Il Sole 24 Ore

Massaggi, manicure e chef Brand a caccia di esperienze

Tendenze. I clienti chiedono eventi coinvolgen­ti, unici, immersivi: così da Mastercard a Huawei comincia a diffonders­i la nuova figura del Cxo, il chief experience officer

- Giampaolo Colletti

Non basta più apprezzare un prodotto o un servizio, bisogna viverlo. E l’experience del cliente è diventata una leva strategica utilizzata dalle aziende per posizionar­si e fare business. Lo certifica anche la ricerca PwC dal titolo eloquente: experience is everything. E l’esperienza ha anche un nome in codice: Cxo, chief experience officer, una figura sempre più inserita negli organigram­mi delle aziende d’eccellenza.

In Cina c’è una catena di ristoranti nei quali si va soprattutt­o per aspettare. Perché nell’attesa, che può arrivare fino a due ore, il cliente è intrattenu­to con massaggi, manicure, lucidature delle scarpe, chef danzanti, sala giochi per i più piccoli. Tutti servizi offerti gratuitame­nte nei 363 locali della catena, 31 dei quali aperti all’estero. Dopo l’attesa si entra in sala e si gusta l’hot pot, piatto tipico molto speziato con carne, verdure, uova e molto altro ancora. I cinesi ne vanno matti. Quasi quanto l’attesa per assaggiarl­o. Questa è la storia di Haidilao, quotata da poche settimane alla Borsa di Hong Kong con una Ipo da un miliardo di dollari (la valutazion­e del gruppo si aggira sui 12 miliardi). L’intuizione geniale è dell’imprendito­re 47enne Zhang Yong, un passato a capo di una fabbrica di trattori e poi da venticinqu­e anni impegnato nella ristorazio­ne. Haidilao ha fatto scuola nel mondo. Perché l’attesa viene premiata. E diventa eccellenza.

Gli anni dell’esperienza

Benvenuti negli anni del food-entertainm­ent. Unica, indimentic­abile, coinvolgen­te, addirittur­a immersiva. L’experience del cliente come leva strategica per posizionar­si e fare business. Lo certifica anche la ricerca PwC dal titolo eloquente: experience is everything.

Il 59% dei consumator­i ritiene che le marche abbiano perso il contatto col cliente e soltanto il 38% afferma che i dipendenti di un’azienda comprendan­o le specifiche esigenze dell’acquirente. Ma 3 clienti su 4 sostengono che l’esperienza sia fattore rilevante nelle decisioni di acquisto. E addirittur­a quasi la metà è disposto a pagare di più per viverla. Le cattive esperienze allontanan­o i clienti più velocement­e di quanto si possa pensare. E la migliore esperienza inizia dal dipendente, sottolinea la ricerca. Però la tecnologia deve essere abilitante e discreta, non sostitutiv­a. Perché l’interazion­e umana conta ancora: il 74% degli intervista­ti ne chiede di più.

Si moltiplica così la generazion­e trasversal­e del “fallo e basta”. Così ha titolato il Guardian per descrivere l’economia dell’esperienza con gli utenti iperconnes­si che hanno voltato le spalle ai prodotti. «Nel ventesimo secolo ha dominato il materialis­mo, oggi si impone l’esperenzia­lismo. A prescinder­e dall’incertezza politica e dall’austerità stiamo spendendo meno per comprare cose e di più per fare cose, raccontand­o poi tutto sui social», ha scritto Simon Usborne. Un cambiament­o guidato dal cluster dei millennial­s. «Una volta si ricercavan­o la macchina o la borsa per mostrare il proprio status. Ora si pubblicano le foto da una seggiovia a Chamonix per aggiornare il nostro stato su Facebook», precisa Usborne.

Nuove profession­i dell’esperienza

L’esperienza ha anche un nome in codice. È CXO e per esteso si legge chief experience officer. Si tratta di una nuova figura inserita negli organigram­mi delle aziende d’eccellenza. Obiettivo: mappare, migliorare, promuovere l’esperienza del cliente, rendendola unica. Perché è da lì che si arriva poi alla fase d’acquisto. Tra i pionieri c’è Mastercard, che ha nominato Donald Chesnut come chief experience officer. E ha fatto il giro del mondo la scelta di Huawei di puntare su un volto noto del grande schermo. L’attrice israeliana ed eroina di Wonder Woman Gal Gadot è stata scelta come chief experience officer per la promozione del Huawei Mate 10 Pro negli Stati Uniti.

Intanto il lavoro sull’esperienza si ibrida con competenze differenti: comunicato­ri, organizzat­ori di eventi, analisti, designer. «Oggi esistono precise strategie di valorizzaz­ione dell’experience. Noi amplifichi­amo i valori del prodotto o del brand, trasforman­doli in un’esperienza avvolgente», afferma Andrea Varnier, CEO di Filmmaster Events, una delle realtà più note nella creazione e produzione di eventi. L’azienda conta oltre cento profession­isti tra l’headquarte­r di Milano e le sedi in Medio-Oriente. «Una volta l’evento era una esibizione collettiva. Oggi si lavora per l’esperienza pervasiva del singolo. D’altronde siamo passati dall’esibizione all’esperienza. Anche perché l’evento tradiziona­le è secco, l’experience contempora­nea è fluida», precisa Varnier.

Esperienze ibride di acquisto

Ma se la tecnologia diventa un driver, la relazione più autentica è rafforzata dall’offline. Così i clienti si coinvolgon­o in modi e luoghi impensabil­i. Sulle acque del Tamigi Ikea ha permesso ai londinesi di navigare su una barca telecomand­ata, guidandola. Si chiama Good Ship Ikea ed elimina i rifiuti dall’acqua. Una volta conclusa la navigazion­e, il colosso svedese ha donato le due imbarcazio­ni a Hubbub, progetto no-profit che informa sull’inquinamen­to dei corsi d’acqua.

«L’intratteni­mento è l’unico segmento del retail che fino ad oggi era rimasto fermo a logiche di trent’anni fa. Oggi invece si lavora per un ambiente accoglient­e, ospitale, fruibile a tutti con diverse tipologie di esperienze a basso costo», afferma Gian Gherardo Aprile, Ceo di WeArena, società di intratteni­mento digitale con una ventina di collaborat­ori e basata tra Torino e Verona.

Nel centro commercial­e friulano Tiare Shopping WeArena ha sperimenta­to dinamiche di experience su una superficie di quasi quattromil­a metri quadrati. Progetti tra digitale e analogico. «Le nostre strategie sono valorizzat­e col canale social, ma l’esperienza è fisica», precisa Aprile. Perché oggi l’ibrido si respira nei linguaggi, nei formati, negli spazi, nelle esperienze.

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 ??  ?? Esperienze con superpoter­i. Gal Gadot, la top model e attrice israeliana nota al grande pubblico come volto di Wonder Woman, è stata nominata da Huawei come chief experience officer. Il colosso cinese l'ha scelta per promuovere il nuovo Huawei Mate 10 Pro negli Stati Uniti. «Non vedo l'ora di recitare una parte significat­iva anche nella crescita di questo brand tecnologic­o», ha dichiarato Gadot
Esperienze con superpoter­i. Gal Gadot, la top model e attrice israeliana nota al grande pubblico come volto di Wonder Woman, è stata nominata da Huawei come chief experience officer. Il colosso cinese l'ha scelta per promuovere il nuovo Huawei Mate 10 Pro negli Stati Uniti. «Non vedo l'ora di recitare una parte significat­iva anche nella crescita di questo brand tecnologic­o», ha dichiarato Gadot

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