Tecnologia Made in Italy per il food processing indiano
Progetto Agenzia Ice, Confindustria Veneto, Emilia Romagna e Lombardia: corso di formazione per le aziende della filiera che vogliono sbarcare in India
L’India vale appena lo 0,8% dell’export italiano. Non molto per un mercato di 1,3 miliardi di abitanti, che nel 2019 dovrebbe raggiungere i 3mila miliardi di Pil. E che, nell’attuale fase di debolezza della domanda mondiale, si segnala come una delle poche piazze sulla quali il Made in Italy continua a crescere. Anche per questo, da anni ormai si parla delle opportunità che l’India può offrire per le imprese italiane anche di medie e piccole dimensioni. Soprattutto nei settori dove l’industria locale è arretrata se non addirittura assente e nei quali l’Italia vanta punti di forza.
È il caso dell’agroindustria e del food processing, messi nel mirino da Agenzia Ice, in partnership con le Confindustrie Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia, con l’India Educational & Business Program, un progetto rivolto alle imprese della filiera. Alle quali viene offerta la possibilità di apprendere le modalità di insediamento commerciale e produttivo sul mercato indiano, sviluppare una rete di contatti, partecipare a missioni e incontri b2b in India e in Italia. «La novità di questo progetto - spiega Ice - sta nella natura integrata dell’intervento di accompagnamento che unisce formazione e scouting all’estero».
La prima fase del programma, dedicata alla formazione delle imprese interessate al mercato indiano, si svolgerà tra marzo e aprile del 2019. A seguito della fase formativa, è prevista una missione di scouting in India (settembre 2019). È prevista infine una missione di incoming di operatori indiani in occasione di Cibus Tec Fiera di Parma (ottobre 2019).
L’India è seconda solo alla Cina nella produzione agricola ed è il sesto mercato alimentare al mondo. Tuttavia, gli sprechi lungo la catena agroalimentare sfiorano il 40% della produzione primaria. Questo significa, spiega Paolo Maggioli, Coordinatore della Commissione internazionalizzazione di Confindustria Emilia-Romagna, che «ci sono spazi molto interessanti per le nostre imprese, perché l’Italia è uno dei principali produttori al mondo per tecnologia e innovazione nel settore agroindustriale». «Attraverso formazione e assessment sottolinea Chiara Jacini, responsabile Internazionalizzazione di Confindustria Lombardia - riusciremo a fornire un supporto tailor-made sulle singole esigenze delle imprese, preparandole al meglio per affrontare potenziali partner indiane».
Su agrindustria e food processing, India e Italia hanno costituito un gruppo di lavoro congiunto, che si è riunito per la prima volta a New Delhi e Bangalore il 27 e il 28 febbraio. Ai lavori hanno partecipato, tra gli altri, Anima (Federazione delle associazioni nazionali dell’industria meccanica varia e affine) e Federunacoma (Federazione nazionale costruttori macchine per l’agricoltura). «Nel food processing e nella catena del freddo - commenta Alessandro Durante, direttore relazioni esterne e internazionali di Anima - siamo leader insieme ai tedeschi, la nostra cultura dell’alimentazione nasce anche dal fatto che siamo stati precursori nella trasformazione del cibo. Per le aziende della galassia Anima, l’India vale tra i 320 e i 350 milioni di fatturato l’anno, appena qualche decina in più della Repubblica Ceca. Crediamo si possa fare qualcosa di più. Occorre però essere consapevoli che l’India va affrontata con il focus sul mercato interno».
Già dal 2009, Federunacoma ha stretto un accordo con la Federazione dell’industria indiana (Ficci), in base al quale, ricorda Fabio Ricci, responsabile mercati esteri, «organizziamo la fiera biennale b2b Eima Agrimach a New Delhi, che è diventato l’appuntamento più importante in India sulle macchine agricole. Questa collaborazione ha fatto crescere la nostra presenza nel Paese, con ormai una trentina di aziende attive con filiali produttive o commerciali».
Nell’industria di trasformazione alimentare, l’India consente investimenti diretti esteri al 100%. Il Governo indiano vorrebbe replicare lo sviluppo del settore farmaceutico e chimico e ha istituito un ministero ad hoc, con investimenti pianificati per 2 miliardi di dollari, soprattutto per allestire 42 food park (18 realizzati. l’ultimo è stato inaugurato il 20 febbraio), dove riunire produttori agricoli e rivenditori. L’obiettivo è aumentare la trasformazione di prodotti deperibili dal 10% medio (ma si scende al 2% nella frutta e verdura) al 20%.
‘‘
Molto è stato fatto, ma avremo bisogno di molti anni per alzare il livello di vita degli indiani Subhash Chandra Garg, segretario del dipartimento Affari economici indiano