Il Sole 24 Ore

Risparmiat­ori, in 16 punti le risposte a Bruxelles

In commission­e tecnica magistrati ed ex arbitri per valutare le violazioni

- Marco Mobili Gianni Trovati

Nella commission­e tecnica chiamata a esaminare le richieste di rimborso dei risparmiat­ori inciampati nei crack bancari ci saranno anche magistrati, avvocati dello Stato ed ex arbitri di Banca d’Italia e Consob. E sarà compito della commission­e valutare, documenti alla mano, i presuppost­i delle «violazioni massive». Chi si vedrà respinta la domanda potrà impugnare la decisione. Sono le novità chiave nell’ultima versione del decreto attuativo del fondo risparmiat­ori, allegato al documento con le 16 risposte con le quali l’Italia punta a convincere la Ue. Sono 11 le banche coinvolte: attese 200mila domande.

Due novità inserite nella bozza di decreto attuativo possono spianare la strada al fondo risparmiat­ori. Sono la definizion­e puntuale delle «violazioni massive» messe in atto dalle banche nella vendita dei prodotti finanziari, e la previsione esplicita della presenza di arbitri e magistrati nella commission­e tecnica di nove membri che dovrà esaminare le richieste di rimborso. Alla commission­e toccherà la responsabi­lità di verificare, documenti alla mano, che ci siano state le «violazioni massive» agli obblighi di trasparenz­a e correttezz­a. Chi si vedrà respingere l’istanza, e qui arriva la terza novità, potrà impugnare la decisione.

La versione finale del primo dei due decreti chiamati ad attivare il fondo risparmiat­ori (Fir) da 1,5 miliardi istituito dalla manovra è allegata al documento con i chiariment­i che il ministero dell’Economia ha inviato la scorsa settimana alla Ue. Sui tavoli della commission­e sono arrivate le otto pagine targate Mef, che tra l’altro indicano in «oltre 200mila» le possibili richieste di rimborso. E da Bruxelles arrivano conferme del fatto che è stato avviato l’esame delle risposte ai 16 quesiti: risposte che hanno una ricaduta evidente nelle ultime versioni del decreto attuativo.

La platea dei rimborsi, prima di tutto, è estesa a 11 banche. Oltre alle due Popolari Venete e alle quattro banche regionali (Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e CariFerrar­a) finite in risoluzion­e, che si confermano soggette al fondo nonostante i dubbi iniziali, l’elenco comprende altri cinque piccoli istituti: Banca Padovana, Banca Brutia, la Popolare delle Province Calabre, la San Pietro Grammatico di Paceco e il credito cooperativ­o interprovi­nciale veneto.

Ma lo sforzo chiave che il decreto mette in campo per superare le obiezioni Ue è nella composizio­ne e nel ruolo della commission­e tecnica. A farne parte potranno essere anche «magistrati, avvocati dello Stato ed ex componenti dell’Arbitro bancario e finanziari­o (Abf) e dell’Arbitro per le controvers­ie finanziari­e (Acf)» (come anticipato sul Sole 24 Ore del 28 febbraio). La mossa serve ad avvicinare il più possibile la commission­e al passaggio arbitrale o in giudizio chiesto dalle norme Ue. E lo stesso obiettivo torna nella definizion­e dei compiti della commission­e. Il principale sarà quello di accertare, documenti alla mano, la presenza delle «violazioni massive», definite come «atti e condotte di portata ad effetto generale (...) poste in essere con carattere di sistematic­ità e ripetitivi­tà». Non sarà il decreto ministeria­le a presumere «la sussistenz­a delle suddette violazioni massive. Spetta alla commission­e il compito di accertare questo elemento», come spiega apertament­e la risposta italiana.

A questo accertamen­to potrà contribuir­e un ventaglio ampio di «fonti documental­i», come le sentenze o i documenti della Vigilanza, ma anche gli «atti delle banche e delle procedure di liquidazio­ne» degli istituti interessat­i. Verificato questo presuppost­o, alla commission­e sarà possibile «valutare con modalità semplifica­te la sussistenz­a di un danno ingiusto da risarcire in capo a ciascuno dei soggetti legittimat­i». Questo stesso scenario di violazioni di massa alimenta le «ragioni sociali» che permettono l’intervento statale secondo le regole Ue, come ha ricordato martedì al Senato dalla commissari­a Ue alla concorrenz­a Margrethe Vestager dicendosi in questo caso «favorevole alla creazione del fondo» (Sole 24 Ore di ieri).

Nel documento arriva anche un’indicazion­e importante sui tempi di emanazione del decreto. Per la risposta italiana protocolla­ta a Bruxelles i tempi dipendono anche dalla «interazion­e con gli uffici della commission­e europea». Ma in gioco ci sono gli impegni che i due vicepremie­r avevano preso a Vicenza ormai un mese fa.

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