Saipem a processo nell’inchiesta sul profit warning
Il gup ha rinviato a giudizio società e 4 ex manager La difesa: operato corretto
Saipem è stata rinviata a giudizio dal gup di Milano, in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti (la 231 del 2001), nell’inchiesta sul profit warning sui conti lanciato nel gennaio 2013. La decisione è arrivata dal giudice per l’udienza preliminare Giusy Barbara che ha così mandato a processo la società e altri quattro ex manager che, come ha chiarito la stessa Saipem in un comunicato diffuso ieri, hanno da tempo lasciato l’azienda.
In particolare, il giudice ha prosciolto con la formula del «non luogo a procedere per intervenuta prescrizione» la società con riferimento alla manipolazione di mercato contestata per il 2012 e relativa alle informazioni alla stampa sulle previsioni di bilancio, mentra ha mandato a processo su questo capitolo dell’inchiesta l’ex amministratore delegato, Pietro Tali, e l’ex chief operating officer della business unit Engineering & Construction, Pietro Varone, in carica all’epoca dei fatti contestati.
Saipem, invece, è stata mandata a giudizio, in base alla legge 231 del 2001, per i reati di manipolazione del mercato, commessa dal 13 marzo al 30 aprile 2013 con riferimento ai comunicati diffusi al pubblico sull’approvazione del bilancio 2012, nonché per le false comunicazioni sociali «asseritamente commesse il 30 aprile 2013 con riferimento ai bilanci 2012». Per questa tranche dell’inchiesta, coordinata dal pm di Milano Giordano Baggio, sono stati poi rinviati a giudizio anche l’ex amministratore delegato, Umberto Vergine, e l’allora dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, Stefano Goberti.
Il processo comincerà il prossimo 23 maggio davanti alla seconda sezione penale del tribunale milanese. Nella nota diffusa ieri, la società si è detta comunque fiduciosa che «all’esito del giudizio possa risultare confermata la correttezza del proprio operato». Come si ricorderà, nel gennaio 2013 Saipem lanciò un pesantissimo allarme utili che provocò un vero e proprio terremoto sul titolo, precipitato in Borsa del 34,1 per cento, con 4,7 miliardi di capitalizzazione bruciati in una sola seduta.