Tregua su Air France-Klm: «Cambieremo la governance»
Il ministro delle Finanze olandese Hoekstra chiarisce la posizione ai francesi Un gruppo di studio rivedrà la struttura di comando per un equilibrio maggiore
La Francia protesta poi cede. Air France-Klm avrà una nuova governance, il consiglio di amministrazione sarà rivisto, l’intero rapporto tra i due governi dovrà essere ridisegnato, entro giugno. L’incontro a Parigi tra il ministro dell’economia dell’Aja, Wopke Hoekstra, e il collega francese Bruno Le Maire non poteva essere altro che una presa d’atto di quanto era accaduto. Hoekstra ha accennato a una mezza scusa, ammettendo che l’improvvisa e non comunicata acquisizione del 14% del gruppo è stata «poco ortodossa», mentre Le Maire ha dovuto abbassare i toni, molto nervosi nei giorni scorsi, e spiegare che i due Paesi vogliono ora «guardare all’avvenire con un solo obiettivo, che è un obiettivo condiviso: fare di Air France-Klm il gruppo più redditizio al mondo».
Concretamente, il comunicato congiunto annuncia la formazione di un gruppo di lavoro guidato dal francese Martin Vial, direttore generale dell’Agence des participations de l’Etat (Ape) e dall’olandese Christiaan Rebergen, tesoriere generale del ministro delle Finanze. La commissione, entro giugno, dovrà definire «in uno spirito di collaborazione» una serie di punti, quasi tutti direttamente conseguenti alla presenza del nuovo, importante azionista - che è anche un governo straniero e alleato - nel capitale della società. I rapporti tra i due Stati, le regole della governance «il rispetto delle regole di buona condotta» da parte dei due azionisti, e la composizione del consiglio di amministrazione del gruppo sono i punti principali, strettamente relativi alla vita della compagnia. In più si prevede una discussione sulla «difesa degli interessi degli hub di Roissy - Charles de Gaulle e di Schiphol», sulle strategie di lungo termine e sugli accordi stretti nel 2003, in occasione della fusione tra le due compagnie.
Il riferimento al consiglio di amministrazione rende quasi del tutto formale, quindi, il «sostegno al direttore generale Benjamin Smith». La nomina, prevista per maggio, del manager canadese nel board della Klm - finora chiuso ai rappresentanti della casa madre - aveva creato molto clamore, nei Paesi bassi, alimentato anche dalla sensazione che Smith non avesse dato ascolto agli olandesi preoccupati per i suoi piani di una maggior integrazione tra le due componenti del gruppo, Klm e Air France, finora rimaste relativamente autonome. La mossa olandese sembra anche una bocciatura dell’accordo tra Smith e il presidente e amministratore delegato di Klm Pieter Elbers - che pure gode del sostegno esplicito dei dipendenti - che aveva accettato di trasferire alla holding le decisioni su reti, flotte e strategia commerciale con il rischio di impoverire lo scalo di Schiphol a vantaggio di quello, piuttosto vicino, di Parigi.
La maggior efficienza della Klm e le recenti difficoltà di Air France a gestire una dura vertenza sindacale - la componente olandese ha invece tagliato costi e posti di lavoro - hanno ulteriormente alimentato le tensioni, mentre l’avvicinarsi delle elezioni amministrative olandesi del 20 marzo, che porteranno il 27 maggio alla nomina dei senatori, e del voto europeo del 23 maggio hanno reso il dibattito pubblico sul destino della compagnia piuttosto incandescente e hanno spinto il governo a “riparare” quella che ormai appariva una inaccettabile asimmetria nel rapporto tra la compagnia aerea nazionale e lo stato francese.
Colto di sorpresa da un gesto l’acquisto della quota - che sembra un’applicazione della dottrina francese dei campioni nazionali, ora destinata ad assumere valenza europea, il governo di Parigi, dopo lo sconcerto iniziale - espresso non solo dai ministri ma dallo stesso presidente della repubblica Emmanuel Macron - si è trovato nella posizione dell’ innaffiato re innaffiato ed è stato quindi costretto a cedere alla strategie e alle preoccupazioni olandesi.