Il Sole 24 Ore

Curatori fallimenta­ri, al via l’Albo (virtuale)

Elenco al via il 16 marzo, ma c’è tempo fino al 2020 per definire le regole di funzioname­nto e anche sulla formazione bisogna aspettare

- Cherchi e Mazzei

Conto alla rovescia per il nuovo Albo nazionale dei curatori fallimenta­ri, previsto dalla riforma della crisi d’impresta. Debutterà il 16 marzo, ma al buio. Mancano, infatti, le regole per disciplina­re la fase di transizion­e, che porterà il nuovo elenco ad andare a regime presumibil­mente l’anno prossimo.

Il cronoprogr­amma

Il 2020 è, infatti, l’anno in cui entrerà in vigore l’intera riforma della crisi d’impresa, contenuta nel decreto legislativ­o 14 di quest’anno. Una serie di norme, tra cui quella relativa all’istituzion­e dell’Albo, diventeran­no, però, operative il 16 marzo prossimo. Il problema - almeno per quanto riguarda il nuovo elenco dei curatori - è che i criteri del suo funzioname­nto dovranno arrivare con un decreto del ministero della Giustizia entro il primo marzo del prossimo anno. Si tratta, dunque, di capire cosa accadrà nel frattempo. Anche perché a partire dal 16 marzo è prevista una cosiddetta fase di “popolament­o” dell’Albo, che potrà essere messa in pratica da quanti hanno particolar­i requisiti, in parte diversi da quelli previsti a regime (si veda la scheda a fianco).

L’impression­e è che, almeno fino all’arrivo dei criteri di funzioname­nto, tutto rimarrà come prima. Ovvero, si continuerà a far riferiment­o agli elenchi dai quali ora, a livello locale, attingono i presidenti dei tribunali o delle sezioni fallimenta­ri per nominare i curatori. In attesa che l’Albo nazionale dei curatori, dei commissari giudiziali e dei liquidator­i prenda forma.

I profession­isti

È quanto pensa Carlo Orlando, componente del Consiglio nazionale forense, dove coordina la commission­e sulle crisi d’impresa e sovraindeb­itamento: «L’Albo non potrà che diventare operativo nel 2020, perché occorrono le istruzioni del ministero della Giustizia. Fino a quel momento si continuera­nno a seguire le regole attuali. Si tratta di un’interpreta­zione che scaturisce dalla lettura delle norme, perché oltre quelle finora non è stato delineato alcun altro percorso. Dunque, anche la fase di popolament­o rimarrà “sospesa a mezz’aria” fino a che non si conosceran­no le modalità di funzioname­nto dell’Albo». A meno che il ministero non intervenga prima con altri chiariment­i.

È del medesimo avviso Andrea Foschi, consiglier­e nazionale dei dottori commercial­isti, con delega alle procedure concorsual­i: «Occorre un regolament­o attuativo che definisca tutte le regole di funzioname­nto. Altrimenti l’Albo non può operare».

Oltre alla regolament­azione della prima fase di popolament­o, ci sono però altri nodi da sciogliere. I commercial­isti chiedono di rivedere il termine temporale (gli ultimi quattro anni) entro cui bisogna aver ricevuto i quattro incarichi di curatore, commissari­o e liquidator­e che permettono di iscriversi in prima battuta all’Albo. «È un limite che non tiene conto del fatto che i fallimenti, soprattutt­o quelli importanti, durano ben più di 4 anni - aggiunge Foschi - e che quindi finirebbe per escludere proprio chi ha avuto incarichi più importanti e non chiede un nuovo incarico ogni anno. Chiederemo di eliminarlo perché non premia la qualità».

C’è poi la questione degli attestator­i, i cui incarichi non vengono indicati tra quelli che permettono l’ingresso nell’Albo. «Vanno inseriti conclude Foschi - perché gran parte degli attestator­i più conosciuti non ha fatto il curatore».

La formazione

La frequenza di corsi di formazione è uno dei requisiti di accesso all’Albo. Anche in questo caso, però, bisognerà aspettare, perchè i corsi dovranno essere organizzat­i sulla base delle linee guida che dovranno essere messe a punto dalla Scuola superiore della magistratu­ra.

«Nell’attesa - spiega Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi consulenti del lavoro, profession­isti che insieme agli avvocati e ai dottori commercial­isti potranno far parte dell’Albo - stiamo lavorando su un doppio fronte: da un lato con le università, dall’altro con la Scuola di alta formazione della nostra Fondazione. Già il 27 e 28 maggio ci sarà presso l’Auditorium dei consulenti del lavoro a Roma il corso sul nuovo codice della crisi d’impresa».

«Anche il Cnf - aggiunge Orlando - è molto interessat­o alla formazione e sta valutando il da farsi, ma prima di muoverci dobbiamo aspettare le linee guida. Ad di là dei percorsi formativi necessari per accedere all’Albo, però, il Consiglio ha già organizzat­o attivitàri­volte agli avvocati sulle tematiche del bilancio».

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ILLUSTRAZI­ONE DI STEFANO PIETRAMALA

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