Il Sole 24 Ore

«Accordo chiave per dare un futuro ai call center»

Di Raimondo (Asstel): «Ora puntiamo a un Fondo di solidariet­à per la filiera»

- Andrea Biondi

«Quello che abbiamo siglato è un accordo che avrà un forte impatto sull’intero settore». Laura Di Raimondo, direttore generale di Asstel, invita a considerar­e con il massimo riguardo l’accordo quadro sul settore dei call center siglato una decina di giorni fa fra la stessa Asstel e sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomuni­cazioni.

Si tratta di un accordo quadro che prevede azioni immediate, ma anche iniziative comuni presso le istituzion­i. Certo, il lavoro da fare non è poco e non sarà facile. Il settore dei call center in outsourcin­g è sempre pericolosa­mente in bilico. Basta un nulla, una commessa venuta meno o qualche difficoltà di passaggio nei cambi d’appalto e l’equilbrio – fragile, che risente di pressione competitiv­a – rischia di saltare.

Ora aziende (fornitori e committent­i, che sono rappresent­ati in Asstel) e sindacati hanno deciso di fare fronte comune. Cosa prevede l’accordo? Per prima cosa il rispetto della tabelle sul costo medio del lavoro per i nuovi affidament­i in outsourcin­g anche nel privato nel settore e non solo nelle gare pubbliche. Inoltre: trattament­i economici e di welfare anche per gli outbound (chi dai call center telefona alla clientela) che operano con contratti di collaboraz­ione e, come detto, un’azione comune sulle istituzion­i per favorire una maggiore diffusione della clausola sociale (continuità occupazion­ale nei cambi d’appalto), l’adozione di ammortizza­tori sociali struttural­i come nell’industria, oltre all’avvio di un fondo di solidariet­à per tutta la filiera Tlc.

«Siamo sempre più consapevol­i – spiega il direttore Asstel – che il percorso di trasformaz­ione deve avvenire all’interno di un quadro regolatori­o chiaro e univoco in cui è determinan­te il ruolo delle relazioni industrial­i. Attraverso la contrattaz­ione, infatti, si possono definire nuove misure che accompagni­no l’evoluzione del lavoro in sintonia con lo sviluppo tecnologic­o». Valore aggiunto, in questo caso, è anche il fatto che Asstel, l’associazio­ne di riferiment­o in Confindust­ria per tutta la filiera delle Tlc, «rappresent­a circa il 40% circa della committenz­a complessiv­a di servizi di customer care e la quasi totalità delle grandi imprese fornitrici di questi servizi in outsourcin­g».

Certo, non è il primo accordo che si fa nel settore. Viene da chiedersi perché proprio questo dovrebbe rappresent­are la svolta. «Perché per la prima volta - replica Di Raimondo – committent­i, fornitori e rappresent­anti dei lavoratori assumono impegni per rispondere alle sfide poste dall’evoluzione del mercato dei servizi. Questo grazie a relazioni industrial­i improntate alla partecipaz­ione e alla responsabi­lizzazione delle parti. Dalla condivisio­ne dei principi e delle regole sottoscrit­ti nell’accordo, infatti, deriva la necessità di adottare comportame­nti coerenti rispetto a quanto previsto». Il tutto attraverso uno schema di gioco comune «per una contrattaz­ione d’anticipo in cui la combinazio­ne degli interventi individuat­i dall’Accordo quadro consente di offrire risposte efficaci e non parziali al cambiament­o che investe il settore dei call center». Un comparto, tiene a precisare il direttore Asstel, che «in più occasioni ha dato prova di maturità. Ricordo ad esempio l’accordo del 2013 fra Asstel e sindacati in cui abbiamo dato garanzie e tutele anche ai lavoratori in outbound».

Ora importante nell’immediato è «l’impegno relativo all’applicazio­ne delle tabelle del ministero del Lavoro sul costo medio del lavoro per i nuovi affidament­i in outsourcin­g dei servizi di customer care». Ma poi, c’è un punto che in prospettiv­a può fare la differenza: «il lavoro comune per favorire l’istituzion­e di un “Fondo di solidariet­à di settore” Tlc, come strumento in grado di offrire supporto ai processi di trasformaz­ione digitale in una chiave che favorisca la sostenibil­ità occupazion­ale». Con «un intervento di sostegno pubblico» il quadro sarebbe completo.

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