Tria rassicura la Borsa: pronti i decreti anti-Brexit
Norme-tampone di 18 mesi per garantire liquidità nell’eventualità del no deal
Brexit e sostegno alle Pmi sono stati al centro dell’incontro a Piazza Affari tra il ministro del Tesoro Giovanni Tria e il vertice di Borsa italiana, il presidente Andrea Sironi e l’amministratore delegato Raffaele Jerusalmi. Una visita istituzionale dove si sono toccati temi di reciproco interesse, ma senza sollevare problemi particolari.
La Brexit è un’incognita che pesa a livello continentale e, come ha ammesso lo stesso ministro, «c’è ancora molta incertezza e la situazione attuale non consente di fare previsioni». In qualche modo ne è coinvolta anche Borsa Spa che è stata acquisita dal London Stock Exchange più di dieci anni fa e integrata nel gruppo con modalità che, come l’euro, non contemplano vie d’uscita nè clausole di salvaguardia per rilevarne la proprietà in caso di eventi straordinari. L’uscita del Regno Unito dalla Comunità europea, senza accordi, renderebbe il mercato londinese e le sue strutture di colpo “extracomunitarie”. Ma, da una parte, l’Lseg si è premurato di ottenere riconoscimenti per assicurare la continuità dei servizi alla clientela, e dall’altra, come ha ribadito ieri Tria al termine dell’incontro a Piazza Affari, «il Governo italiano ha pronti i provvedimenti per assicurare una continuità operativa, sia per gli operatori italiani attivi in Gran Bretagna sia viceversa, per un periodo transitorio».
I decreti italiani dovrebbero arrivare intorno a metà mese e in sostanza garantire che tutto resti come oggi, in caso di hard Brexit, per altri 18 mesi. Un intervento-ponte, dunque, attivabile in caso di emergenza, indispensabile per evitare il caos sui mercati, se si considera che il 90% delle transazioni sull’Mts, il mercato all’ingrosso dei titoli di Stato, passa attraverso Londra, come pure il 60% degli scambi azionari. Peraltro, per quanto riguarda le grandi banche internazionali, quasi tutte si sono attivate per continuare l’attività da una sede legale comunitaria nel caso in cui ve ne fosse bisogno. Il problema riguarda semmai le banche, gli asset manager e le assicurazioni medio-piccole, che in assenza di provvedimenti-tampone, rischierebbero di prosciugare parte della liquidità dei mercati. Ad ogni modo, per scongiurare problemi, i decreti dovrebbero prevedere che sia sufficiente per gli operatori presentare istanza alle autorità competenti per poter continuare l’attività, senza attendere la risposta che, in condizioni normali, non sarebbe immediata.
Nel frattempo, proprio in vista della Brexit, tutto il gruppo dei mercati dei bond di Stato gestiti da Mts è tornato in Italia, sotto il cappello di Borsa italiana, trasferito da Londra dove si trovava fino al mese scorso direttamente sotto l’Lseg.
«La Borsa è un’infrastruttura molto importante per il sistema italiano ha spiegato poi il ministro Tria in un’intervista a Class Cnbc - dal momento che uno dei principali problemi delle imprese italiane, in particolare le Pmi, è di doversi capitalizzare sempre di più e di avere pertanto la necessità di diversificare le fonti di finanziamento oltre al credito bancario tradizionale». Per aiutare le imprese di minori dimensioni ad avvicinarsi al mercato dei capitali, Borsa italiana ha promosso da tempo il progetto Elite, esportandone la formula anche a livello internazionale. Un progetto che ha meritato parole di apprezzamento anche dal Tesoro.
«Il Governo ha dimostrato interesse e sensibilità nei confrontidella Borsa- ha sottolineato da parte sua Jerusalmi - Perchè una Borsa efficiente è interesse di tutti. All’interno del nostro gruppo abbiamo la piattaforma Mts che tratta i titoli del debito pubblico italiano e ovviamente è sempre oggetto di grande attenzione».