Salvini: sulla Tav nessuna crisi Ma il M5S lo attacca
Le tensioni. Di Maio: la Lega mette a rischio il governo, rispettare il contratto Buffagni: «Crisi già aperta». Il leader leghista frena: «Nessuna rottura né nostalgie»
È ancora scontro tra Salvini e Di Maio sulla Tav. «La crisi è già aperta», secondo il sottosegretario alla presidenza, Stefano Buffagni. «È in gioco il destino del governo, non mi si può dire ci rivediamo lunedì. È un weekend di lavoro», ha affermato Di Maio riferendosi a Salvini, che ha rimandato la questione all’inizio della prossima settimana.
Stefano Buffagni, sottosegretario M5S alla presidenza del Consiglio, è categorico: «Non è che ci sia da aprire una crisi, la crisi è già aperta». Sulla Tav, a due giorni dal Cda di Telt che deve deliberare sui bandi da 2,3 miliardi, i nervi sono tesissimi. Ma dietro le dichiarazioni belligeranti si lavora ancora per trovare l’intesa in extremis. Luigi Di Maio si è confrontato a lungo con Giuseppe Conte. Il premier, dopo aver appoggiato la posizione dei Cinque Stelle, gli ha però fatto presente che bloccare i bandi potrebbe avere conseguenze fatali per l’Italia.
Sul suo tavolo le analisi dei consulenti sono inequivocabili: sottolineano che l’Italia ha firmato con la Francia ben quattro trattati sulla Tav, tutti ratificati dal Parlamento, dai quali derivano obblighi internazionali vincolanti a cui il Governo non può sottrarsi. Si capisce così perché Di Maio, poco dopo, nella conferenza stampa a Palazzo Chigi, eviti accuratamente di parlare di «blocco dei bandi». Sottolinea invece come «se stai per ridiscutere un’opera non puoi vincolare i soldi degli italiani: le soluzioni tecniche ci sono, la questione è politica». Lasciando di fatto uno spiraglio a un compromesso onorevole per entrambi i soci di governo. Difficile, ma non impossibile.
Il leader M5S richiama con durezza l’alleato al rispetto del contratto, che prevede la ridiscussione integrale della Tav, e gli attribuisce la responsabilità di un’eventuale crisi. A Matteo Salvini chiede «serietà» per mettersi al lavoro nel fine settimana. Una stoccata al vicepremier della Lega, nel frattempo volato a Milano (dove tra oggi e domani arriverà Di Maio per il Villaggio Rousseau di Casaleggio), che ha rinviato direttamente a lunedì il confronto. In serata ammorbidisce i toni: «Nessuna crisi di Governo e nessuna nostalgia del passato, lavoriamo per unire e per dare lavoro, sviluppo e futuro all’Italia. Col buonsenso si risolve tutto».
Il messaggio è chiaro: Salvini non vuole rompere e smentisce i sospetti di voler tornare con gli alleati del centrodestra. Ma sui bandi, insieme ai governatori del Nord, non recede. «Ci possono essere dei termini per trovare un’intesa», lascia dire al viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi. «Si può ricontrattare l’opera integralmente come prevede la mozione di maggioranza, ma bisogna comunque non interrompere in questa fase l’emanazione dei bandi. Se dici di no, perdi tutto: i 300 milioni adesso, poi altri 600». Una prospettiva che Conte ha ben presente. Di qui il tentativo del premier di arrivare a un punto di incontro.
Il Quirinale, al momento, si limita a osservare. Non è infatti a Sergio Mattarella che spetta trovare la soluzione o le mediazioni, visto che quella sulla Tav è una scelta che compete esclusivamente alla politica e al Governo. È ovvio che se invece la situazione dovesse precipitare il presidente ascolterà i partiti. A oggi, tutte le principali forze politiche, dalla Lega al M5S fino al Pd di Zingaretti, si dicono non interessate a maggioranze alternative e chiedono il voto. E se voto sarà, la data più probabile è in coincidenza con le elezioni europee del 26 maggio.