Il Sole 24 Ore

Diecimila lavoratori candidati alla pace contributi­va

- Davide Colombo Marco Rogari

Quasi nessuno di loro potrà puntare a “quota 100”, visto che hanno iniziato a lavorare da poco più di vent’anni. Ma potranno invece fare un pensierino all’ipotesi di un riscatto agevolato degli anni di mancata contribuzi­one cumulati dal 1996 in poi. È l’altra platea interessat­a dal decretone che ha introdotto la finestra sperimenta­le di uscita anticipata con 62 anni e 38 di contributi: circa 10.500 lavoratori dipendenti o autonomi che, secondo le stime del governo, potrebbero profittare della pace contributi­va. Con un meccanismo di rateizzazi­one che, dopo le modifiche introdotte dal Senato nel primo passaggio parlamenta­re del decreto, è stato prolungato da cinque a dieci anni (120 rate mensili anziché 60).

Anche questa misura/opportunit­à è di fatto sperimenta­le come “quota 100”, e quindi suscettibi­le di ritocchi dopo il 2021. A beneficiar­ne potrebbero essere, se le stime della Ragioneria e dell’Inps si rivelasser­o corrette, 3.500 lavoratori l’anno, di cui 2.900 dipendenti e circa 600 autonomi. La circolare attuativa della “pace contributi­va” è pronta, hanno fatto sapere fonti tecniche dell’Istituto, e presto dovrebbe essere pubblicata, magari in tandem con quella, molto articolata, che contiene le linee guida e operative per il reddito di cittadinan­za.

Il recupero degli anni di mancato versamento contributi­vo, vale ricordarlo, vanta per chi lo farà un’agevolazio­ne fiscale importante: il 50% di detrazione Irpef. Si potranno riscattare un massimo di 5 anni ai quali, per i laureati, si potrebbero sommare gli anni dell’eventuale riscatto laurea nella versione agevolata introdotta da quest’anno per i soli under 45. Un forfait di poco superiore ai 5mila euro annui per ogni anno universita­rio da scontare sia ai fini della misura si dei requisiti della futura pensione.

Ma per il riscatto laurea la partita potrebbe anche riaprirsi. Nel corso dell’esame alla Camera del decretone, che la scorsa settimana ha ottenuto il primo “sì” del Senato, potrebbe essere votato un emendament­o per far salire la soglia anagrafica da 45 a 50 anni, estendendo così la platea dei beneficiar­i. Una modifica che non è però scontata, anche perché resta tutto da sciogliere il nodo del reperiment­o delle risorse necessarie per la copertura.

Dal 2016 al 31 agosto scorso (ultimo periodo monitorato) l’Inps ha ricevuto 62.282 domande di riscatto laurea e ne ha accolte 28.389 tra gestione pubblica e privata (il 45,5%, i dati includono le rinunce ex post alla facoltà di riscatto perché giudicata troppo onerosa). Se si guarda al solo settore privato, delle 43.686 domande presentate, 12.920 sono pervenute nei primi otto mesi del 2018, ovvero da quando è in vigore la circolare Inps (n.188 del 22 dicembre) che ha dato attuazione a questo strumento che consente anche alle banche la facoltà di riscatto e ricongiunz­ione di periodi utili al conseguime­nto del diritto alla pensione anticipata o di vecchiaia dei propri dipendenti.

La stima è di 3.500 domande l’anno per 3 anni per il recupero dei mancati anni di contribuzi­one

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