miliardi di sterline. Ieri, mentre il titolo sprofondav­a, lasciando sul parterre in chiusura il 21,4% (a 1080 pence, poco meno di 11 sterline), Palmer ha insistito: «Avevamo detto già in occasione dell’Ipo: non comprateci se non pensate in termini di lungo periodo».

Le cause del rinnovato scetticism­o del mercato sulle auto di James Bond in Borsa sono molteplici. L’elemento scatenante è stato il calo, comunicato ieri mattina, degli utili prima delle tasse a 68 milioni di sterline, pari al 7% in meno rispetto al 2017, anche per effetto degli investimen­ti sui nuovi modelli (il primo suv della casa britannica, il DBX, è atteso nel quarto trimestre) e su una seconda fabbrica a St. Athan, in Galles, prevista dal piano di rilancio. Il saldo è finito in rosso per effetto dei costi dell’Ipo, 136 milioni, portando così a una perdita prima delle tasse di 68 milioni.

Su tutto aleggia il dubbio degli investitor­i che Aston Martin sia stata prezzata in ottobre ben sopra il valore corretto, soprattutt­o in presenza di tre fattori di rischio: la Brexit, le guerre commercial­i scatenate dalle tensioni tra Stati Uniti e Cina e, non ultima, la domanda di

Andamento del titolo a Londra automobili in calo su scala globale, in particolar­e sul mercato cinese, il più grande del mondo.

«Non credo che le vendite ne risentiran­no - ha commentato Palmer a proposito dell’incertezza causata dai continui passi falsi verso la Brexit - ma l’impatto è innegabile». L’effetto visibile è un rinvio degli acquisti da parte dei potenziali compratori. Per adesso il ceo conferma l’obiettivo di vendite a quota 7.300 veicoli nel 2019 e raddoppiat­e a 14mila entro il 2023. Acque agitate, insomma, ma barra dritta. Non resta che aspettare e vedere.

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