Bankitalia: «Bail in affrettato e ora inapplicabile»
Carmelo Barbagallo, capo della Vigilanza: «Rischia di generare instabilità»
L’entrata in vigore, nel 2016, del bail-in è stata «affrettata». Anche perché a mancare è un suo «presupposto di funzionamento», ossia la costituzione da parte delle banche di una dotazione di passività idonee ad essere assoggettate a riduzione o conversione in nuovo capitale nell’ambito della procedura di risoluzione, il cosiddetto cuscinetto Mrel.
Carmelo Barbagallo, capo della Vigilanza di Banca d’Italia, nel corso di un convengo organizzato dall’Università di Modena, dice con chiarezza che senza il Mrel «il bail-in è pressoché inapplicabile e rischia di minare la fiducia nelle banche e generare instabilità». E torna così a mettere in dubbio l’efficacia di una misura contro cui anche il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, e lo stesso ministro del Mef, Giovanni Tria, si sono scagliati nei giorni scorsi. Non solo. Il numero uno della Vigilanza auspica «una più elevata attenzione alle procedure di soluzione delle crisi per le banche medio-piccole» e la necessità di «riconsiderare l’assimilazione degli interventi alternativi dei fondi di tutela dei depositi agli aiuti di Stato». Il riferimento è alla situazione paradossale per cui l’interpretazione restrittiva della condizione di “interesse pubblico” nella dichiarazione di dissesto di una banca fa sì che solo un centinaio di banche su circa 3.000 della zona euro sarebbero sottoposte a risoluzione, mentre «per le altre resterebbe la sola procedura di liquidazione, da effettuare in base alle regole nazionali, non armonizzate». Questo regime normativo “dualistico”, evidenzia Barbagallo, «può innescare processi inefficienti di riallocazione della clientela e di disintermediazione delle banche medio-piccole». Meglio sarebbe consentire «l’utilizzo dei fondi di garanzia dei depositi sulla scorta dell'esempio fornito dall’Agenzia federale per l'assicurazione dei depositi statunitense».
Da Barbagallo arriva anche il monito sul rischio che una «insufficiente» proporzionalità delle regole induca una «eccessiva» concentrazione del mercato in pochi grandi gruppi bancari e che questo vada «a scapito delle banche medio/piccole».
Ma nello stesso tempo Barbagallo invita le banche minori a procedere sulla strada del consolidamento. Serve «conseguire economie di scala» che consentano « di smaltire più agevolmente i crediti anomali attraverso l’attivazione di forme di cooperazione più stretta o di processi di consolidamento».