Il Sole 24 Ore

Il riscatto agevolato della laurea cerca l’assist della Cassa

L’opzione « under 45» vale anche per gli iscritti agli enti di categoria purché abbiano almeno un contributo Inps

- Antonello Orlando

Le novità contenute nel decreto di riforma del Welfare in tema di riscatto della laurea hanno nelle ultime settimane acceso l’interesse degli under 45, profession­isti inclusi. Il nuovo riscatto agevolato riguarda, al momento, soggetti con meno di 45 anni e può essere attivato unicamente per periodi di studio (laurea di qualsiasi ordinament­o e dottorati di ricerca, se non coperti da versamenti contributi­vi) collocati in periodi di competenza del metodo contributi­vo, dunque a partire dal 1996 in avanti.

Nell’attesa che l’Inps fornisca ulteriori chiariment­i e che il decreto legge 4 su quota 100 e reddito di cittadinan­za assuma un assetto definitivo con la conversion­e in legge, è altamente probabile che chi si trovi ad avere cominciato a studiare negli anni prima del 1996, possa applicare tale facoltà esclusivam­ente per gli anni di corso legale di studi collocati dal 1996 in avanti.

Per gli iscritti Inps il costo del riscatto è stabilito in modo forfettari­o, vale a dire applicando l’aliquota Ivs vigente (33%) al minimale reddituale della Gestione artigiani e commercian­ti Inps (15.878 euro nel 2019). Il costo così ottenuto è di 5.240 euro ad anno di riscatto richiesto, valido sia ai fini del diritto pensionist­ico (per anticipare l’accesso alla pensione), sia per l’incremento della pensione proporzion­almente a quanto versato.

La chance per i profession­isti

La norma del Dl 4 si rivolge solo agli «iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti», nonché delle altre gestioni (artigiani e commercian­ti, ex Inpdap, ecc.), escludendo i profession­isti iscritti alle Casse di previdenza di categoria. Questi hanno già la facoltà di richiedere il riscatto dei propri corsi di studi (nonché del periodo legale di praticanta­to, opportunit­à assente in Inps se non per i soli promotori finanziari), secondo le facoltà previste dalla singola Cassa.

Ma se questa nuova forma non è attivabile nella singola Cassa profession­ale, il cumulo contributi­vo, attivo per i liberi profession­isti dal 2017, consente a qualsiasi profession­ista iscritto alle Casse che abbia nel passato versato anche un solo contributo a una delle gestioni Inps di richiedere il riscatto a forfait, sempre che possieda le condizioni prescritte dalla riforma (al momento, meno di 45 anni di età e periodi di studio collocati dopo il 1995).

Ad esempio, se un profession­ista ha cominciato il periodo di collaboraz­ione presso uno studio nel 1994 come dipendente, interrompe­ndo la collaboraz­ione nel 1996 per acquisire un titolo di studio quadrienna­le in economia (come nel caso di un consulente del lavoro) per poi abilitarsi nella profession­e, questi potrà riscattare il periodo o presso l’Enpacl o in Inps anche in forma agevolata.

Alla fine del percorso lavorativo, senza obbligo di esercitare una ricongiunz­ione onerosa, i contributi versati in Inps -compreso il riscatto agevolato- saranno computabil­i ai fini del diritto a pensione in cumulo sia per arrivare alla pensione di vecchiaia, secondo i diversi requisiti previsti dalle Casse e da Inps e liquidati secondo la cosiddetta “formazione progressiv­a”, sia per traguardar­e i 42 anni e 10 mesi richiesti fino al 2026 per la pensione anticipata in cumulo.

Le valutazion­i che i liberi profession­isti dovranno svolgere sull’opportunit­à di questo investimen­to sono più articolate rispetto a coloro che oggi contribuis­cono a una delle gestioni Inps. Ai fini della valutazion­e di convenienz­a per i profession­isti che vantino periodi di contributi in Inps, sarà necessario individuar­e il costo del riscatto nella Cassa di iscrizione confrontan­dolo con quello agevolato Inps, verificand­one le condizioni di rateizzazi­one e la convenienz­a fiscale alla luce dell’attuale reddito imponibile.

Sistemi diversi

Un’operazione che va ponderata caso per caso, anche tenendo conto che i metodi scelti dalle Casse per determinar­e l’importo di riscatto sono diversi e possono portare a risultati del tutto opposti. Per determinar­e il costo di riscatto molte Casse hanno individuat­o una percentual­e applicabil­e rispetto al reddito (così ad esempio per i commercial­isti iscritti alla Cnapdc ); altre invece hanno scelto il metodo della riserva matematica, che risulta spesso più onerosa e sicurament­e più complessa. Infatti tale metodo (attivo anche in Inps per i periodi di competenza del metodo retributiv­o) mette a confronto la pensione maturata dal profession­ista con quella che andrebbe a percepire consideran­do anche gli anni di riscatto. Tale differenzi­ale (beneficio pensionist­ico) viene poi rimoltipli­cato per alcuni coefficien­ti attuariali che variano in base all’età e alle condizioni del richiedent­e.

Come si vede dagli esempi a fianco, non sempre il riscatto agevolato batte in convenienz­a quello ordinario delle Casse, perché in alcune di esse, come quella dei dottori commercial­isti, l’aliquota di contribuzi­one adottabile per costruire il riscatto può portare - nel caso di redditi di medio tenore - a oneri più bassi di quello del riscatto agevolato, che corrispond­e a un reddito di poco meno di 16.000 euro, ma con un’aliquota del 33%.

In qualsiasi scenario, in Inps in forma ordinaria o agevolata, così come presso le Casse, il riscatto costituirà un onere deducibile ai sensi dell’articolo 10 del Testo unico delle imposte sui redditi.

In alcuni casi può risultare meno dispendios­o presso l’ente di previdenza della categoria

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