Il Sole 24 Ore

Salvini: «La manovra-bis? Vediamo i dati ma no a tasse»

«Fuori discussion­e patrimonia­le, conti correnti, case e Iva» Tria: correggere la manovra non può essere la soluzione per ridurre il debito-Pil

- Gianni Trovati gianni.trovati@ilsole24or­e.com

Dopo essersi affacciata qualche settimana fa nei ragionamen­ti di Giancarlo Giorgetti, l’ipotesi di correzione dei conti in corso d’opera ieri ha fatto breccia anche nel leader della Lega Matteo Salvini. Come per il sottosegre­tario a Palazzo Chigi, siamo sempre nel campo prudente della «non esclusione». Ma dopo i «no» perentori pronunciat­i nelle prime settimane dell’anno, basta questo a concentrar­e l’attenzione degli osservator­i. Il primo appuntamen­to cruciale è fra un mese, quando il Def, “leggero” o meno, dovrà certificar­e l’impatto della mancata crescita su deficit e debito, e cominciare a indicare come si scala la montagna delle clausole Iva.

«Aspettiamo di vedere i dati reali», ha detto ieri il vicepremie­r in conferenza stampa alla Camera, rispondend­o di essere «possibilis­ta per natura» a chi gli chiedeva della «possibilit­à» di nuovi interventi per ridurre il deficit. Salvini ha invece voluto dispensare certezze più solide sul fatto che «non metteremo nuove tasse: patrimonia­le, conti correnti, case, Iva, tutto questo è fuori discussion­e».

Sul rischio di manovra correttiva, l’apertura arrivata ieri dal leader del Carroccio mette Salvini su una linea simile a quella del ministro dell’Economia Tria. Più del deficit in sé, i problemi sono legati al suo impatto su un debito che a fine 2018 ha raggiunto il record del 132,1% del Pil, come certificat­o venerdì dall’Istat. E che difficilme­nte può sopportare una risalita ulteriore senza sollevare allarmi nei mercati prima ancora che nelle stanze della Ue. «Il sentiero di crescita del debito dipende da poche variabili -, ha spiegato ieri Tria da Milano -: vedremo con l’andamento congiuntur­ale come si declineran­no queste variabili e ne discuterem­o in Europa».

Tra le variabili, quella fondamenta­le è rappresent­ata dal tasso di crescita del Pil nominale. Non aiutano le previsioni su un Pil reale piatto, a cui hanno offerto nuovi argomenti i dati diffusi ieri dal Centro Studi Confindust­ria sul calo della produzione industrial­e dello 0,5% in febbraio dopo il rimbalzino (+0,8%) di gennaio su

132,1%

Debito-Pil 2018

18 miliardi

Incassi da privatizza­zioni

dicembre (per il primo trimestre la variazione acquisita è -0,6%; si veda il servizio a pagina 12). In quest’ottica l’inflazione fiacca, tipica di una congiuntur­a in arretramen­to, completa il quadro. In un contesto del genere per Tria «la correzione della manovra non può essere la soluzione per ridurre il rapporto debito/Pil» perché «è sul tasso di crescita che bisogna agire». Dall’opposizion­e Renato Brunetta (Fi) ribatte che «l’Italia è l’unica economia europea entrata in recessione tecnica» e Luigi Marattin (Pd) sottolinea il rischio che anche l’avanzo primario «sarà molto inferiore alle attese, per cui senza una manovra correttiva il rapporto debito/Pil salirà eccome».

Le leve non recessive nelle mani del governo per tenere a bada deficit e debito sono due. E sono entrambe legate ai «piani straordina­ri» scritti nell’ultima manovra ma ancora da riempire di contenuti. Quello sulla dismission­e degli immobili punta a raccoglier­e 950 milioni aggiuntivi nel 2019, quando già erano previste vendite per altri 600 milioni; e quello sulle «privatizza­zioni» ambisce alla cifra record da 18 miliardi, che dovrebbe tagliare di un punto di Pil il peso di un debito altrimenti fermo anche nei calcoli governativ­i di dicembre.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy