Brembo sceglie la strada del voto maggiorato
Chiuso il 2018 con ricavi a 2,64 miliardi (+7,2%), l’utile a quota 238 milioni
I risultati «dimostrano, nonostante le forti incertezze che hanno iniziato a pesare sul settore automotive a livello globale già negli ultimi mesi dell’anno, la capacità del gruppo di perseguire i propri obiettivi di crescita grazie ad articolati piani di investimento in tecnologia, processi e prodotti, ma soprattutto in persone».
Alberto Bombassei, presidente di Brembo, ha commentato così i risultati del gruppo multinazionale bergamasco leader nei sistemi frenanti che ieri ha approvato i conti del 2018 chiusi con ricavi netti cresciuti del 7,2% rispetto al 2017 a 2,64 miliardi di euro (+9,6% a cambi costanti), Ebitda di 500,9 milioni (+4,4%), ma utile netto in calo del 9,5% a 238,3 milioni. L’Ebit si è attestato a 345,1 milioni (-0,3%) mentre l’indebitamento finanziario netto è risultato in calo a 136,9 milioni (da 240,7 milioni) a fronte di investimenti netti per 285,6 milioni. Il titolo ieri ha perso il 4,05%. Le svalutazioni degli investimenti degli ammortamenti (+16,5% a 155,8 milioni) – effetto degli ingenti investimenti effettuati nei periodi precedenti – e il maggior carico fiscale hanno pesato.
«Gli investimenti fin qui approntati e l’innovazione continua, sia di prodotto che di processo, implementati in tutti i Paesi in cui il gruppo opera, ci consentono di affrontare con determinazione gli scenari complessivi che stanno caratterizzando il sistema automotive», ha dichiarato dal canto suo Michele Tiraboschi, vicepresidente esecutivo di Brembo.
Alla luce comunque di questi numeri il cda proporrà la distribuzione di un dividendo ordinario di 22 centesimi euro all’assemblea del 18 aprile. L’assise sarà anche chiamata ad approvare varie cose, fra cui un nuovo piano di buy-back. La proposta prevede la facoltà, per il cda, di acquistare in una o più volte fino a un massimo di 8 milioni di azioni ordinarie per un importo massimo di 144 milioni di euro. In sede straordinaria l’Assemblea dovrà poi rinnovare la delega al consiglio di amministrazione ad aumentare il capitale sociale anche se, ha precisato il gruppo, «il cda non intende dare immediato esercizio alla delega, ma riservarsi la possibilità di avere accesso, in maniera rapida e flessibile, alle risorse finanziarie necessarie a cogliere le opportunità offerte dal mercato, in un contesto di continua crescita e sviluppo internazionale del gruppo».
In seduta straordinaria l’assemblea sarà infine chiamata ad approvare la modifica statutaria che prevede l’introduzione del “voto maggiorato”: maggiorazione dei diritti di voto pari a due voti per ciascuna azione, a condizione che queste siano detenute per un periodo continuativo non inferiore a 24 mesi. Una modifica, questa, cui hanno fatto ricorso una cinquantina di società quotate a Piazza Affari, fra cui quelle della galassia della famiglia Agnelli (Exor, Fca, Ferrari e Cnh), ma anche Mondadori, Amplifon e che quindi rafforzerà la presa della famiglia Bombassei che già controlla il 53,5% del capitale del gruppo. La scelta del voto maggiorato, ha spiegato la società, punta a «incentivare» investimenti a medio-lungo termine nel capitale così da favorire «la stabilità dell’azionariato e l’incremento durevole del valore delle azioni» e assicurare il «successo dei progetti di crescita organica e inorganica».