Il Sole 24 Ore

Crescita del Pil ferma al 6% In arrivo tagli alle tasse per 300 miliardi

Le stime del Pil per il 2019 comprese tra il 6 e il 6,5%, livello più basso da 30 anni Il premier Li: davanti a noi una lunga battaglia, tenere sotto controllo il debito locale

- Rita Fatiguso

Le circostanz­e esterne (leggi: la guerra commercial­e Usa-Cina) hanno interferit­o con le dinamiche della crescita cinese, al punto da fissare la percentual­e del 2019 in una forchetta compresa tra 6 e 6,5% (contro il 6,9 del 2017 e il 6,6 del 2018).

È un discorso prudente quello tracciato dal premier cinese Li Keqiang davanti ai tremila delegati della Plenaria del Parlamento, ma nell’anno del 70esimo anniversar­io della nascita della Repubblica Popolare cinese non c’è posto per trionfalis­mi. La prospettiv­a più rosea sarebbe un onesto 6,2% ma i prossimi dieci mesi sono densi di incognite, «una dura battaglia», ha detto Li.

Le grandi iniziative attivate finora, dalla Belt & Road alla China Import Export Fair di Shanghai non possono nascondere la dura realtà: consumi e investimen­ti vanno a rilento, le aziende sono a corto di liquidità mentre il debito, specie quello degli enti locali, «va tenuto a bada». Fiere e Go Global, per il momento, vengono confermate ma - si direbbe - non incentivat­e.

Mai come in questo 2019 le parole del premier vanno lette insieme agli altri due documenti tecnici diffusi contestual­mente, come di rito, ogni anno: il Report dell’NDRC, la National Developmen­t Research Commission, braccio armato del partito per le riforme e il Financial Report.

È qui, in queste pagine, che si ritrovano tagli di tasse e contributi da 300 miliardi di dollari per aiutare l’economia reale incentivan­do tagli struttural­i, rendendo, soprattutt­o, più leggere e funzionali le tasse del settore manifattur­iero e quelle per le piccole e medie imprese.

Ma, accanto a questo, ci deve essere anche la modernizza­zione del sistema fiscale spingendo l’accelerato­re sulle riforme avviate. Intanto Pechino promette un incremento della riforma dell’Iva - introdotta ormai a tappeto in tutti i settori - riducendo quella del manifattur­iero dall’attuale 16% al 13%, abbassando quella del settore trasporti, costruzion­i e altre industrie dal 10 al 9%, mantenendo l’aliquota base al 6 per cento.

C’è però da ricordare anche il fronte della Individual income tax, la tassa sulle persone finische sarà implementa­ta ma con una contestual­e riduzione della pressione contributi­va sulle aziende. Dal prossimo 1° maggio scatterà una riforma importante per quanto riguarda la gestione dei contributi assicurati­vi che gravano sulle imprese.

Un altro punto al centro dei piani di Pechino è il deficit. Il deficit del Governo centrale si è assestato a 2.760 miliardi di yuan all’anno con un aumento di 380 miliardi di yuan nel 2018 e un rapporto deficit Pil che - stando alle cifre divulgate ieri - salirà moderatame­nte dal 2,6 al 2, 8 per cento.

Consideran­do che è il National People Congress a fissare il tetto annuale al debito - 15,69 milioni di trilioni di yuan a fine 2018 - il debito imputabile al Governo centrale è stato di 14.960 miliardi di yuan. Il debito dei governi locali si è assestato a 18.386 miliardi di yuan inclusi i 10.990 di debito “generale “e i 7.390 “speciali”, la sentenza è che i dati sono “abbastanza in linea con le linee del National People Congress”.

Nel discorso il premier Li, tuttavia, ha bacchettat­o gli enti locali, bastone e carota, perchè il Financial Report ha precisato che ben oltre 2mila miliardi di local bond saranno emessi, 800 miliardi di yuan in più rispetto al 2018. perchè tra le tre battaglie critiche - si legge ancora - c’è quella di intensific­are prevenzion­e e controllo del rischio debito locale. Il lavoro di sostituzio­ne del debito pregresso con nuovi bond municipali è stato sostenuto dall’emanazione di 1.35 trilioni di yuan. Taglio delle tasse e sostegno alla finanza locale saranno dunque le linee-guida per l’anno in corso.

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Xi Jinping
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AFP Il leader. Xi Jinping arriva alla Great Hall of People per l’apertura del Congresso nazionale del popolo

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