Il Sole 24 Ore

Corsa contro il tempo per liberare le risorse entro la fine di maggio

- —Carmine Fotina

Ora per il Fondo nazionale innovazion­e dovrà scattare la macchina dell’attuazione: ieri il ministro Di Maio ha indicato maggio come obiettivo per la partenza. Per adesso il Mise ha firmato la direttiva che autorizza, a prezzi di mercato, la cessione da Invitalia a Cassa depositi e prestiti del 70% del capitale sociale della Sgr Invitalia Ventures. Serve ancora la valutazion­e di un advisor sul prezzo e il contratto di cessione con cui la Cassa farà valere il diritto di opzione a suo favore inserito nella legge di bilancio. La norma stabilisce anche che l’acquirente, quindi Cdp, apporti risorse aggiuntive pari almeno a quanto è già in pancia alla Sgr.

A quest’ultima fanno capo Invitalia Ventures I (investimen­ti in early stage, 87 milioni) e Invitalia Ventures II (Fondo per la crescita delle imprese del Sud, 150 milioni). Ma anche il Fondo anti delocalizz­azioni da 200 milioni (Invitalia Ventures III) non ancora operativo: questa dote passerà invece al ministero dello Sviluppo e bisognerà capire se la missione originaria - ovvero coinvestir­e per il rilancio di complessi industrial­i in crisi - sarà preservata o sarà di fatto cancellata a favore del più generale piano sulle start up. In più, la legge di bilancio prevede che il ministero dello Sviluppo possa sottoscriv­ere quote o azioni di fondi di venture capital o di fondi di fondi. E a questo scopo 110 milioni, spalmati in sette anni, sono destinati a costituire presso lo stesso ministero il “Fondo di sostegno al venture capital”. È probabile che tali risorse vengano in tutto o in parte investite proprio nella Sgr che farà capo alla Cdp. Manca però ancora il decreto interminis­teriale MiseMef che dovrà definire le modalità di investimen­to nel rispetto delle regole Ue sugli aiuti di Stato.

Lo stesso meccanismo di fondi comunicant­i potrebbe valere per le risorse che proverrann­o dalle partecipat­e del ministero dell’Economia (almeno il 15% di utili o dividendi). Il governo stima un apporto di circa 400 milioni, già a valere sugli ultimi bilanci. In questo caso dovrà essere un decreto del ministero dell'Economia ad assegnare le risorse al “Fondo di sostegno al venture capital” del Mise. Da qui, con un ulteriore passaggio, le risorse potrebbero essere “girate” al Fondo nazionale innovazion­e.

La legge di bilancio, tuttavia, chiarisce che si potrà attingere alle risorse delle partecipat­e «nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica»: formula di rito che, secondo alcune interpreta­zioni di area Mef, lascerebbe aperta la porta a destinazio­ni alternativ­e se sorgessero urgenze relativi ai conti pubblici. La lista delle cose da fare sul venture capital non si ferma qui. Si attendono ancora il decreto attuativo sui nuovi Pir (piani individual­i di risparmio), che dovranno riservare al venture capital il 3,5% degli investimen­ti, e l’autorizzaz­ione della Commission­e europea al rafforzame­nto degli sgravi fiscali per gli investimen­ti di persone fisiche e giuridiche nel capitale (fino al 100%) di startup innovative.

110

MILIONI

Il ministero dello Sviluppo economico destinerà 110 milioni, spalmati in sette anni, alla costituzio­ne del Fondo di sostegno al venture capital

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