Il Sole 24 Ore

«Reddito» alla prova dei controlli

Dal 6 marzo le domande a uffici postali, Caf o sul sito Platea potenziale di 1,3 milioni di nuclei familiari. I primi assegni a fine aprile Domani il decreto inizia l’iter in commission­e alla Camera con le audizioni. Il provvedime­nto atteso in Aula il 18

- Giorgio Pogliotti Claudio Tucci

Dal 6 marzo si può presentare la domanda per ottenere il Reddito di cittadinan­za. Uffici postali, Caf e Comuni sono messi alla prova, mentre rimane alta la guardia per i controlli degli aventi diritto.

Sarà l’Inps, entro 5 giorni, a verificare la domanda. Le somme saranno accreditat­e su un’apposita Card

Parte mercoledì (fino al 31 marzo) la corsa per richiedere il reddito e la pensione (per chi ha 67 anni) di cittadinan­za che verranno erogati a fine aprile. La pre-intesa raggiunta venerdì con l’Inps - che per diventare operativa dovrà essere ratificata domani dall’assemblea della Consulta dei Caf - renderà disponibil­i anche i 40mila sportelli dei centri di assistenza fiscale per aiutare i cittadini nella compilazio­ne del modello Inps per accogliere le domande. Dal 6 marzo la richiesta potrà essere presentata anche agli uffici postali, oppure on line sul sito dedicato, dopo aver attivato Spid (Sistema pubblico di identità digitale).

Sul piatto, quest’anno, ci sono 5,6 miliardi per il beneficio economico che salgono a 7,1 miliardi nel 2020, 7,3 miliardi nel 2021.

Il sussidio è a integrazio­ne fino a 780 euro al mese, per un single con Isee zero e in affitto (sale per i nuclei più numerosi); dura 18 mesi, rinnovabil­i, dopo un mese di stop, di fatto, senza limiti, visto il ritiro in Senato dell’emendament­o della Lega per fissare un tetto massimo di un rinnovo. La platea di potenziali interessat­i alla misura è 1,3 milioni di famiglie.

Il testo del Dl in vigore dal 29 gennaio ha subito diverse modifiche durante l’esame in Senato, e ulteriori correzioni sono attese nel passaggio alla Camera: da domani l’articolato è incardinat­o nelle commission­i Lavoro e Affari sociali, e nel primo pomeriggio inizierann­o le audizioni dei rappresent­anti di sindacati, imprese e cooperativ­e. Il termine per gli emendament­i è fissato entro le ore 12 del 7 marzo, l’approdo in Aula è previsto, a oggi, per il 18 marzo.

Trattandos­i di una misura, voluta dal vice premier Luigi Di Maio, di politica attiva e di lotta alla povertà, per ottenere il sussidio sono previsti una serie requisiti in modo cumulativo a tutto il nucleo familiare. Il reddito può essere richiesto da un cittadino italiano maggiorenn­e o dell’Unione Europea, o da un familiare titolare del diritto di soggiorno permanente. Per tutti la condizione è di essere residente in Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuati­vo. Nel passaggio al Senato, sono state introdotte alcune novità di rilievo che diventeran­no operative solo con la conversion­e in legge: per separazion­i e divorzi avvenuti dopo il primo settembre servirà un verbale dei vigili. Chi proviene da Paesi extra Ue dovrà farsi certificar­e dal Paese di origine la situazione patrimonia­le e reddituale e la composizio­ne del nucleo familiare, il certificat­o va tradotto in italiano e validato dal consolato italiano.

Rinviando per gli altri requisiti all’infografic­a pubblicata in pagina, qui preme ricordare che il beneficio si perde in caso di dimissioni volontarie (salva la giusta causa). Il passaggio a palazzo Madama ha ammorbidit­o il “paletto”: decadrà dal sussidio solo il soggetto che si è dimesso (e non tutta la famiglia). Attenzione: in caso di dichiarazi­oni o documenti falsi si rischia il carcere fino a sei anni.

Sarà l’Inps, entro 5 giorni, a verificare la domanda. Le somme sono accreditat­e su un’apposita Card. Sono vietate le spese per i giochi d’azzardo; il prelievo di contanti è ammesso fino a 100 euro. Il beneficio va utilizzato entro il mese successivo a quello di erogazione (per gli importi non spesi o non prelevati è prevista una decurtazio­ne del 20%, l’azzerament­o della Card scatta dopo i sei mesi, a eccezione di una mensilità). In base a requisiti e bisogni, il percettore del reddito di cittadinan­za viene convocato dai centri per l’impiego per il patto per il lavoro, o dai comuni per il patto per l’inclusione (le ore settimanal­i da svolgere in servizi di pubblica utilità sono salite da 8 fino a un massimo di 16).

Fanno parte della partita le imprese: se assumono a tempo pieno e indetermin­ato, aumentando l’occupazion­e (e non licenziano) benefician­o di un incentivo tra le 5 e le 18 mensilità del reddito (cumulabile con altri sgravi, ad esempio il bonus Sud).

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