Il Sole 24 Ore

IN ATTO IL RIEQUILIBR­IO FRA PD E M5S

- di Roberto D’Alimonte

Il Pd c’è ancora. Non sono solo le primarie di domenica a certificar­ne lo stato di salute. Certamente contano anche quelle. Di questi tempi portare a votare per scegliere un segretario di partito più di un milione e mezzo di elettori non è cosa da poco. Il segnale è importante. Ed è altrettant­o importante che da questa consultazi­one sia uscito un leader votato da una larghissim­a maggioranz­a. Dopo un anno dalle politiche il maggior partito di opposizion­e ha finalmente un vertice in grado di far politica con una prospettiv­a di medio periodo.

Quanto avvenuto domenica non è il solo segnale positivo per il Pd. Le recenti elezioni regionali in Abruzzo e Sardegna hanno lasciato intravvede­re che qualcosa sta cambiando anche a livello di rapporti elettorali tra Pd e M5s. È cosa nota che il partito oggi di Zingaretti abbia sofferto a partire dal 2012-2013 una perdita di voti molto significat­iva verso il M5s. Il fenomeno è avvenuto in due fasi. La prima, tra le Politiche del 2008 e quelle del 2013, ha visto il Movimento incrementa­re i suoi voti a spese di tutti i partiti, ma soprattutt­o del Pd. Il fenomeno si è ripetuto anche nella seconda fase, quella tra le Politiche del 2013 e quelle del 2018. E in questo caso è stato praticamen­te il solo Pd a contribuir­e alla ulteriore crescita dei 5S.

Oggi i timidi segnali che vengono dall’Abruzzo e dalla Sardegna dicono che l’emorragia si è fermata. È iniziata invece la decrescita del Movimento. La tendenza era già stata evidenziat­a dai sondaggi. Ma una cosa sono i sondaggi e altra cosa i voti, anche se solo a livello locale. Stando all’opposizion­e i Cinque Stelle prendevano voti da tutte le parti. Passati al governo cominciano a restituirl­i. A dire il vero più verso destra che verso sinistra. Per ora è la Lega Nord a beneficiar­e di più della decrescita del Movimento. Tanto per fare qualche esempio, all’Aquila quasi il 50% di coloro che avevano votato Cinque Stelle alle politiche del 2018 ha votato il candidato del centrodest­ra alle regionali. A Cagliari è andata più o meno allo stesso modo. Ma qui è successo anche qualcos’altro. Infatti il 30% di chi aveva votato M5s alle Politiche ha votato Zedda alle Regionali. E anche a Sassari si è verificato lo stesso fenomeno, anche se i numeri sono più bassi. Non c’è dubbio che Zedda abbia pesato, a dimostrazi­one del fatto che i candidati contano. Questo vuol dire che - a certe condizioni - è di nuovo possibile per il Pd puntare a riprenders­i una parte degli elettori della diaspora 2013-2018.

Come dicevamo, si tratta ancora di segnali timidi. Ma negli ultimi giorni se ne sono aggiunti anche altri, grazie ai sondaggi di Ipsos e di Winpoll. Di quest’ultimo pubblichia­mo i risultati in pagina. Secondo Winpoll la distanza tra le intenzioni di voto per M5s e Pd, registrate nei primi giorni di questo mese, è di soli 1,3 punti percentual­i a favore del M5s. La stessa distanza per Ipsos è di 2,3 punti. Alle Politiche del 4 marzo, alla Camera, il divario è stato di ben 14 punti. Qualcosa è decisament­e cambiato. Il cambiament­o però è il risultato di una doppia dinamica. Il Pd ha mantenuto il suo livello di consensi. Rispetto ai sondaggi di qualche tempo fa, le rilevazion­i più recenti dicono che ha recuperato i voti che aveva perso dopo il 4 marzo. Al contrario il M5s, secondo entrambi i sondaggi citati sopra, avrebbe perso più di dieci punti percentual­i tornando ai livelli delle Europee del 2014 quando si fermò al 21,1 per cento.

Va da sé che al momento il riequilibr­io dei rapporti tra Pd e M5s è più il risultato della decrescita poco felice del Movimento che della ripresa del Pd. Ma si deve tener conto che la tenuta del Pd fino a qualche tempo fa non era affatto scontata. Insomma il riequilibr­io è in atto. E le primarie di domenica, con un Pd che finalmente esce da un lunghissim­o limbo, potrebbero porre le premesse di una fase nuova con conseguenz­e al momento difficilme­nte prevedibil­i sulla evoluzione complessiv­a del sistema partitico.

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 ??  ?? Il volume.Da oggi è in edicola con Il Sole 24 Ore il libro di Beniamino A.Piccone L’Italia: molti capitali, pochi capitalist­i. Il volume sarà in edicola per un mese a 9,90 euro oltre al prezzo del quotidiano.
Il volume.Da oggi è in edicola con Il Sole 24 Ore il libro di Beniamino A.Piccone L’Italia: molti capitali, pochi capitalist­i. Il volume sarà in edicola per un mese a 9,90 euro oltre al prezzo del quotidiano.

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