«Reddito» alla prova dei controlli
Dal 6 marzo le domande a uffici postali, Caf o sul sito Platea potenziale di 1,3 milioni di nuclei familiari. I primi assegni a fine aprile Domani il decreto inizia l’iter in commissione alla Camera con le audizioni. Il provvedimento atteso in Aula il 18
Dal 6 marzo si può presentare la domanda per ottenere il Reddito di cittadinanza. Uffici postali, Caf e Comuni sono messi alla prova, mentre rimane alta la guardia per i controlli degli aventi diritto.
Sarà l’Inps, entro 5 giorni, a verificare la domanda. Le somme saranno accreditate su un’apposita Card
Parte mercoledì (fino al 31 marzo) la corsa per richiedere il reddito e la pensione (per chi ha 67 anni) di cittadinanza che verranno erogati a fine aprile. La pre-intesa raggiunta venerdì con l’Inps - che per diventare operativa dovrà essere ratificata domani dall’assemblea della Consulta dei Caf - renderà disponibili anche i 40mila sportelli dei centri di assistenza fiscale per aiutare i cittadini nella compilazione del modello Inps per accogliere le domande. Dal 6 marzo la richiesta potrà essere presentata anche agli uffici postali, oppure on line sul sito dedicato, dopo aver attivato Spid (Sistema pubblico di identità digitale).
Sul piatto, quest’anno, ci sono 5,6 miliardi per il beneficio economico che salgono a 7,1 miliardi nel 2020, 7,3 miliardi nel 2021.
Il sussidio è a integrazione fino a 780 euro al mese, per un single con Isee zero e in affitto (sale per i nuclei più numerosi); dura 18 mesi, rinnovabili, dopo un mese di stop, di fatto, senza limiti, visto il ritiro in Senato dell’emendamento della Lega per fissare un tetto massimo di un rinnovo. La platea di potenziali interessati alla misura è 1,3 milioni di famiglie.
Il testo del Dl in vigore dal 29 gennaio ha subito diverse modifiche durante l’esame in Senato, e ulteriori correzioni sono attese nel passaggio alla Camera: da domani l’articolato è incardinato nelle commissioni Lavoro e Affari sociali, e nel primo pomeriggio inizieranno le audizioni dei rappresentanti di sindacati, imprese e cooperative. Il termine per gli emendamenti è fissato entro le ore 12 del 7 marzo, l’approdo in Aula è previsto, a oggi, per il 18 marzo.
Trattandosi di una misura, voluta dal vice premier Luigi Di Maio, di politica attiva e di lotta alla povertà, per ottenere il sussidio sono previsti una serie requisiti in modo cumulativo a tutto il nucleo familiare. Il reddito può essere richiesto da un cittadino italiano maggiorenne o dell’Unione Europea, o da un familiare titolare del diritto di soggiorno permanente. Per tutti la condizione è di essere residente in Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo. Nel passaggio al Senato, sono state introdotte alcune novità di rilievo che diventeranno operative solo con la conversione in legge: per separazioni e divorzi avvenuti dopo il primo settembre servirà un verbale dei vigili. Chi proviene da Paesi extra Ue dovrà farsi certificare dal Paese di origine la situazione patrimoniale e reddituale e la composizione del nucleo familiare, il certificato va tradotto in italiano e validato dal consolato italiano.
Rinviando per gli altri requisiti all’infografica pubblicata in pagina, qui preme ricordare che il beneficio si perde in caso di dimissioni volontarie (salva la giusta causa). Il passaggio a palazzo Madama ha ammorbidito il “paletto”: decadrà dal sussidio solo il soggetto che si è dimesso (e non tutta la famiglia). Attenzione: in caso di dichiarazioni o documenti falsi si rischia il carcere fino a sei anni.
Sarà l’Inps, entro 5 giorni, a verificare la domanda. Le somme sono accreditate su un’apposita Card. Sono vietate le spese per i giochi d’azzardo; il prelievo di contanti è ammesso fino a 100 euro. Il beneficio va utilizzato entro il mese successivo a quello di erogazione (per gli importi non spesi o non prelevati è prevista una decurtazione del 20%, l’azzeramento della Card scatta dopo i sei mesi, a eccezione di una mensilità). In base a requisiti e bisogni, il percettore del reddito di cittadinanza viene convocato dai centri per l’impiego per il patto per il lavoro, o dai comuni per il patto per l’inclusione (le ore settimanali da svolgere in servizi di pubblica utilità sono salite da 8 fino a un massimo di 16).
Fanno parte della partita le imprese: se assumono a tempo pieno e indeterminato, aumentando l’occupazione (e non licenziano) beneficiano di un incentivo tra le 5 e le 18 mensilità del reddito (cumulabile con altri sgravi, ad esempio il bonus Sud).