Il Sole 24 Ore

L’analisi bis taglia i costi: l’opera scende a 2,4 miliardi, il «non fare» resta a 1,7-3,9

Nella seconda versione tenuto conto dei soli costi a carico dell’Italia

- Giorgio Santilli

Sulla Tav è l’ora della «analisi bis» che, consideran­do i soli costi per l’Italia, riapre la partita dei numeri, parallela a quella politica.

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Chi ha deciso l’analisi bis

Il governo ha chiesto alla task force guidata da Marco Ponti di elaborare un’analisi costi-benefici integrativ­a rispetto a quella pubblicata il 12 febbraio per considerar­e i soli costi sostenuti dall’Italia. Stampa e analisti avevano osservato fin dalla pubblicazi­one dell’ analisi costi-benefici, il 12 febbraio, che il documento considerav­ai costi totali dell’ opera( tratta internazio­nale più tratta nazionale) e noni soli costi a carico dell’ Italia che si ottengono eliminando i contributi dell’ Unione europea.Dopo una resistenza di Ponti e del ministero, la decisione di procedere con l’ analisi bis è stata presa nei giorni scorsi. Con questa integrazio­ne si passa da un’ analisi che considerav­a il costo e l’ utilità dell’ opera in assoluto( co mese fosse vista da Bruxelles) a una analisi“centrata” sull’Italia e i costi che deve sopportare. Chi ha presola decisione di fare l’ analisi bis? Il ministero delle Infrastrut­ture, secondo le fonti uffici alidi governo, ma è probabile ci si astato un pressing del premier Con teche già nell’ intervista al Sole 24 Ore, pubblicata il 26 febbraio, aveva detto di prendere in consideraz­ione l’ ipotesi.

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I risultati dell’analisi bis

Il risultato dell’analisi bis è l’abbattimen­to drastico dei costi e quello molto più contenuto dei benefici: prima superavano i benefici di 7 miliardi, ora si scende a 2,4. Anche in questa seconda versione sono stati presi inconsider­azione due scenari, uno con le vecchie previsioni di traffico dell’ Osservator­io, l’ altro“realistico” con stime di traffico più contenute elaborate dal gruppo dilavo rodi Ponti( sono le stesse ipotesi del primo studio ). Nel primo ca sola differenza frac ostie benefici scende a 1,9 miliardi, nello scenario più attendibil­e è fissato intorno ai 2,4 miliardi.

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Si riapre la partita

Il nuovo lavoro di Ponti e Ramella mette a disposizio­ne più dati utili per valutare il progetto. Ora la partita politica e pubblica si riapre ed è una partita che si potrà giocare in modo più trasparent­e e informato. Se, come è stato detto, l’ analisi doveva servire a promuovere una discussion­e pubblica e una decisione del governo, non ad avalla reposizion­i pregiudizi­ali, la versione bissi avvicina più allo scopo. Dove è evidente che il dato da confrontar­e con quello finale derivante dal’analisi bis è quello del costo per l’ Italia di non realizzare l’ opera. S esi fosse scelta questa metodologi­a dall’ inizio( almeno in termini di integrazio­ne al lavoro principale) ci saremmo risparmiat­i le reazioni forse eccessive da tutti i lati e un dibattito pubblico molto aspro che ha fatto a pezzi la prima versione dell’analisi.

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Il costo del «non fare»

Diventa sempre più il dato fondamenta­le. Che non è cambiato: per il costo della non realizzazi­one dell’opera si può fare riferiment­o alla relazione presentata con la prima versione dell’ACB. Il totale oscilla fra 1,7 e 3,9 miliardi perché per molte voci si prendono in consideraz­ione forchette di costi possibili. Questo spiega perché il premier Conte abbia già spostato la sua attenzione su una valutazion­e approfondi­ta delle clausole contrattua­li. Sarà centrale nelle prossime settimane. La relazione svolta dall’ avvocatoPu­c ci ariel lo non evidenzia mai un costo totale, mai singoli elementi che vi contribuis­cono. Questo ha fatto sì che venissero diffuse cifre non univoche. Vediamo il quadro: il costo dello scioglimen­to dei contratti viene stimato in una forchetta fra 130 e 400 milioni; i risarcimen­ti e le penalità previste dal Grant Agreement (l’accordo con la Ue sulle modalità di spesa dei finanziame­nti europei Cef firmato nel 2016) da 16 a 81 milioni; possibile rivalsa francese per i costi sostenuti dalla Francia 400 milioni; restituzio­ne di fondi Ue già versati 535 milioni; le cifre in attuazione­del Grant Agre ement chela Francia perderebbe se l’ opera venisse cancellata 297 milioni; costi di ripristino dei luoghi dove sono state realizzate opere 347 milioni (nell’analisi di Ponti). Il totale è compreso in una forchetta da 1.725 milioni a 2.060 milioni. Autorevoli fonti che hanno lavorato al dossier riferiscon­o tuttavia di una forchetta che può arrivare a 2,4 miliardi. Tutto questo al netto dei lavori per il potenziame­nto della linea storica, che vengonosti­matiin1,5miliardi:c’èstato un dibattito relativo alla legittimit­à di inserire o meno questa voce nei costi del «non fare». Se è chiaro che in qualche modo bisognerà intervenir­e sulla vecchia linea e sul vecchio tunnel qualora non si realizzass­e la nuova linea (salvo decidere di spostare tutto nel corso del tempo sulla gomma), più complicato decidere in che misura sia necessario intervenir­e. Diciamo che la forchetta totale dei costi del «non fare» oscilla fra 1,7 e 3,9 miliardi. Ad approfondi­re una cifra più esatta saranno dedicati probabilme­nte i prossimi giorni e forse le prossime settimane.

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Altri possibili costi

Nessuno ne ha ancora mai parlato ma a Bruxelles l’ipotesi è stata considerat­a: nel caso di cancellazi­one della Torino-Lione verrebbe meno il corridoio Mediterran­eo. Potrebbero allora essere accollati altri costi (potenziali) all’Italia con la revoca dei numerosi finanziame­nti ad altre opere “italiane” che appartengo­no al corridoio. Pesano per 926 milioni i finanziame­nti Cef accordati da Bruxelles sul corridoio Mediterran­eo LisbonaLub­jana-Kiev. La gran parte però vanno alla Torino-Lione. Ce ne sono almeno per 106 milioni già assegnati ma bisognereb­be contare anche tutti i finanziame­nti del prossimo budget europeo. Senza contare la promessa già fatta da Bruxelles di aumentare sulla stessa Torino-Lione dal 40 al 50% il contributo per il tunnel di base ed ex novo al 50% quello per la tratta nazionale.

Il risultato dell’analisi bis è l’abbattimen­to drastico dei costi e quello molto più contenuto dei benefici: prima superavano i benefici di 7 miliardi, ora si scende a 2,4

 ?? AP ?? La sfida dell’alta velocità.Gli ingegneri al lavoro con una macchina ”talpa” lunga 140 metri in un tunnel ferroviari­o tra Torino e Lione
AP La sfida dell’alta velocità.Gli ingegneri al lavoro con una macchina ”talpa” lunga 140 metri in un tunnel ferroviari­o tra Torino e Lione

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