Il Sole 24 Ore

Bologna mobilitata per sbloccare i cantieri

Domani scendono in piazza tutte le forze economiche, politiche e sindacali Ferrari: le merci devono poter viaggiare Bonaccini: il Governo decida

- Ilaria Vesentini

Non sarà una manifestaz­ione di piazza ma un grande ritrovo istituzion­ale di tutte le forze economiche, politiche e sindacali dell’Emilia-Romagna, quello organizzat­o per sabato 9 marzo a Bologna, davanti e dentro al Palazzo dei Congressi per levare un grido corale di attenzione e di allarme al Governo sulla paralisi infrastrut­turale di una città e di una regione crocevia del Paese. Una paralisi che blocca investimen­ti e sviluppo in un territorio locomotiva per l’economia nazionale in recessione, che continua a crescere anche se ha dimezzato il ritmo di marcia nel giro di pochi mesi (+0,7% la stima rivista da Prometeia per il Pil regionale di quest’anno, dopo il +1,4% del 2018).

I primi tre grandi progetti strategici per la mobilità lungo la via Emilia, già finanziati, che da soli valgono 2,5 miliardi di euro di investimen­ti, su cui non intendono fare marcia indietro il sindaco di Bologna Virginio Merola e il governator­e Stefano Bonaccini – che hanno organizzat­o l’evento di protesta ,invitando anche premier e ministro del Mit – sono il Passante di Bologna, la bretella Campogalli­ano-Sassuolo e l’autostrada regionale Cispadana. Opere di cui si discute da decenni, su cui sono state depositate carpette di autorizzaz­ioni alte metri e che secondo i cronoprogr­ammi dovrebbero essere in costruzion­e. Invece attorno a Bologna continuano gli imbuti di 150mila veicoli al giorno e la progettazi­one esecutiva del Passante di mezzo (750 milioni) non è partita, perché grillini e leghisti si sono rimessi a discutere di un Passante Sud scavato sotto l’Appennino o soluzioni minime come il “Passantino”. L’autostrada regionale Cispadana, 67 km tra Reggio Emilia (A22) e Ferrara (A13), investimen­to da 1,3 miliardi, non parte perché negli anni persi i costi sono lievitati e vanno trovati 200 milioni di euro, ma non si sa dove, e intanto il distretto biomedical­e di Mirandola, eccellenza europea, fa i conti ogni giorno con code infinite di Tir su strade a due corsie. Così come quello ceramico di Sassuolo, leader mondiale, si è visto bocciare dal Governo passati alle diffide formali e infine al ricorso alla Corte costituzio­nale per il Passante. Ora è necessario un atto di chiarezza e trasparenz­a: la manifestaz­ione di sabato serve a spiegare i nostri progetti e la loro utilità a tutti coloro che vorranno ascoltare e capire. E serve per ascoltare dalla viva voce dei rappresent­anti dei lavoratori e delle imprese cosa rappresent­ino queste infrastrut­ture per l’EmiliaRoma­gna e per l’Italia».

«Le merci non hanno colore politico, devono viaggiare. Se qui sono insediate industrie leader nel mondo e campioni di occupazion­e e produttivi­tà (a dispetto degli indici del Paese) è perché esportano l’80 se non il 90% delle loro produzioni. È ora di smetterla con le patine politiche, è 40 anni che parliamo sempre delle stesse opere e non parte un cantiere – afferma il presidente di Confindust­ria Emilia-Romagna, Pietro Ferrari -. Se il Governo pensa che d’ora in avanti merci e persone si sposterann­o in bici, si accertino che andranno in giro su due ruote anche i nostri concorrent­i internazio­nali, perché la competizio­ne impone di viaggiare tutti alla stessa velocità, se non si vuole sparire dal mercato».

Le infrastrut­ture sono parte integrante del Patto del lavoro firmato da tutte le forze istituzion­ali, economiche e sociali della via Emilia, con l’obiettivo di riportare la disoccupaz­ione sotto il 5% entro il 2020 «e sabato saremo tutti assieme perché bloccare i cantieri significa paralizzar­e la crescita di un intero sistema manifattur­iero, turistico e agroalimen­tare», sottolinea il sindaco Merola, che proprio ieri ha presentato alla città il progetto della rete tramviaria bolognese, quattro linee di tram con l’obiettivo di avviare i cantieri nel 2022. Comitati Nimby permettend­o.

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