I fondi sanitari contrattuali crescono e coprono oltre 4 milioni di lavoratori
Sanimoda è tra gli ultimi fondi sanitari contrattuali nati, ma ormai in Italia non c’è pressoché categoria privata che non abbia un suo fondo sanitario. Scontiamo, però, la grande assenza del pubblico. Come spiega Fiammetta Fabris, amministratore delegato di Unisalute (gruppo Unipol) «oggi il contratto più grande che è fuori dalla sanità integrativa è il pubblico. Polizia, carabinieri, scuola, solo per citare alcune categorie non ne hanno una». Nel privato i fondi contrattuali nazionali, invece, sono una quarantina: dal commercio alla logistica all’alimentare alle tlc, passando per la moda e i trasporti, tranne quello dei meccanici, il partner nella gestione è la società del gruppo Unipol. «Negli ultimi 10 anni c’è stata un’evoluzione della copertura che vede i fondi sanitari di natura contrattuale sempre più presenti nell’out of pocket», dice Fabris.
IntuttoinItaliasonocirca12,6milioni gliassicuraticoncoperturadisanitàintegrativa. I lavoratori coperti dai fondi sanitaridinaturacontrattualeoggisono 4milionidei5,8milionigarantitieabreveèprevistol’avviodiunconfrontoministerialeperrafforzarequestosistema che,coni2miliardidieurodiprestazioni erogate, rappresenta a tutti gli effetti il secondopilastrodellasanità.«Ènecessarioorainiziaredelleriflessionianche interne al sistema – continua Fabris -. Siamo alla vigilia di una stagione con obiettiviprecisi:ilmantenimentodegli investimenti pubblici nel settore, la razionalizzazionedellaspesa,unmaggiore spazio da dedicare su questo fronte nella contrattazione nazionale».
Nel nostro paese i cittadini pagano di tasca propria un quarto delle spese perlasalute.Secondoquantoemersoin unseminarioorganizzatodaUnisalute nel2017laspesasanitariatotaleinItalia ha raggiunto 152,8 miliardi di euro: di questi i tre quarti (il 74% pari a 113,1 miliardi di euro) rappresentano la spesa pubblica,mentreil24%,39,7miliardidi euro, la spesa sanitaria privata. Considerando la sola spesa privata, il 91% è stata out of pocket: i cittadini la hanno sostenuta di tasca loro, mentre il 9% è stata intermediata.
Uno studio della European House Ambrosetti per Unisalute tratteggia uno scenario demografico, epidemiologico ed economico del sistema sanitario in Italia in cui l’aspettativa di vita aumenta (era 73,3 anni nel 1978, oggi è 83,3), mentre diminuisce l’aspettativa di vita in buona salute che negli ultimi 40 anni è calata di 2 anni e mezzo. Il tassodimortalitàperlemalattiecardiovascolari è calato del 63,7%, quello delle neoplasie del 16,9%, delle malattie respiratoredel47,1%,mentreèaumentato dell’8% quello delle malattie endocrineemetaboliche.L’invecchiamento dellapopolazionecontinueràamodificare la struttura demografica nei prossimi anni: insieme a Germania, Portogallo e Grecia, l'Italia è oggi tra i pochi paesieuropeiconlaquotapiùelevatadi over 65. Nel 2038 un italiano su tre sarà over 65 e questo accresce il valore della prevenzione su cui il privato con i fondi sta facendo un’attenta opera di comunicazione. In questo contesto, però, lo studio di Ambrosetti, rileva che l’incidenza della spesa sanitaria pubblica italiana sul Pil è pari al 6,6%, più bassa rispettoallamediaeuropea,masoprattuttodestinataadiminuire.ConconseguenteaumentodelgaprispettoaGermania, Svezia e Paesi Bassi che spendono più di 4mila euro all’anno per ognicittadino,controi2miladell’Italia.