L’analisi bis taglia i costi: l’opera scende a 2,4 miliardi, il «non fare» resta a 1,7-3,9
Nella seconda versione tenuto conto dei soli costi a carico dell’Italia
Sulla Tav è l’ora della «analisi bis» che, considerando i soli costi per l’Italia, riapre la partita dei numeri, parallela a quella politica.
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Chi ha deciso l’analisi bis
Il governo ha chiesto alla task force guidata da Marco Ponti di elaborare un’analisi costi-benefici integrativa rispetto a quella pubblicata il 12 febbraio per considerare i soli costi sostenuti dall’Italia. Stampa e analisti avevano osservato fin dalla pubblicazione dell’ analisi costi-benefici, il 12 febbraio, che il documento consideravai costi totali dell’ opera( tratta internazionale più tratta nazionale) e noni soli costi a carico dell’ Italia che si ottengono eliminando i contributi dell’ Unione europea.Dopo una resistenza di Ponti e del ministero, la decisione di procedere con l’ analisi bis è stata presa nei giorni scorsi. Con questa integrazione si passa da un’ analisi che considerava il costo e l’ utilità dell’ opera in assoluto( co mese fosse vista da Bruxelles) a una analisi“centrata” sull’Italia e i costi che deve sopportare. Chi ha presola decisione di fare l’ analisi bis? Il ministero delle Infrastrutture, secondo le fonti uffici alidi governo, ma è probabile ci si astato un pressing del premier Con teche già nell’ intervista al Sole 24 Ore, pubblicata il 26 febbraio, aveva detto di prendere in considerazione l’ ipotesi.
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I risultati dell’analisi bis
Il risultato dell’analisi bis è l’abbattimento drastico dei costi e quello molto più contenuto dei benefici: prima superavano i benefici di 7 miliardi, ora si scende a 2,4. Anche in questa seconda versione sono stati presi inconsiderazione due scenari, uno con le vecchie previsioni di traffico dell’ Osservatorio, l’ altro“realistico” con stime di traffico più contenute elaborate dal gruppo dilavo rodi Ponti( sono le stesse ipotesi del primo studio ). Nel primo ca sola differenza frac ostie benefici scende a 1,9 miliardi, nello scenario più attendibile è fissato intorno ai 2,4 miliardi.
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Si riapre la partita
Il nuovo lavoro di Ponti e Ramella mette a disposizione più dati utili per valutare il progetto. Ora la partita politica e pubblica si riapre ed è una partita che si potrà giocare in modo più trasparente e informato. Se, come è stato detto, l’ analisi doveva servire a promuovere una discussione pubblica e una decisione del governo, non ad avalla reposizioni pregiudiziali, la versione bissi avvicina più allo scopo. Dove è evidente che il dato da confrontare con quello finale derivante dal’analisi bis è quello del costo per l’ Italia di non realizzare l’ opera. S esi fosse scelta questa metodologia dall’ inizio( almeno in termini di integrazione al lavoro principale) ci saremmo risparmiati le reazioni forse eccessive da tutti i lati e un dibattito pubblico molto aspro che ha fatto a pezzi la prima versione dell’analisi.
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Il costo del «non fare»
Diventa sempre più il dato fondamentale. Che non è cambiato: per il costo della non realizzazione dell’opera si può fare riferimento alla relazione presentata con la prima versione dell’ACB. Il totale oscilla fra 1,7 e 3,9 miliardi perché per molte voci si prendono in considerazione forchette di costi possibili. Questo spiega perché il premier Conte abbia già spostato la sua attenzione su una valutazione approfondita delle clausole contrattuali. Sarà centrale nelle prossime settimane. La relazione svolta dall’ avvocatoPuc ci ariel lo non evidenzia mai un costo totale, mai singoli elementi che vi contribuiscono. Questo ha fatto sì che venissero diffuse cifre non univoche. Vediamo il quadro: il costo dello scioglimento dei contratti viene stimato in una forchetta fra 130 e 400 milioni; i risarcimenti e le penalità previste dal Grant Agreement (l’accordo con la Ue sulle modalità di spesa dei finanziamenti europei Cef firmato nel 2016) da 16 a 81 milioni; possibile rivalsa francese per i costi sostenuti dalla Francia 400 milioni; restituzione di fondi Ue già versati 535 milioni; le cifre in attuazionedel Grant Agre ement chela Francia perderebbe se l’ opera venisse cancellata 297 milioni; costi di ripristino dei luoghi dove sono state realizzate opere 347 milioni (nell’analisi di Ponti). Il totale è compreso in una forchetta da 1.725 milioni a 2.060 milioni. Autorevoli fonti che hanno lavorato al dossier riferiscono tuttavia di una forchetta che può arrivare a 2,4 miliardi. Tutto questo al netto dei lavori per il potenziamento della linea storica, che vengonostimatiin1,5miliardi:c’èstato un dibattito relativo alla legittimità di inserire o meno questa voce nei costi del «non fare». Se è chiaro che in qualche modo bisognerà intervenire sulla vecchia linea e sul vecchio tunnel qualora non si realizzasse la nuova linea (salvo decidere di spostare tutto nel corso del tempo sulla gomma), più complicato decidere in che misura sia necessario intervenire. Diciamo che la forchetta totale dei costi del «non fare» oscilla fra 1,7 e 3,9 miliardi. Ad approfondire una cifra più esatta saranno dedicati probabilmente i prossimi giorni e forse le prossime settimane.
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Altri possibili costi
Nessuno ne ha ancora mai parlato ma a Bruxelles l’ipotesi è stata considerata: nel caso di cancellazione della Torino-Lione verrebbe meno il corridoio Mediterraneo. Potrebbero allora essere accollati altri costi (potenziali) all’Italia con la revoca dei numerosi finanziamenti ad altre opere “italiane” che appartengono al corridoio. Pesano per 926 milioni i finanziamenti Cef accordati da Bruxelles sul corridoio Mediterraneo LisbonaLubjana-Kiev. La gran parte però vanno alla Torino-Lione. Ce ne sono almeno per 106 milioni già assegnati ma bisognerebbe contare anche tutti i finanziamenti del prossimo budget europeo. Senza contare la promessa già fatta da Bruxelles di aumentare sulla stessa Torino-Lione dal 40 al 50% il contributo per il tunnel di base ed ex novo al 50% quello per la tratta nazionale.
Il risultato dell’analisi bis è l’abbattimento drastico dei costi e quello molto più contenuto dei benefici: prima superavano i benefici di 7 miliardi, ora si scende a 2,4