I nuovi mediatori culturali
Mediatori «culturali» per fare dialogare l’anima «hardware» dell’azienda con le professionalità sofisticate. Servono anche queste risorse in Open Fiber, azienda sospesa tra old e new economy, chiamata a infrastrutturare 20 milioni di abitazioni con reti di tlc ultrabroadband.L’azienda ha 850 addetti, ma dà lavoro a un indotto di circa 10mila persone. Ha bisogno però di coinvolgerne almeno 15mila. «Cerchiamo tre categorie di lavoratori spiega l’ad Elisabetta Ripa -. Da un lato esperti di tlc in fibra, competenze difficili da trovare, sia a livello di neodiplomati che di figure senior da riqualificare». Questo per l’hardware. L’azienda cerca poi le professionalità elevate di «data analyst in grado di realizzare la rete di tlc innovativa basata sull’intelligenza artificiale» spiega Ripa. Queste due figure, il «tecnico» sul campo e l’esperto di dati, devono essere in grado di lavorare insieme, e per questo Open Fiber ha bisogno, a livello manageriale, di gente in grado di mediare tra i due livelli, favorendo il dialogo tra le diverse professionalità. «L’organizzazione - spiega Ripa - non è più focalizzata sui ruoli, ma sui task». In aggiunta, c’è l’esigenza di «mixare risorse giovani, tipiche di una realtà come Open Fiber che ha tre anni di vita, e seniority, per garantire un circolo virtuoso nell’innovazione».
Open Fiber, come concessionario pubblico, ha sottoscritto la clausola sociale che richiede di attingere per il 15% dei nuovi lavori, ai cosiddetti bacini di crisi. L’esperienza con i soggetti istituzionali «non è stata brillante, ma complessa - spiega Ripa -, un po’ per la nostra natura, che cerca skill da new economy e difficilmente riesce a trovarli nei bacini di crisi. Fondamentale quindi il ruolo che Anpal dovrà svolgere: capire prima di tutto i profili che le aziende cercano, se non c’è una comprensione profonda, allora il processo diventa complesso».