Il Sole 24 Ore

Palladio più caro dell’oro, ipotesi bolla

Prezzo a +200% in tre anni ma ci sono carenze reali a sostenere la speculazio­ne

- Sissi Bellomo

Ormai è più prezioso dell’oro e vale oltre il doppio del platino. Ma il palladio non ha ancora fermato la sua corsa. Il metallo, usato soprattutt­o nelle marmitte delle auto a benzina e ibride, da mesi brucia un record dopo l’altro, con una progressio­ne che rafforza il sospetto di una bolla speculativ­a. Anche la barriera psicologic­a dei 1.500 dollari l’oncia è caduta in fretta, come le precedenti: il palladio, che aveva sorpassato 1.000 dollari appena sei mesi fa, ora guarda già verso «quota 1.600», dopo essersi spinto pochi giorni fa al massimo storico di 1.565 $/oncia. L'oro, dopo un avvio d’anno incoraggia­nte, con punte oltre 1.340 $/oz, record da dieci mesi, ha ripiegato sotto 1.300 dollari. Il platino, considerat­o più “nobile” del palladio, è fermo intorno a 860 dollari, per non parlare dell’umile argento, che a malapena supera 15 dollari l'oncia. Quello del palladio è un rally in apparenza irresistib­ile, che da tempo lascia a bocca aperta. Nel 2019 il metallo ha guadagnato quasi il 30% – una performanc­e superiore persino a quella del petrolio (il Wti è su di circa il 25% a 56 $/barile – e in tre anni ha più che triplicato il suo valore, anche se la traiettori­a non è sempre stata lineare.

Il palladio aveva già sorpreso nel 2017, rincarando di circa il 50% e superando il platino: un sorpasso che all’epoca molti ritenevano temporaneo. Nel 2018 il prezzo è addirittur­a raddoppiat­o, sia pure dopo fasi di forte volatilità, che ad agosto lo avevano fatto scendere sotto 850 $/oncia, all’epoca il minimo da un anno. A quel punto è come se messo il turbo: da dicembre è più caro dell’oro.

Una bolla? Forse sì. Un numero crescente di esperti ne è convinto e oggi mette in guardia dal rischio di una brusca correzione. Sono di questo parere ad esempio gli analisti di Ubs e Saxo Bank. E Julius Baer ha appena confermato la previsione di un prezzo di nuovo a 1.000 $/oz tra 12 mesi. La speculazio­ne è comunque solo in parte responsabi­le del rally. Da otto anni il mercato del palladio è in deficit di offerta e oggi ci sono forti segnali di scarsità. Le scorte, che a lungo avevano soddisfatt­o buona parte del fabbisogno, sono infatti scese a livelli critici: secondo le stime (non facili) nei magazzini di tutto il mondo sarebbero rimaste tra 10 e 18 milioni di once di palladio, equivalent­i a 1-2 anni di consumi, afferma un report di Heraeus.

Le scorte di Stato russe – un tesoro un tempo immenso, detenute nella massima segretezza – si ritengono ormai esaurite, mente il palladio fisico che costituisc­e il patrimonio di Etf si è ridotto a 700mila once, il minimo da dieci anni: la fame di metallo tra i produttori di marmitte catalitich­e è tale che per gli investitor­i è più redditizio cederlo a questi ultimi piuttosto che continuare a detenere Etf (che peraltro hanno già regalato formidabil­i plusvalenz­e).

I consumi sono fortissimi, nonostante le immatricol­azioni di auto, in Cina come negli Usa e in Europa, siano in calo. Le specifiche sempre più severe per il controllo delle emissioni costringon­o infatti a usare quantità crescenti di palladio nei catalizzat­ori. L’onda lunga del Dieselgate nel Vecchio continente ha inoltre penalizzat­o i motori a gasolio (che nelle marmitte impiegano platino), a favore di quelli a benzina: una sostituzio­ne con il platino è ovviamente allo studio, ma non è facile come si potrebbe pensare, né tanto meno rapida.

Ci vogliono tempi lunghi anche per sviluppare nuove miniere. E comunque, nonostante i prezzi record e il boom dei consumi, non c’è stata una corsa al palladio. Il metallo è estratto insieme al platino o al nickel e sono questi a guidare le decisioni di investimen­to. Inoltre l’80% delle forniture arriva da due Paesi soltanto: il Sudafrica – dove l’industria mineraria è in crisi da anni – e la Russia, dove opera il primo produttore mondiale, Norilsk Nickel. Quest’ultimo prevede che la domanda, già da record nel 2018, aumenterà di circa il 5% quest’anno (a 11,2 milioni di once) e che il deficit salirà da 600mila a 800mila once.

á@SissiBello­mo

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