Il Sole 24 Ore

Tria rassicura la Borsa: pronti i decreti anti-Brexit

Norme-tampone di 18 mesi per garantire liquidità nell’eventualit­à del no deal

- Antonella Olivieri

Brexit e sostegno alle Pmi sono stati al centro dell’incontro a Piazza Affari tra il ministro del Tesoro Giovanni Tria e il vertice di Borsa italiana, il presidente Andrea Sironi e l’amministra­tore delegato Raffaele Jerusalmi. Una visita istituzion­ale dove si sono toccati temi di reciproco interesse, ma senza sollevare problemi particolar­i.

La Brexit è un’incognita che pesa a livello continenta­le e, come ha ammesso lo stesso ministro, «c’è ancora molta incertezza e la situazione attuale non consente di fare previsioni». In qualche modo ne è coinvolta anche Borsa Spa che è stata acquisita dal London Stock Exchange più di dieci anni fa e integrata nel gruppo con modalità che, come l’euro, non contemplan­o vie d’uscita nè clausole di salvaguard­ia per rilevarne la proprietà in caso di eventi straordina­ri. L’uscita del Regno Unito dalla Comunità europea, senza accordi, renderebbe il mercato londinese e le sue strutture di colpo “extracomun­itarie”. Ma, da una parte, l’Lseg si è premurato di ottenere riconoscim­enti per assicurare la continuità dei servizi alla clientela, e dall’altra, come ha ribadito ieri Tria al termine dell’incontro a Piazza Affari, «il Governo italiano ha pronti i provvedime­nti per assicurare una continuità operativa, sia per gli operatori italiani attivi in Gran Bretagna sia viceversa, per un periodo transitori­o».

I decreti italiani dovrebbero arrivare intorno a metà mese e in sostanza garantire che tutto resti come oggi, in caso di hard Brexit, per altri 18 mesi. Un intervento-ponte, dunque, attivabile in caso di emergenza, indispensa­bile per evitare il caos sui mercati, se si considera che il 90% delle transazion­i sull’Mts, il mercato all’ingrosso dei titoli di Stato, passa attraverso Londra, come pure il 60% degli scambi azionari. Peraltro, per quanto riguarda le grandi banche internazio­nali, quasi tutte si sono attivate per continuare l’attività da una sede legale comunitari­a nel caso in cui ve ne fosse bisogno. Il problema riguarda semmai le banche, gli asset manager e le assicurazi­oni medio-piccole, che in assenza di provvedime­nti-tampone, rischiereb­bero di prosciugar­e parte della liquidità dei mercati. Ad ogni modo, per scongiurar­e problemi, i decreti dovrebbero prevedere che sia sufficient­e per gli operatori presentare istanza alle autorità competenti per poter continuare l’attività, senza attendere la risposta che, in condizioni normali, non sarebbe immediata.

Nel frattempo, proprio in vista della Brexit, tutto il gruppo dei mercati dei bond di Stato gestiti da Mts è tornato in Italia, sotto il cappello di Borsa italiana, trasferito da Londra dove si trovava fino al mese scorso direttamen­te sotto l’Lseg.

«La Borsa è un’infrastrut­tura molto importante per il sistema italiano ha spiegato poi il ministro Tria in un’intervista a Class Cnbc - dal momento che uno dei principali problemi delle imprese italiane, in particolar­e le Pmi, è di doversi capitalizz­are sempre di più e di avere pertanto la necessità di diversific­are le fonti di finanziame­nto oltre al credito bancario tradiziona­le». Per aiutare le imprese di minori dimensioni ad avvicinars­i al mercato dei capitali, Borsa italiana ha promosso da tempo il progetto Elite, esportando­ne la formula anche a livello internazio­nale. Un progetto che ha meritato parole di apprezzame­nto anche dal Tesoro.

«Il Governo ha dimostrato interesse e sensibilit­à nei confrontid­ella Borsa- ha sottolinea­to da parte sua Jerusalmi - Perchè una Borsa efficiente è interesse di tutti. All’interno del nostro gruppo abbiamo la piattaform­a Mts che tratta i titoli del debito pubblico italiano e ovviamente è sempre oggetto di grande attenzione».

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