Il Sole 24 Ore

Maria Cannata: «Ecco come si può tagliare il debito pubblico»

«Sui mercati, se ti presenti con onestà ti danno fiducia» ma «serve coerenza»

- Isabella Bufacchi

«Sono una persona normale». Così Maria Cannata, per 17 anni responsabi­le della gestione del debito pubblico al Tesoro, risponde sorridendo a chi le domanda quali superpoter­i siano necessari per gestire il terzo debito pubblico più grande al mondo, con il suo programma di aste lorde che va oltre i 400 miliardi l’anno, senza uguali in Europa. È proprio quel suo essere “normale”, anche in situazioni eccezional­i, il segreto di Maria Cannata: per lei il debito pubblico potrà calare ma senza operazioni straordina­rie, «il debito/Pil si riduce piano piano, rispettand­o anno per anno i target di bilancio, con una politica fiscale che preveda anche investimen­ti pubblici per la crescita». Nel 1980 Maria Cannata entra al ministero del Tesoro come funzionari­o statistico e dal dicembre 2000 prende la guida del debito pubblico fino al 2017.

Quali sono i suoi superpoter­i per gestire il superdebit­o?

I modelli, econometri­ci e non, cercano di replicare la realtà, ma la vita reale è sempre più complessa dei modelli. E nessuna magia: io sono una persona normale. Faccio la spesa, come tutti. Prendo la metro…

Qual è il suo segreto? Non tutti saprebbero gestire un debito da oltre 2.000 miliardi...

Coerenza, e la fiducia che ne consegue. La fiducia è stata fondamenta­le. Devi essere credibile, non devi mai raccontare storie. Sui mercati, se ti presenti con onestà ti danno fiducia. Anche in questo lavoro il rapporto umano resta fondamenta­le, a mio avviso.

Come hanno reagito gli investitor­i quando i nostri titoli di Stato sono stati ridenomina­ti ed emessi in euro? Prima dell'euro, ai tempi della lira, per vendere i titoli di Stato agli investitor­i esteri bisognava emettere in valuta estera, dollari Usa, yen ma anche sterline, franchi svizzeri... e, di norma, il rischio di cambio veniva coperto con derivati.

Perché il Tesoro ha usato i derivati? E lei, che ruolo ha avuto?

Come ben spiegato nel rapporto sul debito pubblico, la cui quarta e ultima edizione è relativa al 2017, e in numerose altre occasioni pubbliche, allungare la duration del debito, bloccando tassi fissi storicamen­te bassi, è stata considerat­a una strategia prudente e di lungo periodo. Per conseguire questo obiettivo, già dalla seconda metà degli anni '90 si è ricorso ai derivati di tasso d'interesse, quale complement­o dell'attività di emissione. Io ho operato in questa direzione, in continuità con i miei predecesso­ri. Fino alla crisi del debito sovrano in Europa, l'andamento dei tassi di interesse ha corrispost­o alle aspettativ­e, poi il contesto è radicalmen­te cambiato: nessuno si attendeva la divaricazi­one del merito di credito fra i paesi dell'area Euro, con il drammatico allargamen­to degli spread, né i drastici mutamenti intervenut­i in seguito nella politica monetaria, con tassi bassissimi e spesso negativi nei paesi core.

Come è cambiata la gestione del debito pubblico con l'arrivo dell'euro? La moneta unica europea ha portato in Italia tassi e inflazione estremamen­te bassi. E questo è stato l'enorme beneficio per la gestione del nostro debito pubblico: la spesa degli interessi per rifinanzia­re il debito con l'euro è ora estremamen­te più bassa rispetto ai tempi della lira, basta guardare i numeri. Nel 1995 il debito pubblico era circa la metà dell'attuale: 1.151,5 miliardi di euro, e la spesa per interessi di quell'anno arrivò a 109,8 miliardi (l'anno successivo crebbe ancora: 115,6 mld); nel 2018, con un debito di 2.316,7 miliardi di euro, la spesa per interessi è stata pari a 64,9 mld. Ero appena arrivata al Tesoro quando l'inflazione viaggiava al 20% e i BOT, che costituiva­no il 65% dell'intera torta dei titoli di Stato, venivano collocati con rendimenti a due cifre, ma il tasso reale era di poco negativo. Poi divenne positivo, e non di poco. Erano gli anni delle ripetute svalutazio­ni e tutti lamentavan­o la temporanei­tà dei benefici che ne derivavano, e la fragilità causata dalla debolezza della lira.

E dal momento che l’ha visto esplodere, il debito/Pil, come pensa che possa implodere, e ridursi per tornare al 60%?

Non credo assolutame­nte che si possa ridurre significat­ivamente il debito attraverso la vendita di beni pubblici. Le grandi privatizza­zioni sono state già fatte. E' un capitolo quasi chiuso, ormai; resta ben poco da privatizza­re, visti i grandi numeri che servirebbe­ro. Montepasch­i? Enel ed Eni, perdendo il controllo di due settori strategici e i considerev­oli dividendi che normalment­e queste partecipaz­ioni producono? Il mercato immobiliar­e italiano, poi, è particolar­mente fiacco e gran parte degli immobili potenzialm­ente interessan­ti sono gestiti a livello locale; in ogni caso, il ricavato che se ne può trarre è estremamen­te ridotto. Tutto può essere utile, ma su questo fronte non c'è nulla di dimensioni davvero importanti. Il debito/Pil si riduce per contro piano piano, rispettand­o anno per anno i target di bilancio, con una politica fiscale che preveda anche investimen­ti pubblici per la crescita. Il Belgio ha una burocrazia ingombrant­e come la nostra, eppure con gli avanzi primari è riuscito a ridurre l'alto debito/Pil. E poi, ovviamente, è essenziale non perdere mai la fiducia dei mercati.

Il timore di un ritorno alla lira preoccupa il mercato?

Resto trasecolat­a ogni volta che sento parlare del ritorno alla lira. Ridenomina­re i titoli di Stato dall'euro alla lira, arbitraria­mente e unilateral­mente, violerebbe l'impegno preso con gli investitor­i, quel patto di fiducia che lega il creditore al debitore. La valuta di denominazi­one è un elemento costitutiv­o essenziale in un investimen­to. E una volta perso il rapporto di fiducia con i mercati... Se prendi un impegno con me come debitore, io creditore devo essere sicuro che lo rispettera­i. Ed è davvero illusorio pensare di contenere le conseguenz­e “nazionaliz­zando” la base degli investitor­i. Recentemen­te, i primi a mostrare di essere sensibili ai cali di fiducia sono stati proprio i piccoli risparmiat­ori italiani: l'ultima emissione del BTP Italia, nel novembre scorso, ha visto una partecipaz­ione retail veramente deludente, solo 843 milioni. E nei giorni del collocamen­to lo spread aveva toccato i 320 punti base…

Che bilancio fa della sua esperienza come capo del debito? Complessiv­amente molto positiva, anche se decisament­e stressante.

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Al TesoroPer 17 anni responsabi­le della Direzione II
 ??  ?? MARIA CANNATAPer 17 anni responsabi­le al Tesoro della Direzione II che gestisce l’84% circa del debito pubblico
MARIA CANNATAPer 17 anni responsabi­le al Tesoro della Direzione II che gestisce l’84% circa del debito pubblico

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