La tregua possibile su Tav, modello Genova per ripartire
Il parere dell’Avvocatura di Stato che dovrebbe confermare la possibilità di sospendere, entro sei mesi e senza rischi di costi per lo Stato, la procedura di gara avviata da Telt con la pubblicazione dei bandi è l’ultimo tassello (in arrivo) per giungere a una tregua politica sulla questione Tav.
Il parere dell’Avvocatura sarà con tutta probabilità già stasera sul tavolo a Palazzo Chigi insieme agli altri due documenti tecnici di questa tornata: l’analisi costibenefici bis che ha ridotto da 7 a 2,4 miliardi la differenza fra costi e benefici considerando solo costi e benefici per l’Italia; l’analisi dei costi del “non fare” (cioè della rinuncia alla Torino-Lione) che, nella relazione finale dell’avvocato Pucciariello, presenta una forchetta ancora molto ampia, da 1,7 a 3,9 miliardi, e avrebbe bisogno di un supplemento di indagine per ridurla a valori più realistici. In particolare bisognerebbe approfondire, oltre alle clausole contrattuali, il costo di ripristino dei luoghi (347 milioni), quello per mettere in sicurezza la linea storica (1,5 miliardi) e le perdite di fondi Ue.
Il compromesso salverebbe il governo e consentirebbe a tutti di difendere le proprie bandiere in vista della campagna elettorale europea: la Lega potrebbe vantarsi con il Nord produttivo di aver garantito la continuità operativa con i bandi di gara e di aver evitato la perdita dei fondi Ue (per ora); M5s potrebbe continuare a professare la posizione No-Tav sottolineando che il verdetto sull’opera è rinviato. E sarebbe il premier Conte ad assumersi la responsabilità di “firmare” i bandi (sollevando il ministro Toninelli) e a spiegare al tempo stesso su quali dati va avanti l’istruttoria.
L’unica alternativa possibile a questo esito sembra, in assenza di indicazioni del governo, l’approvazione da parte del consiglio di Telt, lunedì prossimo, dei bandi, con le successive dimissioni dei consiglieri italiani.
La prima soluzione avrebbe però un vantaggio. Il governo potrebbe accantonare per un po’ la Tav e dedicarsi, compatto, al decreto legge sblocca-cantieri. Potrebbe così respingere l’attacco già sferrato dal nuovo segretario del Pd Zingaretti proprio sul fronte delle infrastrutture.
Il decreto slocca-cantieri può essere una grande occasione per ridare il giusto valore alla “variabile tempo” che la politica spesso perde di vista. È stato ricordato ieri nel convegno di Confindustria a Genova sulle infrastrutture sostenibili. Lo smarrimento della “dimensione tempo” ha portato l’Italia ad accumulare un ritardo trentennale su reti infrastrutturali e assetto del territorio.
Ora bisogna recuperare questo tempo. Il decreto legge non ha ancora contorni nitidi ma un pilastro sembra il ricorso a commissari straordinari per affrontare, in attesa di una riforma del codice appalti e delle procedure, lo sblocco o l’accelerazione di procedure ordinarie su un certo numero di progetti strategici e condivisi. Obiettivo accelerare, tutti insieme. Dare una risposta come quella che sembra funzionare a Genova dove il sindaco Bucci ha mostrato di interpretare al meglio, con saggezza e trasparenza, il ruolo di commissario. Ieri il presidente di Confindustria ha chiesto di estendere il “modello Genova” a tutte le infrastrutture strategiche bloccate oggi.
Sarebbe un bel modo per ricominciare.