Cina, in dirittura d’arrivo la nuova legge sugli investimenti esteri
Il progetto è nelle mani del terzo uomo più potente della Cina, Li Zhanshu, presidente del Comitato permanente del Parlamento cinese, negoziatore di rango, ombra di Xi Jinping nei viaggi all’estero e grande pontiere tra il presidente cinese e Vladimir Putin: un disegno di legge di riforma degli investimenti stranieri lanciato a fine gennaio scorso che fonderà le tre leggi esistenti sulle società straniere in Cina, ma in tempi rapidissimi.
La Plenaria del Parlamento è alle porte, a partire dal 5 marzo il disegno di legge dovrà essere approvato. Lo scenario possibile è che Pechino faccia trovare il negoziato tra Stati Uniti e Cina davanti al fatto compiuto, con le regole per gli investimenti stranieri già belle e pronte e senza lasciare margini di manovra.
«La Cina non chiuderà le sue porte al mondo, ma diventerà sempre più aperta», ha fatto sapere Li Zhanshu, perfettamente conscio del fatto che il Paese ha bisogno di investimenti stranieri. Quello che getta sconcerto tra le imprese straniere e le loro associazioni di categoria, però, è l’iter accelerato, fin troppo, rispetto al solito.
C’era tempo per presentare rilievi entro lo scorso 24 febbraio. E se di norma le leggi emanate dal Parlamento subiscono tre passaggi, con consultazioni pubbliche che si svolgono tra un primo e un secondo round di recensioni, stavolta tutto sembra già fatto. Tutte le Camere di commercio straniere in Cina concordano sul pericoloso effetto boomerang che il negoziato sui dazi ha creato su questo strumento normativo cruciale per le imprese straniere in Cina.
Bene, dunque, l’obiettivo di snellire la legislazione esistente, unificando in un’unica legge le tre basi legali vigenti - la Foreign Equity Joint Ventures, la Wholly Foreign Owned Law e la Chinese-Foreign Contractual Joint Ventures Law. Ma non è previsto, ad esempio, un periodo transitorio.
Bene anche il tentativo del progetto Li Zhanshu di risolvere alcuni tra i più gravi problemi, come il trasferimento di tecnologia, i diritti di proprietà intellettuale e le pari opportunità in materia di appalti pubblici, ma balza agli occhi l’odiato doppio binario tra imprese straniere e locali. E se c’è finalmente un articolo che proibisce il trasferimento di tecnologia, tuttavia lo si limita all’ambito amministrativo.
Non ci sono dettagli sufficienti su come proteggere la privacy delle informazioni degli investitori. Non si prevede che conflitti e disaccordi vengano gestiti attraverso le istituzioni multilaterali esistenti come il WTO o nelle condizioni di accordi precedentemente concordati tra la Cina e qualsiasi partner specifico. Insomma ci sarebbe ancora da lavorare, e molto. Ma il tempo della politica stringe e comprime quello delle regole del gioco degli investimenti stranieri.
TEMPI STRETTI
Il testo sarà in discussione a partire dal 5 marzo e l’approvazione sarà piuttosto rapida. Ancora irrisolto il nodo della privacy sulle informazioni degli investitori e sulla risoluzione dei conflitti