Fondo centrale, ma in 13mila hanno l’età per Quota 100
Tra le misure il riscatto della laurea con oneri a carico delle imprese
Anche per i bancari Quota 100 potrebbe essere uno degli strumenti da prendere in considerazione per uscire dall’azienda. Se è vero che, per effetto degli ultimi piani industriali, i bacini di coloro che potrebbero uscire accedendo al Fondo di solidarietà o al pensionamento si sono fortemente ristretti, è anche vero che, come si legge nelle ultime tabelle del rapporto Abi sul mercato del lavoro del 2018, i bancari di età compresa tra 61 e 67 anni sono il 4,5%. Considerato che in totale i bancari sono meno di 300mila, stiamo parlando di circa 13mila lavoratori che potrebbero avere i requisiti anagrafici per quota 100. Da verificare, caso per caso, i requisiti contributivi, anche se il settore è di quelli dove i lavoratori entrati tra fine anni 70 e inizio anni 80 hanno avuto una carriera piuttosto lineare. Non è un caso che fino a non molto tempo fa le banche sono state associate al posto fisso.
Carige apripista su Quota 100?
Se il Carige potrebbe essere una delle prime banche in cui veder usare Quota 100, sempre ammesso che il sindacato avalli l’ingresso dell’opzione al tavolo della trattativa, lo è anche che la misura non può essere considerata come quella destinata ad affermarsi come dominante, anche perché per ora è temporanea ed è prevista fino al 2021. Certamente, guardando ad alcuni accordidi altri settori, come per esempio quello raggiunto in Tim, incrociando Quota 100 con incentivi all’esodo, tali da compensare parzialmente l’abbattimento dell’assegno pensionistico determinato dall’età anagrafica più bassa - che abbassa il coefficiente - e dai minori contributi, anche qualche bancario potrebbe volontariamente manifestare qualche interesse alla misura. Più nelle medie e piccole banche che in quelle grandi e nei gruppi, visto che queste ultime realtà, negli ultimi anni, hanno realizzato importanti piani di riorganizzazione, dopo aver raggiunto gli accordi con i sindacati.
Le way out
I numeri del Fondo di solidarietà consentono però di dire che è la way out per i lavoratori del settore. In via generale, stiamo parlando dell’ammortizzatore sociale più articolato dell’intero panorama normativo a cui molti settori, in alcune delle sue parti, si sono ispirati. Solo per citare alcuni degli attrezzi della cassetta di Abi e dei sindacati, c’è sicuramente la solidarietà espansiva per chi si avvia verso la pensione e vuole ridurre l’orario e favorire l’assunzione di un giovane: il fondo prevede un’integrazione del 25% della retribuzione persa per i senior che scelgono la staffetta.
Fondo centrale per le uscite
Il capitolo di spesa più rilevante del Fondo è però rappresentato dalle prestazioni straordinarie connesse alla gestione degli esuberi che nel settore, tranne rari casi, sono sempre stati gestiti con accordi sindacali e prepensionamenti volontari. La permanenza sul Fondo, dovuta al prepensionamento, dal limite di 5 anni è stata estesa transitoriamente a 7 anni (il 2019 è però l’ultimo anno delle uscite col fondo a 7 anni e quindi dell’ingresso di chi maturerà i requisiti per la pensione al 2026), grazie alle risorse stanziate dalla finanziaria 2017, e garantisce in media ai bancari un assegno di oltre l’80% dell’ultima retribuzione, in buona sostanza in linea con il successivo assegno pensionistico. Diverso sarebbe, secondo alcune proiezioni fatte dai Caf, optando per Quota 100, al netto di altri incentivi.
Il riscatto della laurea
Data l’onerosità del Fondo, un altro strumento che è stato incrociato con l’assegno straordinario (che costa ben oltre un terzo della retribuzione) è il riscatto della laurea sostenuto dalle banche sempre attraverso il Fondo di solidarietà, con oneri a carico delle aziende, che ha consentito in passato e potrebbe consentire in futuro, l’ampliamento dei bacini dei lavoratori prepensionabili e pensionabili. Non è escluso che se qualcuno scegliesse l’opzione Quota 100, il riscatto della laurea (che pesa circa un terzo della retribuzione per ogni anno di riscatto) potrebbe in futuro essere incrociato anche con questo strumento. Nel Fondo c’è poi anche una parte emergenziale che serve per eventuali casi di cessata attività lavorativa in cui supporta i lavoratori integrando la Naspi.
Le politiche attive
Accanto a queste misure ci sono, però, anche tutte quelle di politica attiva previste dal Fondo per l’occupazione che con l’accordo del 2018 ha ampliato il suo raggio d’azione. Con il sostegno al reddito dei lavoratori al termine dei 24 mesi di permanenza nella sezione emergenziale del Fondo di solidarietà e programmi come l’outplacement, la piattaforma Foclavoro, l’alternanza scuola-lavoro e tutti i percorsi di riconversione e riqualificazione professionale che con i profondi cambiamenti legati alla digitalizzazione sono diventati sempre più importante per garantire anche l’occupabilità dei bancari.