Il Sole 24 Ore

C’è meno precariato: +12mila occupati fissi +35mila disoccupat­i

Crescono i disoccupat­i con meno di 25 anni: peggio dell’Italia solo la Grecia

- Claudio Tucci

I numeri sul mercato del lavoro del primo trimestre di vigenza piena della stretta, operata dal decreto dignità, su rapporti a termine e in somministr­azione, vale a dire novembre 2018-gennaio 2019, mostrano un quadro in chiaro-scuro (su cui pesano gli effetti di un’economia in frenata). L’occupazion­e, ha evidenziat­o ieri l’Istat, è scesa di 19mila unità, nel confronto con i tre mesi precedenti. I dipendenti “temporanei” sono calati di 12mila posizioni ed è tornato il segno meno anche sugli autonomi (-19mila). In controtend­enza i lavoratori stabili che, invece, sono saliti di 12mila unità (sempre rispetto al periodo agosto-ottobre 2018), complice, soprattutt­o, l’incremento delle stabilizza­zioni (essenzialm­ente del personale con maggior anzianità ed esperienza), per effetto del giro di vite sugli impieghi “precari” che sta spingendo, in parte, verso il tempo indetermin­ato.

Nello stesso trimestre, però, si sono registrati 35mila disoccupat­i in più; una fetta consistent­e è legata ai contratti a tempo non rinnovati per via delle causali, tornate obbligator­ie dopo i primi 12 mesi “liberi” di rapporto; un’altra quota si deve, piuttosto, alla riattivazi­one di un po’ di inattivi che nel periodo novembre 2018-gennaio 2019 sono diminuiti di 53mila unità.

L’andamento registrato dall’Istat nei primissimi mesi di applicazio­ne integrale del dl 87 (a ottobre è terminato infatti il periodo transitori­o) si ritrova nel dato di gennaio. Il 2019 si è aperto con 21mila occupati in più, tutti uomini (+27mila unità, le donne sono scese di 6mila posizioni) e trainati dai contratti stabili (+56mila rapporti fissi, a fronte di -16mila dipendenti temporanei e -19mila autonomi). A gennaio è aumentato il numero di persone senza un impiego, +15mila unità, quasi esclusivam­ente uomini e over 35enni (il tasso di disoccupaz­ione è rimasto stabile al 10,5%, nell’area euro si è fermi al 7,8 per cento. Peggio dell’Italia solo Spagna, 14,1% e Grecia, 18,5 per cento).

Il 2019 è iniziato (e, di fatto, prosegue) molto male per i giovani: a gennaio il tasso di disoccupaz­ione degli under 25 è risalito al 33 per cento. Certo siamo un po’ distanti dai livelli della crisi, quando si è superato il 40%; ma nel confronto internazio­nale peggioriam­o, da terz’ultimi siamo passati penultimi, ormai dietro di noi c’è soltanto la Grecia al 39,1 per cento. La Spagna, con il 32,6%, ci ha superato. Il nostro Paese resta lontanissi­mo dalla Germania, prima della classe, con un tasso di senza lavoro giovanile stabile al 6% grazie al sistema di formazione duale (che da noi, purtroppo, il governo Conte ha fortemente ridotto, dimezzando ore e fondi all’alternanza scuola-lavoro). Non solo: sia sul mese che nel tendenzial­e la fascia under 25 vede ridotto il numero di occupati.

Allargando un po’ più lo sguardo sull’anno (gennaio 2018-gennaio 2019) l’occupazion­e è salita di 160mila unità: 126mila sono a termine, 29mila permanenti e 5mila autonomi, a conferma di una crescita molto fiacca degli impieghi stabili (pesa l’incertezza). Sempre nei 12 mesi si sono contati 129mila inattivi in meno, e anche 144mila disoccupat­i in meno. Ma il transito di queste persone verso l’occupazion­e è ancora piuttosto difficolto­so, a causa di politiche attive mai decollate (ora si aspetta il reddito di cittadinan­za) e persistent­i difficoltà per la fascia mediana, 40-50 anni, della forza lavoro a reinserirs­i. Del resto, focalizzan­do l’obiettivo sull’età, i 160mila occupati in più nel tendenzial­e sono tutti over 50: nella fascia d’età 15-24 anni si sono persi 19mila posti, in quella 25-34 altri 15mila e in quella 35-49 ben 56mila.

La maggioranz­a vede il bicchiere mezzo pieno. I deputati 5 Stelle in commission­e Lavoro alla Camera hanno sottolinea­to i dati sui contratti stabili (in aumento), parlando di «successo del decreto dignità fortemente voluto dal vice premier, Luigi Di Maio». Gli esperti sono più cauti: «Purtroppo non ci sono buone notizie - evidenzia Marco Leonardi, economista del Lavoro all’università Statale di Milano -. Il saldo netto di occupati nei primi sei mesi del 2018 è positivo, mentre nei secondi sei mesi del 2018 c’è stata un’inversione di tendenza. È presto per tirare delle somme. Ma c’è più di un timore visto che l’occupazion­e risponde con ritardo alla congiuntur­a economica, e gli ultimi segnali su crescita e debito sono negativi».

Preoccupat­o anche il sindacato: «Chiediamo al governo un rapido cambio di passo - incalza Luigi Sbarra (Cisl) -. Intanto, modifichi il decreto dignità consentend­o alla contrattaz­ione di gestire meglio le causali. Poi, punti forte su investimen­ti, Mezzogiorn­o, sviluppo».

 ??  ?? Fonte: Istat
Fonte: Istat
 ??  ?? Giovanni Tria. Per il ministro dell’Economia i dati dell’Istat sul Pil «risentono» del rallentame­nto dell’economia nel secondo semestre del 2018, in cui ci sono stati «impatti negativi» sulla crescita
Giovanni Tria. Per il ministro dell’Economia i dati dell’Istat sul Pil «risentono» del rallentame­nto dell’economia nel secondo semestre del 2018, in cui ci sono stati «impatti negativi» sulla crescita

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy