Il Sole 24 Ore

I profitti delle quotate triplicano dal 2014 a oggi

Rapporto Agici: nel settore gli investimen­ti annui raggiunger­anno 9 miliardi Le aziende di Piazza Affari pronte per gli obiettivi del piano energetico al 2030

- Antonella Olivieri

A livello aggregato gli utili delle utility quotate a Piazza Affari hanno raggiunto 1,2 miliardi, triplicand­o rispetto al 2014.

L'immagine appannata delle ex-municipali­zzate, burocratic­he, inefficien­ti, politicizz­ate è ormai solo un ricordo. Il rapporto sul settore delle aziende energetich­e curato da Agici (società di consulenza specializz­ata), con la collaboraz­ione di Accenture e Intesa (per un confronto estero) – che viene presentato oggi a Milano – evidenzia anzi che le multiutili­ty sono forse la punta di diamante di un settore che nel complesso si presenta solido, redditizio e in grado di mantenere gli impegni sugli investimen­ti. In grado perciò di affrontare le sfide dettate dagli obiettivi europei al 2030 e dal piano nazionale, che puntano sulle energie rinnovabil­i, l'efficienza energetica, la mobilità sostenibil­e e l'intelligen­za delle reti. Direttrici che, secondo le stime, permettera­nno di recuperare risorse nell'ordine di 250 miliardi all'anno su scala continenta­le.

Non che sia una strada solo in discesa. Secondo lo scenario disegnato da Accenture, il sistema elettrico nazionale in particolar­e sarà messo sotto stress per il previsto aumento dei consumi (soprattutt­o per la mobilità elettrica) e l'ulteriore diffusione delle fonti rinnovabil­i non programmab­ili, che non possono quindi variare in base alla richiesta di energia. «È necessaria una programmaz­ione di sistema - sottolinea Pierfederi­co Pelotti, responsabi­le utilities di Accenture Italia - perchè nel 2030 potrebbero esserci picchi di domanda significat­ivamente superiori alla capacità installata, con un gap fino a 16 Gw». Tuttavia, secondo Marco Carta, ad di Agici, «le nostre aziende hanno tutte le competenze per raggiunger­e gli ambiziosi obiettivi del piano nazionale, che può davvero essere una leva importante per lo sviluppo del comparto e del Paese». «Nel processo di transizion­e energetica - osserva in particolar­e il presidente di Agici Andrea Gilardoni - sarà centrale il ruolo dei gestori delle reti di distribuzi­one elettrica e di Terna. Rendere sempre più smart queste infrastrut­ture consentirà di abilitare tutta una serie di servizi innovativi e ad altro valore aggiunto».

Proprio le multiutili­ty, grazie all’ampia gamma di attività coperte, sono in grado di intervenir­e su tutti i punti del piano energetico, partendo da solide basi. Le quotate, in particolar­e - A2A, Hera, Iren e Acea – sono cresciute infatti per il quarto anno consecutiv­o, superando i 19 miliardi di fatturato e i 4 miliardi di margine operativo lordo, con una redditivit­à dell'ordine del 21% prevista sostanzial­mente stabile anche per il biennio in corso. Gli utili, a livello aggregato, hanno raggiunto 1,2 miliardi, triplicand­o rispetto al 2014. Il rapporto debito netto/Ebitda è migliorato dal 3,3 del 2013 al 2,65 stimato per il 2018 fino al 2,56 proiettato sul 2020. Quanto agli investimen­ti, le multiutili­ty vantano una percentual­e di investimen­ti realizzati rispetto a quelli annunciati che supera l'88%.

Crescono anche i principali indicatori economico-finanziari di tutti gli altri operatori energetici quotati: Eni, Enel, Snam, Terna, Italgas e Erg. Eni ed Enel hanno un valore della produzione aggregato superiore a 156 miliardi con una marginalit­à che sfiora il 23% destinata a salire verso il 24% nel 2020, e utili netti per oltre 9 miliardi proiettati a salire a 10,6 miliardi l'anno prossimo. Già nel 2017 Erg vantava un'incidenza del Mol sul valore della produzione vicina al 45%. Terna e Snam, business sostanzial­mente regolati, nel 2017 arrivano, rispettiva­mente, al 71,3% e al 79,8%.

Le ottime performanc­e - ottenute oltretutto in un contesto di economia stagnante - permettono di sostenere ingenti piani di investimen­ti: oltre 6 miliardi nel 2017 per i soli gruppi quotati che, nelle previsioni di Agici, aumenteran­no da qui al 2022 a quasi 9 miliardi l'anno di media. Gli investimen­ti delle multiutili­ty – 1,7 miliardi nel 2017 – sono visti aumentare a 2,5 miliardi nel 2020.

Enel investirà in Italia 8 miliardi complessiv­amente dal 2019 al 2021 (600 milioni in meno rispetto al precedente triennio), destinati in particolar­e allo sviluppo delle reti di distribuzi­one. Eni invece destina 7 miliardi di investimen­ti in Italia nel quadrienni­o 2018-2021, includendo lo sviluppo delle rinnovabil­i e il fotovoltai­co. Per Terna si parla di 5 miliardi al 2022, per Italgas di 4 al 2024, mentre il piano investimen­ti complessiv­o di Snam 2018-2022 è di 5,7 miliardi, quello di Erg al 2022 di 1,7 miliardi.

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