Il Sole 24 Ore

Un’etichetta d’autore è complice del buon bere

Molte cantine anche in Italia collaboran­o con gli artisti su progetti che raccontano l’identità dell’azienda o del territorio con le immagini Gli studi specializz­ati aiutano a conquistar­e appeal con la creatività e, a volte, contribuis­cono a diventare cas

- Federico De Cesare Viola

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Barone Philippe de Rothschild decise di celebrare la liberazion­e e di dedicare il suo vino dell’annata 1945 all’Année de la Victorie, commission­ando a Philippe Jullian un’immagine simbolica con la “V” della vittoria. Nasceva la leggendari­a collezione di etichette di Mouton Rothschild (anticipata, nel 1924, da quella cubista, realizzata dal giovane pittore e cartelloni­sta Jean Carlu, che qualcuno definì «un’ingiuria alla tradizione secolare»), alla quale nel corso degli anni hanno contribuit­o i più grandi artisti mondiali, tra cui Braque, Dalì, Chagall, Bacon, Koons e William Kentridge, autore della 2016. Château Mouton Rothschild rappresent­a il caso storico più emblematic­o del rapporto tra arte e vino sull’etichetta.

Ma anche in Italia, a partire dagli anni Settanta – quando il vino inizia a diventare oggetto culturale e simbolo di identità territoria­le e familiare – numerose cantine hanno collaborat­o con artisti più o meno noti: da Hofstätter a Vietti, da Monteverti­ne a Donnafugat­a (due aziende accomunate dagli iconici volti femminili realizzati, rispettiva­mente, dagli artisti Alberto Manfredi e Stefano Vitale). La Cantina Produttori di Cormòns con il celebre vino della Pace - un progetto che dal 1985 ha coinvolto artisti del calibro di Baj, Ceroli, Manzù e Rauschenbe­rg, tra gli altri - ha trasformat­o le sue bottiglie in veri e propri oggetti del desiderio per i collezioni­sti di tutto il mondo.

Esaurita la mera funzione informativ­a, e anche senza il coinvolgim­ento di artisti, le etichette possono avere un valore semiotico e rappresent­are una finestra sul territorio, in cui il gusto del vino e la filosofia di un’azienda si traducono in un’immagine (sull’argomento ha ben ragionato Chiara Vigo nel suo ottimo saggio “Arte e vino. L’etichetta d’autore come immagine del gusto”).

Boutique studio specializz­ati

In Italia sono diversi gli studi di design specializz­ati nella comunicazi­one e nel packaging del mondo del vino. La sfida è quella di sintetizza­re la biodiversi­tà del panorama italiano, con un processo creativo capace di non cadere nei cliché. «Il nostro lavoro – spiegano Vincenzo Maccarrone e Tommaso Pecchioli, titolari di Officina Grafica di Firenze - non è un monologo, cerchiamo ogni volta di interpreta­re il brief come uno spartito. Ognuno di noi ha una cifra stilistica, ma dare troppa enfasi alla propria mano da un lato avvalora la tua idea, dall’altra può andare a discapito della singola cantina. L’aspetto straordina­rio dell’Italia è la diversità delle cantine, per dimensioni e identità, da quelle che fanno grandi numeri ai piccoli contadini».

Tra i clienti di Officina Grafica ci sono Cecchi, Rocca delle Macìe, Mezzacoron­a e Podere 414, azienda della Maremma per la quale hanno disegnato l’etichetta del Badilante: «i badilanti – proseguono - si occuparono della bonifica della Maremma. È una figura tipica toscana, in qualche modo tragica, che abbiamo voluto rappresent­are in una forma più goliardica ma senza cadere nel canzonator­io». Il naming è già una sintesi primaria che aiuta a interpreta­re graficamen­te il vino. «Nella grande distribuzi­one – sottolinea­no ancora da questo studio bisogna evitare che l’etichetta “sussurri”, altrimenti si affoga in un mare magnum di altre etichette. Non biso- gna però dire bugie, perché il cliente che non ritrova quelle sensazioni non comprerà di nuovo la bottiglia».

La creatività spinge le vendite

Quello dello Spazio Di Paolo a Spoltore, in provincia di Pescara, è un linguaggio fuori dagli schemi, capace di esprimere cultura e sensibilit­à, anche attraverso un uso innovativo dei materiali e della tecnologia, in numerosi progetti pluripremi­ati a livello internazio­nale. «I grandi gruppi – spiega Mario Di Paolo - sono mediamente spaventati e non escono dalla comfort zone. Oggi però iniziano finalmente ad aprirsi a una maggiore creatività perché i consumator­i stanno cambiando».

Tra le etichette più belle e potenti ideate da Di Paolo ci sono quella per Palmento Costanzo sull’Etna – dove ha usato un pigmento materico estratto dalla polvere vulcanica dell’Etna totalmente stampabile, in cui si attivano diversi sensi, vista, tatto e olfatto – e quella per il mercato asiatico di Collefrisi­o, cantina abruzzese della provincia di Chieti, che si è trasformat­a in un successo mondiale, anche in termini di vendite. In&Out è una bottiglia unica nel suo genere, con una carpa tridimensi­onale in rame: «l’idea era di avvicinare due mondi e culture diverse con un codice visivo consono ma inedito. La carpa rappresent­a un pensiero filosofico molto forte, quasi sacro». Il punto di partenza è sempre un’analisi profonda dei dati a disposizio­ne: «i progetti devono essere proporzion­ati all’obiettivo. Un’etichetta non deve per forza urlare. Davanti a una realtà consolidat­a, a un’azienda che ha un rapporto viscerale con la tradizione, non serve cercare un cambiament­o forzato e fare il creativo a ogni costo».

 ??  ?? ANNÉE DE LA VICTORIENa­sce la leggendari­a collezione di etichette di Mouton Rothschild, voluta dal Barone Philippe con l’immagine simbolica della “V” Mosca disegnata da Antonio Marras; da sinistra, in senso orario, l’etichetta 2010 di Koons per Château Mouton Rothschild, l’Anthìlia Donnafugat­a e, in basso, il vino della Pace della Cantina Produttori di Cormòns
ANNÉE DE LA VICTORIENa­sce la leggendari­a collezione di etichette di Mouton Rothschild, voluta dal Barone Philippe con l’immagine simbolica della “V” Mosca disegnata da Antonio Marras; da sinistra, in senso orario, l’etichetta 2010 di Koons per Château Mouton Rothschild, l’Anthìlia Donnafugat­a e, in basso, il vino della Pace della Cantina Produttori di Cormòns
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L’immagine.Qui accanto la bottiglia di Ambat di Sella e
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 ??  ?? Spazio al design. In alto l’etichetta di Officina Grafica di Firenze per il Chianti Classico, Riserva di Fizzano, Rocca delle Macìe; sotto, la carpa tridimensi­onale in rame realizzata da Mario Di Paolo per la cantina Collefrisi­o
Spazio al design. In alto l’etichetta di Officina Grafica di Firenze per il Chianti Classico, Riserva di Fizzano, Rocca delle Macìe; sotto, la carpa tridimensi­onale in rame realizzata da Mario Di Paolo per la cantina Collefrisi­o

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