Il Sole 24 Ore

La Via della Seta cinese divide il governo italiano

Secondo Ft Roma pronta a firmare un MoU durante la visita di Xi il 22 marzo Il sottosegre­tario del Mise Geraci frena. Forti riserve di Quirinale, Moavero, Lega

- Gerardo Pelosi

Il governo italiano sarebbe diviso sulla firma di un Memorandum of Understand­ing con la Cina sulla Belt and Road Initiative in occasione della visita del presidente Xi Jinping a Roma il 22 marzo. Sarebbe il primo Paese del G7 a firmare un accordo del genere. Stati Uniti e Ue non vedono l’iniziativa di buon occhio. —

Convergent­i veti americani ed europei sulla Belt and Road Initiative (Bri), la nuova via della Seta di Pechino destinata a collegare 65 Paesi dall’Asia all’Europa e all’Africa con 900 miliardi di dollari di investimen­ti rischiano di condiziona­re pesantemen­te la prossima visita di Stato in Italia del presidente cinese Xi Jinping il 22 e 23 marzo prossimi. Si sta infatti profilando un nuovo caso Tav con il Quirinale, la Farnesina e la Lega su posizioni molto prudenti proprio per venire incontro alle preoccupaz­ioni di Washington e Bruxelles mentre il Mise, guidato dal pentastell­ato Luigi Di Maio sembra determinat­o ad accelerare i primi accordi con Pechino.

Vengono così corrette e ridimensio­nate le notizie pubblicate ieri dal Financial Times secondo cui l’Italia potrebbe essere il primo Paese G7 a sostenere ufficialme­nte la “Belt and Road”. Il quotidiano citava dichiarazi­oni del sottosegre­tario allo Sviluppo economico Michele Geraci, vero “fan” della Cina, secondo il quale durante la visita di Stato di Xi si firmerebbe il Memorandum of Understand­ing di supporto al piano infrastrut­turale. Dichiarazi­oni che hanno dato la stura alle dure reazioni americane. Secondo Garrett Marquis, portavoce del National Security Council della Casa Bianca, l’iniziativa «potrebbe danneggiar­e la reputazion­e globale dell’Italia sul lungo periodo». A stretto giro il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lu Kang ha replicato parlando di «giudizi davvero assurdi» perché «come grande Paese e grande economia, l’Italia sa dove si trova il suo interesse e può fare politiche indipenden­ti». Dopo le dure reazioni di Washington Geraci ha fatto una parziale marcia indietro. «Non mi risulta alcuna irritazion­e degli Stati Uniti nei confronti dell’Italia – ha commentato - non ho avuto alcuna comunicazi­one dell’ambasciata”. Geraci ha tenuto a ricordare che il Memorandum «è ancora in fase negoziale» e che quindi «potrebbe essere firmato o meno» e comunque si tratta di «una semplice cornice».

Gli Stati Uniti paventano soprattutt­o che l’Italia potrebbe essere il secondo Paese Ue dopo la Grecia ad aprire le porte ai progetti cinesi (il Pireo parla ormai cinese) con tutto quello che ne consegue anche a livello politico e di tutela dei diritti umani. Quanto a Bruxelles il Consiglio europeo di ottobre ha di fatto bocciato la Nuova Via della Seta contrappon­endo (con l’accordo dell’Italia) un progetto infrastrut­turale europeo per collegare Europa e Asia. Un portavoce Ue ha spiegato ieri che «né la Ue né nessuno Stato membro può ottenere efficaceme­nte i suoi obiettivi con la Cina senza piena unità». Ecco perché la firma che il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio dovrebbe apporre al Mou della Bri insieme al suo collega cinese il 23 marzo è ancora avvolta da molti dubbi.

Anche il luogo della firma non è ancora stabilito con certezza. In un primo momento si pensava a Palermo dove Xi si recherà anche per valutare le condizioni di un Hub portuale nel Mediterran­eo ma la scelta sembra ora caduta su Villa Madama a Roma. Quanto ai contenuti del “legal framework” del Mou ci sarà quasi certamente bisogno di un incontro a Palazzo Chigi tra i ministri degli Esteri, Enzo Moavero e quello del Mise, Luigi Di Maio. Si profila un “mini Mou”. Non si entrerà probabilme­nte nel merito dei collegamen­ti infrastrut­turali, marittimi e terrestri per tenere in debito conto le obiezioni americane. Per cui nessun richiamo ad hub portuali in Adriatico a Trieste dove Washington preferisce gli investitor­i ungheresi a quelli cinesi e nessuna ipotesi di investimen­ti nelle tlc (anche per le preoccupaz­ioni sul 5G di Huawei).

 ?? EPA ?? China-Europe Express. Un treno in partenza da Shijiazhua­ng, nella provincia di Hebei, e diretto a Mosca
EPA China-Europe Express. Un treno in partenza da Shijiazhua­ng, nella provincia di Hebei, e diretto a Mosca

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy