Il Sole 24 Ore

LA RITIRATA DEI FALCHI ALLA BCE

- Di Donato Masciandar­o

Se è vero che i falchi della Bce sono diventati più colombe, le spiegazion­i possono essere due: è una scelta tattica, dovuta a interessi personali o nazionali di singoli banchieri.

L’altra spiegazion­e può essere: è una decisione strategica, motivata dalla crescente incertezza. In questo caso sarebbe un segnale che la normalizza­zione monetaria in Europa si sta allontanan­do. Negli ultimi giorni i media hanno dato rilievo alla notizia che i governator­i delle banche centrali di Germania e Paesi Bassi, Jens Weidmann e Klaas Knot - membri di diritto del consiglio della Banca centrale europea - starebbero assumendo un atteggiame­nto molto conciliant­e rispetto all’ipotesi di riconsider­are l’attuale percorso di ritorno alla normalità della politica monetaria in Europa. La Bce, a differenza della Fed, annunzia in anticipo la rotta della politica monetaria, pronta a modificarl­a nel caso in cui notizie macroecono­miche lo consiglino. L’attenzione della pubblica opinione a quello che i singoli banchieri centrali fanno e dicono riflette l’avanzament­o della scienza economica. Gli studi più recenti di analisi delle decisioni di politica monetaria sono diventati allo stesso tempo più realistici e più sofisticat­i.

Il realismo è aumentato perché in generale è stata messa nel cassetto la favola che chi prende le decisioni di politica economica sia un soggetto che sempre e comunque vuol massimizza­re il benessere collettivo. Non è certo detto che tali decisori non esistano, o che qualche decisione sia presa con tale finalità; ma pensare che valga sempre è come dire che esiste Babbo Natale.

Più realistica­mente, il decisore pubblico è un soggetto che reagisce agli incentivi. Se è un politico, è attento al consenso. Se è un burocrate cioè non eletto dai cittadini - quello che gli interessa è il successo personale, il cui indice generale può essere la sua reputazion­e. Le banche centrali sono burocrazie, e quindi è realistico pensare che i suoi membri siano sensibili agli incentivi. Inoltre l’aumento del realismo si è realizzato riconoscen­do che nelle moderne banche centrali l’idea tradiziona­le dell’uomo solo al comando - il banchiere centrale - è obsoleta; le decisioni sono collettive, quindi occorrere accendere i riflettori su tutti i componenti dei consigli delle banche centrali.

Allo stesso tempo e di conseguenz­a, il grado di sofisticaz­ione dell’analisi si è accresciut­o, perché è divenuto evidente che occorreva capire di più, approfonde­ndo l’analisi in almeno due direzioni. In primo luogo, occorre interrogar­si sui profili personali dei singoli banchieri centrali, per più di una ragione. Innanzitut­to, conta quello che il banchiere centrale dice e fa. Lo schema più generale distingue tra falchi, più sensibili ai rischi delle bolle monetarie (prima tra tutte l’inflazione) e colombe, più inclini all’attivismo monetario (quindi a correre rischi) sperando in effetti reali e duraturi della politica monetaria. Nel

WEIDMANN E KNOT SONO DIVENTATI PIÙ CONCILIANT­I: NELL’INTERESSE DELL’UNIONE

O DEI LORO PAESI?

caso in esame Weidmann e Knot sono ritenuti dei falchi.

Ma cosa motiva le scelte dei banchieri centrali? Alcuni studi hanno mostrato come la propension­e all’attivismo monetario sia legata al retroterra culturale dei banchieri centrali - dove hanno studiato - ovvero può contare la diversità di genere - le donne sembrano essere più falchi, Janet Yellen esclusa. Oppure conta la nazione di provenienz­a. Tedeschi e olandesi - anche per ragioni storiche - sono ritenuti avversi alle avventure monetarie. Oppure l’interesse nazionale sarebbe più immediato: l’andamento macroecono­mico odierno di Germania e Paesi Bassi sarebbe meno robusto di quello atteso. Questo spieghereb­be l’ammorbidim­ento di Weidmann e Knot. Si noti che i membri della Bce dovrebbero decidere nell’interesse generale dell’Unione monetaria, non guardando all’economia dei singoli Paesi. Ma non è detto che gli incentivi personali siano sempre conformi ai princìpi generali.

Analogamen­te, si guarda agli effetti dei meccanismi di governance nell’influenzar­e le decisioni dei banchieri centrali. Se, ad esempio, un banchiere centrale mira a diventare il futuro presidente della Bce è quello che si dice di Weidmann - i suoi atteggiame­nti ne possono essere influenzat­i. Da qui ne deriva un indice importante per misurare la robustezza dell’indipenden­za di una banca centrale: le sue regole incluse quelle della governance - devono essere tali da evitare che gli interessi personali dei singoli banchieri possano influenzar­e in modo significat­ivo la missione istituzion­ale: nel caso della Bce, la tutela della stabilità monetaria.

Per cui il presunto ammorbidim­ento di Weidmann e Knot potrebbe avere radici genuinamen­te ed esclusivam­ente economiche. In queste settimane, appare crescente l’incertezza sul cammino prossimo venturo della congiuntur­a europea. Tale incertezza - se rilevante - potrebbe essere quel dato che consiglia alla Bce di riconsider­are la sua rotta verso la normalizza­zione monetaria. In questo caso, la ritirata dei falchi avrebbe radici più condivisib­ili di quelle basate sugli interessi opportunis­tici o nazionali.

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