Rilancio artistico a Marrakech (e i galleristi fiutano il business)
Forte interesse internazionale per la rassegna “1-54” all’hotel La Mamounia che poi sarà a New York e Londra
Marrakech accelera con l’arte. Meta storica del turismo intellettuale, la città marocchina ai piedi dell’Atlante, vive oggi, ancora una volta, una rinascita legata a design e cultura. Negli ultimi mesi hanno aperto oltre 30 tra gallerie, atelier, fashion hub creativi e di progettazione.
Il celebre hotel La Mamounia ha appena ospitato la kermesse 1-54 African Contemporary Art Fair dedicata agli artisti africani. Le sale care a Winston Churchill, all’ombra del maestoso complesso religioso della Kutubiyya, hanno riunito una ventina di grandi galleristi internazionali che stanno promuovendo gli artisti ci circa venti Paesi del continente. La rassegna si trasferisce, con partecipazione più ampia, a New York, a maggio, per poi approdare a Londra in autunno (www.1-54.com).
«Marrakech sta vivendo un nuovo momento magico – sottolinea Touria El Gaoui, fondatrice e organizzatrice di 1-54 –. La Mamounia ha colto bene l’importanza di questo momento e del ruolo che le multiformi radici africane giocano nella cultura marocchina che è patrimonio dell’intera umanità. Oggi Marrakech esprime di nuovo la sua vitalità profonda e originale. L’interesse dei grandi galleristi internazionali è solo un tassello di un mosaico che si compone e si arricchisce».
Del resto la Medina, cuore della città antica, è un grande cantiere architettonico e di design. Accanto all’area del solo Dar Darma, ad esempio, sono almeno una decina i fondaci in ristrutturazione. Rinascono come splendidi riad o dar (a seconda che abbiano o meno giardini interni) che rinnovano i fasti della tradizione. In tutta l’area circondata dalle mura color argilla i cantieri sono più di trenta, e diversi promossi da imprese italiane.
Prosegue l’onda lunga del successo del museo Yves Saint Laurent. Nei giorni scorsi un ruolo chiave è stato giocato dal museo Macaal di arte africana, che ha ospitato numerosi eventi. Nell’area dei giardini Majorelle è stato presentato un lavoro sulle rotte dei migranti tra Sicilia e Senegal. E il filo conduttore dell’arte africana ha disegnato percorsi di eventi e presentazioni nelle numerose gallerie e installazioni artistiche tra la Medina, l’area di Guéliz, i quartieri di Hay Hassani e Sidi Ghanem.
Tradizioni arabe, berbere e africane costituiscono oggi l’humus di lavori di design, progettazione e rivisitazione culturale che hanno invaso e contaminato la città rossa e i villaggi dell’Ourika, passando per i bei giardini di Anima, museo botanico a cielo aperto, promosso dal’artista austriaco André Heller .
Nel Palmeto della città rossa, ad esempio, Jnane Tamsna costituisce il laboratorio del Nuovo stile marocchino, su iniziativa di Meryanne LoumMartin, che ha realizzato un luogo cult per attori, intellettuali, designer internazionali. «Oggi Marrakech è laboratorio ideale di creatività – dice Meryanne, avvocato a Parigi e proprietaria del Jnane Tamsna insieme con il marito Gary Martin –. Qui si fondono le culture di milioni di persone in un sincretismo che non ha eguali e che ha un’altissima produttività» .
Cultura e wellness nel mondo arabo-berbero sono binomio indissolubile. La valle dell’Ourika è laboratorio di creatività applicata alle tradizioni erboristiche e della lavorazione dell’argan. Così come il deserto di Marrakech, l’Agafay, è popolato di campi tendati extralusso, che coniugano l’esclusività dell’esperienza nomade con arredi e sperimentazioni eclettiche, anche in questo caso ad alta intensità di design e creatività.