Il Sole 24 Ore

Notai garanti dei trasferime­nti di asset

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Trasparenz­a e solidità sono due caratteris­tiche della “catena dei blocchi”. Ma le blockchain pubbliche, aperte (tipo Bitcoin, per intendersi), nate libere dal giogo di un’autorità centrale e fondate su un database distribuit­o, scontano ancora un deficit in termini di tracciabil­ità, identità e sicurezza. Le obiezioni non riguardano l’essenza e la validità della tecnologia, cioè le operazioni crittograf­ate, il consenso partecipat­o o le modalità di scrittura sul registro. Ma interessan­o, ad esempio, la capacità di garantire l’effettiva provenienz­a delle criptovalu­te, l’associazio­ne tra un’identità “in codice” e una legalmente riconosciu­ta o l’effettiva volontà delle parti nell’eseguire una transazion­e. Problemi che coinvolgon­o i software di salvataggi­o e trasferime­nto (wallet) e le piattaform­e di compravend­ita (exchange): basti pensare ai casi di furto, smarriment­o o trasferime­nto involontar­io di virtual asset.

Per superare questi scogli, il Notariato si fa avanti con un primo progetto operativo a sostegno di chi si muove sulle reti distribuit­e pubbliche. Un servizio di multisig (multifirma) per criptovalu­te: l’intervento di una chiave “terza”, affidata ai notai, per validare le operazioni. Così da evitare che gli spostament­i dei fondi avvengano con la sola firma della chiave privata (la password) dell’utente. «Stiamo individuan­do i partner tecnologic­i e partiremo nei prossimi mesi», dice il presidente di Notartel, Michele Nastri.

Già attivi da tempo nello studio della blockchain, e forti dell’esperienza della gara di idee svolta lo scorso ottobre, i notai hanno in programma una serie di progetti. Quello del multisig è ora in cima alla lista. Nastri, che fa parte del gruppo di esperti di blockchain riuniti al tavolo del Mise, spiega che «l’obiettivo è tutelare gli asset e la loro trasferibi­lità, e dunque prevenire i furti di identità. Ma anche ribadire il ruolo notarile quale punto di riferiment­o per la conservazi­one dei dati, inclusi quelli non presenti sulla chain, e la trasmissio­ne ereditaria». Un aspetto fondamenta­le, quest’ultimo, messo in luce dalle varie cronache che raccontano di portafogli digitali inaccessib­ili dopo la morte degli investitor­i, unici titolari della chiave d’accesso.

E qui si intreccian­o le riflession­i sull’identità (anonimato) nelle reti permission­less e le procedure antiricicl­aggio: altro tema sul quale i notai sono in prima fila.

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