Il Sole 24 Ore

PERCHÉ ZINGARETTI RICOMINCIA DA TORINO

- Lina Palmerini

Ricomincia­re dalla Tav. Se il primo gesto politico di Zingaretti da segretario è stato quello di andare a Torino e rilanciare l’Alta velocità, vuol dire che l’opera è diventata un simbolo pure per raccontare cos’è il nuovo Pd. È vero che c’è un’opportunit­à politica per il neo leader visto che su quel tunnel passa la crisi tra Lega e 5 Stelle e dunque accendere i riflettori rende più evidente la fragilità della maggioranz­a. Del resto, esasperare le differenze tra Salvini e Di Maio ed erodere quella fiducia nel Governo che ha superato nei sondaggi il 60% è la prima missione di un partito d’opposizion­e, ma c’è soprattutt­o altro nella scelta di ripartire dalla Tav. È come se Zingaretti cominciass­e dai suoi punti di debolezza e da quei limiti che gli vengono imputati anche in casa. E cioè un certo ancoraggio a una sinistra datata fatta di slogan del passato, più spostata sui temi del lavoro che delle imprese, sbilanciat­a al Centro-Sud più che al Nord, comunque disattenta al voto moderato.

E invece con questa prima trasferta a Torino si vuole smentire proprio questo riflesso per cui Zingaretti vuol dire Pci-Pds-Ds. Insomma, la bandiera “Sì Tav” al neo segretario serve per mandare un segnale preciso e comprensib­ile di apertura verso mondi che non sono quelli oggi più vicini al Pd e che lui punta ad avvicinare anche costruendo un nuovo campo di centro-sinistra. In effetti, la Torino delle manifestaz­ioni di piazza per la Tav, con le decine di associazio­ni produttive schierate, con una trasversal­ità di appartenen­ze politiche che va dalle “madamin” ai lavoratori dei cantieri, diventa un luogo da presidiare e coltivare politicame­nte. «Sono qui in Piemonte con Chiamparin­o e con chi si batte per il futuro dell’Italia, questo vuole essere simbolicam­ente il primo atto di una nuova fase». Così diceva ieri Zingaretti come se intorno all’Alta Velocità ci fosse la rappresent­azione di quella nuova coalizione che va da Calenda fino alla sinistra. Un’idea ancora tutta da realizzare, ma quel viaggio è un passo per ricostruir­e un bipolarism­o centrodest­ra e centro-sinistra.

Perché l’altro obiettivo della trasferta di ieri è la riconquist­a dell’elettorato 5 Stelle. È vero che ieri il neo leader ha parlato soprattutt­o di come il Carroccio stia mancando alle aspettativ­e del Nord – che è la tesi di Roberto Maroni – ma in realtà la vera caccia è altrove. È ai delusi dai grillini più che a quelli della Lega perché Torino è un altro simbolo di quei luoghi dove il Movimento ha vinto ma dove può esserci una ritirata, come è accaduto in Abruzzo o in Sardegna e come – a sentire i sondaggist­i – sta accadendo in tante zone del Nord. E la competizio­ne per prendersi quei consensi in libera uscita è con Salvini (che infatti tanti ne ha presi alle regionali abruzzesi) in uno schema di ritorno del bipolarism­o anche su scala nazionale.

È vero quindi che la prima tappa da neo leader è il segno che l’opposizion­e è tornata dopo un anno di assenza ma sventoland­o la bandiera del “Sì Tav” Zingaretti vuole soprattutt­o raccontare il profilo del suo Pd e riconquist­are quei voti persi che ora potrebbero tornare a casa.

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