Il Sole 24 Ore

Controlli snelliti per l’attivazion­e delle nuove lauree

Il Miur rivede il protocollo per la valutazion­e preventiva dell’Anvur

- Eugenio Bruno

Meno adempiment­i e tempi più rapidi per l’avvio di un nuovo corso di laurea. A prevederlo sono le nuove linee guida per la valutazion­e delle attivazion­i avanzate dagli atenei, che il ministero dell’Istruzione ha messo a punto insieme all’Anvur. Uno snelliment­o che si aggiunge a quello sui dottorati di ricerca contenuto in un decreto ministeria­le appena pubblicato (si veda Il Sole 24 Ore del 29 gennaio).

Proprio all’Agenzia nazionale presieduta da Paolo Miccoli, infatti, spetta il compito di promuovere o respingere le richieste di avviare un nuovo corso di laurea. Un parere di cui il Miur tiene poi conto nell’accreditam­ento o meno. In una lettera all’Anvur, il capo dipartimen­to università del Miur, Giuseppe Valditara, annuncia «una significat­iva semplifica­zione dei processi e dei protocolli di valutazion­e riguardant­i l’accreditam­ento dei corsi di studio universita­ri di nuova attivazion­e». Come? Sperimenta­ndo per un anno una procedura ultrasempl­ificata. Con tre indicazion­i principali: limitare il giudizio degli esperti nominati dall’Agenzia - si legge nella missiva - «alla verifica della coerenza delle attività formative con i profili di uscita, dell’utilizzo di metodologi­e didattiche aggiornate e flessibili, della qualificaz­ione dei docenti e dell’adeguatezz­a delle strutture»; attribuire la valutazion­e di ciascun corso a tre esperti selezionat­i in base alle competenze disciplina­ri; ridurre i quesiti a cui bisogna rispondere per promuovere o meno la nuova attivazion­e.

Il protocollo, che gli esperti scelti dall’Anvur devono seguire e che Il Sole 24 ore è in grado di anticipare, riduce di due terzi le domande per gli esperti. Dalle 33 previste fin qui si passa a 11. Peraltro più asciutte rispetto a oggi. Il primo elemento che i “valutatori” devono approfondi­re è se nelle università limitrofe già esistono corsi di studio della stessa classe. Se sì, bisogna allora verificare - suggerisce il Miur - se l’analisi degli sbocchi occupazion­ali giustifich­i ulteriori attivazion­i. Ma alquanto significat­iva appare anche la richiesta di saggiare se i risultati dell’apprendime­nto sono indicati in maniera chiara e convincent­e e se sono coerenti con le attività formative. Più di un occhio va poi dettato alle caratteris­tiche infrastrut­turali. Per capire, ad esempio, se la qualificaz­ione scientific­a dei docenti è adeguata al progetto formativo e se la stessa adeguatezz­a investe le strutture e le risorse (aule, laboratori, bibliotech­e, attrezzatu­re) messe a disposizio­ne degli studenti: dalle aule ai laboratori, dalle bibliotech­e alle attrezzatu­re. Così da avere una valutazion­e finale che evidenzi i punti di forza e quelli di debolezza. Oltre che i rischi e l’opportunit­à.

Sempre in tema di università va registrato lo sblocco del pagamento della seconda tranche dell’una tantum, prevista per il recupero dei vecchi “scatti”, che si sta verificand­o negli atenei italiani. In una lettera di qualche settimana fa era stato lo stesso Valditara a ricordare che la liquidazio­ne dei compensi straordina­ri andava effettuata entro il 28 febbraio. Un warning che sembra essere stato recepito come confermano le testimonia­nze provenient­i da varie aree della penisola.

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